di Antonella Biscardi e Andrea Giostra
#andratuttobene ...
Dopo il nostro primo articolo - https://www.fattitaliani.it/2020/03/la-solitudine-ai-tempi-del-covid-19.html - su questo
sempre più drammatico momento della Pandemia Covid-19 e la
creazione del Blog Facebook #aiutiamochiesolo,
decine e decine di persone scrivono e condividono con noi i loro pensieri, i
post della pagina e sperano che tutto finisca presto per tornare a quella che
fino a qualche giorno fa era la nostra normalità sociale e relazionale.
Cosa ci aspetta nei prossimi giorni,
nelle prossime settimane, nei prossimi mesi?
Quello che i tanti messaggi e le tante
e-mail lanciano è un “grido” che lascia trasparire paura, incertezza,
solitudine… il disorientamento più inquietante. Uno stato di melanconia domina
tutti gli scritti, la paura di cadere in uno stato depressivo lento e
inesorabile è in agguato, il tentativo di aggrapparsi a tutto quello che sembra
apparentemente confortante e sicuro è “la regola”: e allora tutti
a partecipare con un entusiasmo solidale ai flash mob, alle piacevoli
conversazioni da un balcone all’altro, agli scambi di saluto e di reciproca
preoccupazione tra le “dirimpette” finestre di appartamenti metropolitani o di
paesini di montagna, di messaggi con cuoricini e bacini su Messenger o WhatsApp
anche ad “amici” ai quali mai fino a pochi giorni fa avremmo pensato di
offrire un caffè al bar sotto casa o di fermarci per strada e scambiarci un
saluto veloce e due chiacchiere di cortesia.
Insomma, “sperare” sembra l’unica cosa
che possa servire per tenere alto l’umore.
Sì, l’umore del popolo! Non
fu forse la propaganda delle grandi potenze coloniali e imperialiste del Novecento
che si preoccupava di tenere “sollevato l’umore della truppa” con
l’aiuto della stampa e dei mass-media di regime? Non fu forse così che,
malgrado i centinaia di migliaia di morti in battaglie e sotto le bombe che
distrussero le città, i “giornaletti satirico-umoristici” venivano chiamati a
tenere alto l’umore delle truppe e dell’opinione pubblica dei rispettivi paesi
in guerra?
E allora parliamo sì di Pandemia-Covid-19,
perché la gente capisca il pericolo che stiamo tutti correndo e stia buona in
casa, ma al contempo mandiamo in onda programmi d’intrattenimento comico, satirico,
di commedie leggere, di talent demenziali e di tutto il resto che distragga le
persone recluse in casa dalla paura e dall’incertezza di un domani che non si
sa quale sarà.
Chi ci ha scritto e chi ci scrive sul
nostro Blog Facebook #aiutiamochiesolo, utilizza una scrittura
dettagliata, ricercata, lunga, novecentesca per certi versi, quella
segnata con la penna stilografica Montblanc in fogli di carta pregiata,
nella carta riciclata degli eleganti taccuini Moleskine, dei diari con
copertine di cuoio colorato, insomma, di chi è nato nel secolo scorso e non possiede
la necessaria dimestichezza con questi “terribili” mezzi di
comunicazione del Ventesimo secolo quali i social o i veloci
mezzi informatici che utilizzano messaggi “cifrati”, smozzicati, diretti
e spogli di pathos. In questi scritti si legge l’intimità, la voglia di
farsi ascoltare/leggere, la voglia di raccontarsi, di percepire seppur
virtualmente la sensazione che c’è qualcuno dall’altra parte, una “fibra”
immaginaria che legge/ascolta le loro storie, quelle storie che adesso sono di
isolamento forzato, ricordate e vissute all’interno di ben arredate e
confortevoli camere di appartamento delle quali non si era mai compresa l’architettura,
ora vissute costretti in “cattività”, o in spoglie camere di “ospice”,
o nel “metro quadro” imposto.
Sono tutte “storie di solitudine”.
Ma sono anche storie d’introspezione, di
persone che usano la comunicazione per analizzarsi e comprendersi.
E già, perché spesso tutto scorre
veloce e senza che ci fermiamo a guardarci dentro.
Ecco cosa ha portato il #virus,
un’analisi implacabile di noi stessi.
In tutto questo scenario,
imprevedibile fino a ieri ma oggi reale, cosa dobbiamo fare per rispondere a
questa condizione mentale di disorientamento sociale, di forme di convivenza
affettiva a distanza, di comunicazione mediata da Smartphone, Skype,
Internet?
Forse le teorie del secolo scorso
sulla Prossemica dell’antropologo statunitense Edward
Twitchell Hall (1914-2009), richiamate tra l’altro proprio oggi (19-03-2020)
da un interessante servizio della rubrica Leonardo su Rai 3,
ritorneranno di attualità e i suoi studi saranno ripresi, approfonditi,
riformulati alla luce del dopo-Covid-19.
Quanto sono vere e sagge le parole di
qualche mese fa di Paolo Mieli che disse che in questo secolo
tecnologico «Il futuro si trova nel passato»!
Su questo punto dovremo confrontarci ed
elaborare dei modelli di comportamento sociale nuovi e imprevedibili. Dovremmo
porci tante domande e certamente ascoltare con attenzione le storie e i
consigli di coloro che con distacco e un cinismo globalista, fino a pochi
giorni fa chiamavamo anziani, termine oramai impregnato fortemente
con accezioni di “disabilità” e “incompetenza”…
E in tutto questo qual è oggi la
nostra salute mentale?
Come possiamo mantenere alto l’umore?
Anche queste domande dovremmo porcele
insieme, e lasciar perdere i consigli di tuttologi e pseudo psicoterapeuti (di
fama si intende!) che proprio qualche giorno fa in una TV di stato
consigliavano ai telespettatori di spegnere tutte le TV, gli Smartphone,
i social, Internet, e giocare in casa a nascondino, colorare
fogli di carta, disegnare il sole, le montagne, l’azzurro del cielo, competere
in famiglia a costruire castelli con mazzi di carte da poker americano e
soprattutto fare finta che nulla stia accadendo fuori casa per ritrovare la
serenità dentro le confortevoli mura domestiche, per recuperare antiche usanze
isolandosi mediaticamente dal mondo esterno, perché questo sarebbe stato –
secondo “l’esperto” - l’unico modo per non cadere inesorabili in depressione
irreversibile.
Forse a questo suggerimento, se Totò
l’avesse ascoltato in diretta tv, non avrebbe che replicato con una sonora e
napoletana pernacchia! Ed avrebbe avuto ragione da vendere…
Detto questo, come “risultato”
del secondo appuntamento della nostra riflessione a due tra Roma e Palermo
su #lasolitudine ai tempi del Covid-19, consigliamo di guardare
insieme oltre quel “muro” che adesso appare invalicabile.
Perché oltre ci sarà
qualcosa, certo, diverso rispetto a ieri, ma c’è un futuro che dobbiamo
scoprire, costruire giorno dopo giorno e al quale dovremo adattarci per
continuare a vivere i nostri sogni e le nostre relazioni… ed è lì che oggi, percorrendo
impauriti questa strada tortuosa senza vie di fuga, che dobbiamo guardare… oltre
il “muro” del Covid-19.
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Antonella Biscardi
Andrea Giostra