"Addio Fantasmi" Nadia Terranova, ed. Einaudi, pag. 19.
Una scrittrice,
siciliana, che si misura con i fantasmi del passato. Un fiore all’occhiello
della produzione letteraria isolana, che non si distacca dalle radici ma le
contempla amorevole e spietata, come tutte le voci vere.
È molto vera Nadia
Terranova, messinese trapiantata a Roma, diretta, schietta e a tratti poetica,
nella prosa moderna e ritmata - capace di condurti per i meandri del tempo,
attraverso frasi che sembrano versi inesorabili - come sincera è nell’eloquio,
spontaneo e fiero. Leggerla è un ritrovarsi, rivedersi. Rendersi conto che
l’appartenere a un terra di miti, di vulcani accesi, di emozioni e furori, è un
dato da cui partire per circumnavigare il mondo e l’universo sentimentale.
L’abbiamo incontrata in
occasione del Kaos Festival, a Sambuca di Sicilia, il 24, 25 e 26 gennaio 2020
– una manifestazione che dimostra che la cultura “è un affare quotidiano” come
dichiara il direttore artistico Peppe Zabito, da vivere, “fare”, portare in
giro – . È qui che la Terranova riceverà, il premio “Identità siciliana”
domenica 26 gennaio.
Perché si scrive, quale è il senso di un mestiere che
costringe se stessi, e gli altri, a confrontarsi con i sentimenti nel 2020?
“Il mestiere della
scrittura è eterno. Potrebbe essere l’anno zero, potrebbe essere anche il
tremila, ovunque ci sia una forma di vita, c’è qualcuno che ha voglia di
indagare i sentimenti e l’avventura, che non sono contrapposti ma sono insieme,
e di raccontare una storia”.
Esiste una letteratura di genere, una scrittura femminile?
“Esiste una letteratura
scritta dalle donne e una letteratura scritta dagli uomini., e queste due forme
a volte si fondono, perché è chiaro che i bei libri sono bei libri e basta. Non
esiste una letteratura femminile perché questo significherebbe circoscrivere un
tema, invece non esistono né temi femminili, né temi maschili, esiste però un
tema del riconoscimento che riguarda soprattutto le donne, ed è per questa
ragione che tendenzialmente, negli ultimi anni, tendo a prediligere la lettura
di libri scritti da donne (poi sono straordinari, parlo di quelli che mi
piacciono).
“Mi sono accorta che la
strettesità (abitante dello stretto di Messina, ma sarebbe riduttivo come
spiegazione, più fiabesca legata ai miti del luogo n.d.a.) ovvero l’essere appartenente a questa regione stramba,
formata da due coste e due mari, formata da un’Isola e un pezzo di Continente,
era sicuramente passata sotto pelle più di quanto non avessi pensato
razionalmente, e per farla venir fuori è servito che ci fosse l’eruzione
vulcanica della letteratura”
I premi letterari che valore hanno ? La candidatura allo
Strega le ha cambiato la vita?
“I premi letterari hanno
il valore che gli dai tu. Quello che do io è che io premi o si vincono o non si
vincono, nel senso che non si perdono mai, non c’è un senso di sconfitta nel
non vincere un premio, nel non ricevere un riconoscimento. C’è un senso di
gratitudine, di segno “più”, quindi per me la partecipazione e la candidatura e
addirittura la selezione, prima nei dodici e poi nei cinque, al premio Strega,
è stato un evento di portata enorme. Mi ha fatto grande piacere, ma prima e
dopo ho avuto altri riconoscimenti, che tutti insieme hanno confermato che
stavo trovando una mia identità letteraria. Ci sono naturalmente anche i premi
che non ho vinto, come dire, la costellazione della vita di uno scrittore, è
fatta di questo, non se ne fa certo una tragedia. Sciascia non ha mai vinto uno
Strega, e non è meno Sciascia per questo”.
Un consiglio a un giovane, aspirante, scrittore?
“Leggi tanto, trova la tua
voce, ascolta le critiche e continua a sbagliare a modo tuo”.