Joker di Todd Phillips: il racconto di una società malata di individualismo, di corruzione e violenza

di Riccardo Bramante

“Joker” il film di Todd Phillips, recente vincitore del Leone d’Oro a Venezia, ha raccolto ben 11 nomination per la 92° edizione dell’Oscar 2020 in programma il 9 febbraio prossimo a Los Angeles; tra queste quella per il miglior film, la migliore regia, il miglior attore protagonista, Joaquin Phoenix, e per la sceneggiatura non originale. Certamente ha influito il record di incassi finora fatto registrare (oltre un miliardo di dollari) nonostante le accuse di eccessiva violenza che si respira durante tutta la storia che descrive il travagliato percorso di un uomo con gravi problemi mentali che cerca di costruirsi una propria identità virtuale, quella, appunto, di un clown (lo Joker) che si scontra con Batman, il personaggio buono dell’omonimo film di Tim Burton.
Evidentemente ciò che ha colpito il pubblico e la critica è stato, al di là della storia in sè, il racconto di una società malata di individualismo, di corruzione e violenza di cui Gotham City, il luogo in cui è ambientato il film, è la esatta metafora.
E’ in questo clima di disperazione, di solitudine e di crescita di “vite da scarto”, come direbbe Bauman, che nasce l’antieroe Joker che fin da piccolo sogna di diventare un clown travestendosi da pagliaccio sempre sorridente anche nelle situazioni più difficili ma intimamente frustrato dall’ambiente degradato che vede intorno a lui fino a reagire con la violenza e a gioire persino della sua efferatezza divenendo l’idolo degli “ultimi” e apparendo alla fine lui quasi una vittima per la caccia spietata di cui diviene oggetto da parte della polizia.
A dare una straordinaria consistenza ad un personaggio così psicologicamente complesso come Joker è senz’altro l’interpretazione di Joaquin Phoenix, che per meglio renderne il carattere e, in particolare, la sua risata, simile al verso di un animale ferito ma nello stesso tempo commovente, ha svolto uno studio approfondito su persone affette dalla cosiddetta “sindrome pseudobulbare”, una malattia di origine neurologica che causa risate incontrollabili.
In definitiva il senso del film vuole mostrarci, attraverso i due personaggi di Joker e Batman all’apparenza così distanti, che c’è una linea molto sottile nell’unicità di giudizio perchè la realtà trascende spesso la drastica divisione tra bene e male in quanto Joker e Batman sono entrambi dentro ciascuno di noi.
Fattitaliani

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