L’Anno Accademico dell’Università Europea di
Roma si è aperto con l’esposizione da parte del Prof. Benedetto Farina, Ordinario
di Psicologia clinica presso l’ateneo, di uno studio dal titolo: “I
giovani nell’era digitale”.
La relazione del Prof. Farina è stata incentrata sugli effetti della
nevrosi collettiva da coronavirus, parlando di rischi della diffusione di
informazioni digitali.
La fobia
dell’epidemia globale dilaga a causa della sovraesposizione mediatica
del tema coronavirus: tra flussi di informazioni, fake news e tendenza
all’enfatizzazione sui titoli sul Covid-19, chi naviga in rete si sente in
costante pericolo e la infodemia appare l’unica risposta per
proteggersi.
Il Professore
Benedetto Farina, durante il suo intervento
all’inaugurazione del nuovo Anno Accademico 2019/2020, ha posto l’accento su
questa delicata questione dichiarando: “La rete è diventata l’infrastruttura
su cui poggia tutto che ciò che facciamo.
Ad oggi incombe su di noi la minaccia di una nuova forma di nozionismo
in cui la dimensione orizzontale della circolazione culturale diviene
antitetica a qualsiasi forma di apprendimento verticale.
In questo
preciso momento storico l’era del sapere fai-da-te lede qualsiasi forma di
mediazione culturale, quella esercitata dai professori, editori e giornalisti
costituendo la causa principale della perdita della capacità di selezionare
l’autorevolezza delle fonti d’informazione. Il sentimento di rabbiosa
delegittimazione e rifiuto verso le conoscenze degli esperti in favore delle
proprie opinioni danno vita all’era dell’incompetenza [1]”
“I cambiamenti
delle funzioni cognitive- continua il Prof. Farina -
danno vita a profonde involuzioni dei comportamenti socio-relazionali,
generando un problema culturale. L’unico modo per sovvertire questa tendenza è
che le Università diventino il sistema immunitario della società contro i
rischi dell’incompetenza”.
Il 90 % della
popolazione mondiale utilizza i social per documentarsi e la rivista BMC Psychiatry ha riscontrato un eccessivo tasso
di utilizzo dello smartphone da parte dei cittadini. Nelle giovani
generazioni, inoltre, vi è un aumento delle patologie psico-cognitive
strettamente connesse all’incapacità di leggere criticamente una comunicazione
e nella corretta scelta delle fonti.