Pagebook, Marcel Proust e l'incipit di "Du Côté de chez Swann": puntata n° 1

Prima puntata di una rubrica letteraria di FattitalianiPagebook.
A cadenza plurisettimanale, verrà pubblicato un incipit o un brano di un libro, un classico come anche di oggi con la traduzione in un'altra lingua/altre lingue. I lettori potranno liberamente commentare nella relativa pagina di Facebook: saranno esclusi i commenti contenenti offese, volgarità, odio, attacchi verbali violenti.

A inaugurare lo spazio Marcel Proust con l'incipit di Du Côté de chez Swann (1913), primo volume del romanzo Alla ricerca del tempo perduto dello scrittore francese, qui ripreso nella versione francese e poi nella traduzione di Natalia Ginzburg, Giovanni Raboni, Bruno Schacherl.

Première partie : Combray
I. Longtemps, je me suis couché de bonne heure. Parfois, à peine ma bougie éteinte, mes yeux se fermaient si vite que je n’avais pas le temps de me dire : « Je m’endors. » Et, une demi-heure après, la pensée qu’il était temps de chercher le sommeil m’éveillait ; je voulais poser le volume que je croyais avoir encore dans les mains et souffler ma lumière ; je n’avais pas cessé en dormant de faire des réflexions sur ce que je venais de lire, mais ces réflexions avaient pris un tour un peu particulier ; il me semblait que j’étais moi-même ce dont parlait l’ouvrage : une église, un quatuor, la rivalité de François Ier et de Charles Quint. 
Du côté de chez Swann (1913), Marcel Proust, éd. Gallimard, coll. Quarto, 1999, partie Combray, chap. I, p. 13

Prima parte: Combray
Incipit nelle varie traduzioni italiane
Ginzburg 
Per molto tempo, mi sono coricato presto la sera. A volte, non appena spenta la candela, mi si chiudevan gli occhi cosí subito che neppure potevo dire a me stesso: "M'addormento". E, una mezz'ora dopo, il pensiero che dovevo ormai cercar sonno mi ridestava; volevo posare il libro, sembrandomi averlo ancora fra le mani, e soffiare sul lume; dormendo avevo seguitato le mie riflessioni su quel che avevo appena letto, ma queste riflessioni avevan preso una forma un po' speciale; mi sembrava d'essere io stesso l'argomento del libro: una chiesa, un quartetto, la rivalità tra Francesco primo e Carlo quinto. 
Marcel Proust, La strada di Swann, traduzione di Natalia Ginzburg, Einaudi, 1963.

Raboni 
A lungo, mi sono coricato di buonora. Qualche volta, appena spenta la candela, gli occhi mi si chiudevano così in fretta che non avevo il tempo di dire a me stesso: "Mi addormento". E, mezz'ora più tardi, il pensiero che era tempo di cercar sonno mi svegliava; volevo posare il libro che credevo di avere ancora fra le mani, e soffiare sul lume; mentre dormivo non avevo smesso di riflettere sulle cose che poco prima stavo leggendo, ma le riflessioni avevano preso una piega un po' particolare; mi sembrava d'essere io stesso quello di cui il libro si occupava: una chiesa, un quartetto, la rivalità di Francesco I e Carlo V. 
Marcel Proust, Dalla parte di Swann, traduzione di Giovanni Raboni, Mondadori, 1965.

Schacherl 
Per molto tempo io sono andato a letto presto. A volte, appena spento il lume, gli occhi mi si chiudevano istantaneamente. Non avevo neppure il tempo di dirmi: «M'addormento». Una mezz'ora dopo, il pensiero che era tempo di trovar sonno, mi svegliava; sentivo di dover posare il libro che credevo d'avere ancora in mano, e soffiare sul lume. Non avevo cessato, dormendo, di riflettere su ciò che avevo letto, ma le mie riflessioni avevano preso un corso tutto particolare: mi sembrava d'essere io l'argomento del libro, una chiesa, un quartetto, la rivalità tra Francesco I e Carlo V. 
Marcel Proust, Dalla parte di Swann, traduzione di Bruno Schacherl, G. C. Sansoni Editore, Firenze, 1965.

Fattitaliani

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