di Maria
Rosaria La Morgia e Mario Setta
L’idea di libertà ha sempre accompagnato
donne e uomini nella sua duplice dimensione di individualità e socialità. Se nell’antichità greco-romana si accentuò la
libertà nel suo aspetto socio-politico, nel mondo cristiano si è dato risalto
all’aspetto individuale. Ma già nell’antichità emerge il conflitto tra “phisis”,
la legge di natura, e “nomos”, la legge degli uomini. Nella tragedia di Sofocle, “Antigone”, il dilemma
diventa dramma interiore della protagonista. Antigone va incontro alla morte,
contravvenendo agli ordini del re, per aver dato sepoltura al suo fratello
Polinice, morto in battaglia. Antigone è quindi personaggio e metafora della
libertà di coscienza. Ma è nel Cristianesimo
che l’idea di libertà viene strettamente legata all’idea stessa di Verità: “la
Verità vi farà liberi” (Giov. 8,32). E san Paolo affermava di sentirsi
ambasciatore in catene del Vangelo (Ef. 6,20). Se la Verità è Dio, solo Dio può
essere veramente libero.
Il tema della libertà sociale ritorna
prepotentemente durante la Rivoluzione
Francese: “Liberté” sarà la prima parola dello slogan rivoluzionario,
insieme a “Egalité” e “Fraternité”. E già nella “Dichiarazione dei diritti
dell’uomo e del cittadino” del 26 agosto 1789 si dice espressamente: “La
libertà consiste nel poter fare tutto ciò che non nuoce ad altri: così,
l’esercizio dei diritti naturali di ciascun uomo ha come limiti solo quelli che
assicurano agli altri membri della società il godimento di questi stessi
diritti” (art. 4). Con la rivoluzione francese la propaganda dell’idea di
libertà ricorre anche ai simboli: l’albero della libertà. Hegel, studente a Tubinga, piantò un albero della libertà. Alberi
della libertà furono piantati in molti paesi e città europee. In Francia, sotto gli alberi, c’era spesso
anche una scritta: “Passans, cette terre est libre”.
Ma la simbologia legata alla libertà è
diffusissima negli Stati Uniti. A Filadelfia,
dove nel 1776 fu firmata la dichiarazione d’indipendenza, migliaia di turisti
visitano quotidianamente la campana della libertà, simbolo della proclamazione
dell’indipendenza americana. Sulla cupola del Campidoglio, a Washington, si innalza l’angelo della
libertà, opera di Crawford. La statua della libertà, donata dai francesi agli
Stati Uniti e collocata nel 1886 nell’isoletta Liberty Island, di fronte a
Manhattan, ne è il simbolo per eccellenza. Nel 1924 fu dichiarato monumento
nazionale. Ma una critica, seria e penetrante, ad una certa idea di libertà,
assai diffusa nella società americana, fu lanciata più di mezzo secolo fa da Wright Mills: “Libertà significa il
poter fare quel che si vuole, quando e come si vuole, e nella società americana
fare quel che si vuole, quando e come si vuole, richiede denaro. Il denaro
fornisce il potere e il potere fornisce la libertà”.
In Italia, simbolo della Democrazia
Cristiana è stato uno scudo crociato con la parola “Libertas”. Per decenni
questo emblema ha caratterizzato il partito di maggioranza. Uno stemma
semplice, comprensibile, significativo. Lo scudo, più che arma di offesa, era
soprattutto strumento di difesa, la difesa delle libertà. La libertà è
l’essenza della persona umana. Di ogni persona: uomo e donna, ieri e oggi, in
pace e in guerra. Un bene di tutti per tutti. Libertà, una parola che si incarna nella vita. Ideale, che cammina
nella mente e sulle gambe di ciascuno. “Se la mia libertà o quella della mia
classe o nazione dipende dall’infelicità di molti altri esseri umani, il
sistema che la promuove è ingiusto e immorale” ha scritto Isaiah Berlin, teorico ebreo della libertà.
Ai tempi di Platone, un sofista, Trasimaco, affermava: “La giustizia non è
altro che l’utile del più forte. Ciascun governo legifera per il proprio utile.
E una volta che ha fatto le leggi, eccolo proclamare che il giusto per i
sudditi si identifica con ciò che è invece il proprio utile”. Sono trascorsi
quasi ventiquattro secoli da questa analisi politica, ed è ancora attuale.
Forse la metafora più coerente con l’idea di libertà è quella del “sentiero” o
meglio del “sentiero interrotto” (holzweg), secondo l’immagine di Heidegger. Perché la libertà abita
sulle vette. E per raggiungerla si deve percorrere spesso un sentiero impervio,
faticoso, che verso la cima scompare, lasciando allo scalatore o
all’escursionista il tormento e la gioia della conquista.
Sentiero di montagna era anche quello che, nel 1943-1944, attraversava la linea Gustav, muro di separazione tra il Nord e il Sud d’Italia. Quasi settimanalmente venivano organizzate le “traversate”, per accompagnare quanti cercavano di fuggire dal Nord al Sud, dalle zone della repubblica di Salò verso quelle liberate dagli alleati. Erano prigionieri fuggiti dai campi di concentramento, ma anche giovani provenienti da varie parti d’Italia renitenti alla leva, ebrei e perseguitati politici. Tra questi, il tenente Ettore De Corti di Udine, ucciso dai tedeschi al Guado di Coccia.
Sono numerose le testimonianze scritte, lasciate dai protagonisti: Libertà sulla Maiella di Uys Krige, Non aver paura di John Furman, Spaghetti e filo spinato di John E. Fox, Fuga da Sulmona di Donald Jones, La guerra in casa 1943-1944. La resistenza umanitaria dall’Abruzzo al Vaticano di William Simpson, Linea di fuga di Sam Derry, Oltre i muri di Jack Goody, Un pranzo di erbe di John Verney e tante altre. Sono pagine toccanti e straordinarie, sintetizzate nel libro Terra di Libertà, storie di uomini e donne nell’Abruzzo della seconda guerra mondiale, (Tracce 2014, a cura di M.Rosaria La Morgia e Mario Setta) che raccontano la solidarietà dimostrata dalla gente di Sulmona, della Valle Peligna e dell’Abruzzo, definita dagli storici “Resistenza Umanitaria”.
E furono moltissime le persone incarcerate
per aver dato un po’ di pane ai prigionieri fuggiaschi. Qualcuno, come i fratelli D’Eliseo di Roccacasale o il
pastore Michele Del Greco di
Anversa, furono fucilati, come si riporta nel libro “E si divisero il pane
che non c’era”, a cura dell’Associazione “Il Sentiero della Libertà/Freedom
Trail”, giudicato dall’allora Presidente della Repubblica Italiana, Carlo Azeglio Ciampi: “Bellissimo
libro…che io conservo gelosamente” e dall’ambasciatore britannico in Italia, T.L. Richardson: “Fascinating - and
moving - reading”.
Oggi
la Marcia Internazionale Il Sentiero della Libertà - Freedom
Trail - Freiheitsweg - Chemin de la Liberté è certamente il
simbolo di Libertà più attuale, interessante, partecipato, giunto alla
ventesima edizione, nato per rievocare il passato e proporre la riflessione sui
valori di Libertà, Solidarietà, Pace,
espressa dalle parole dell’allora Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, nel discorso per
la prima edizione del 2001: «Oggi un gruppo si accinge a ripercorrere quegli
aspri sentieri, i sentieri della libertà. Anch'io fui uno di loro,
lasciai Sulmona, lasciai coloro che mi avevano accolto come un fratello, nelle
loro case qui a Sulmona. […] Vedo qui oggi tanti giovani, che sono partecipi,
con tutta la passione dei loro anni, di questa straordinaria manifestazione… E
a voi giovani ripeto l’invito che rivolgeva a tutti gli uomini il vostro grande
poeta Ovidio: guardate in alto, rivolgete sempre gli occhi alle stelle; abbiate
ideali, credete in essi e operate per la loro realizzazione. Questo è ciò che
la mia generazione e la generazione dei vostri nonni vi trasmette, vi affida
come messaggio che sono sicuro saprete onorare ed affermare sempre di più».
Di quel periodo, di quella sua esperienza
drammatica, Carlo Azeglio Ciampi
aveva scritto il diario, dal 24 marzo al 22 aprile 1944. Da quella prima volta,
alla quale presero parte anche centinaia di ex-prigionieri veterani che, come
Ciampi, avevano affrontato la traversata
nel periodo della guerra, l’Associazione
Culturale “Il Sentiero della
Libertà/Freedom Trail” programma e realizza ogni anno la
manifestazione, con lo scopo di conservare e
tramandare la memoria d'un periodo storico difficile e significativo, denso di
fatti drammatici e sanguinari, ma anche di persone povere e semplici che
espressero grande solidarietà e senso di profonda umanità, come ha scritto Alba de Céspedes:
«Entravamo nelle vostre case timidamente:
un fuggiasco, un partigiano, è un oggetto ingombrante, un carico di rischi e di
compromissioni. Ma voi neppure accennavate a timore o prudenza: subito le
vostre donne asciugavano i nostri panni al fuoco, ci avvolgevano nelle loro
coperte, rammendavano le nostre calze logore, gettavano un’altra manata di
polenta nel paiolo. […] Del resto attorno al vostro fuoco già parecchie persone
sedevano e alcune stavano lì da molti giorni. Erano italiani, per lo più: ma
non c’era bisogno di passaporto per entrare in casa vostra, né valevano le
leggi per la nazionalità e la razza. C’erano inglesi, romeni, sloveni,
polacchi, voi non intendevate il loro linguaggio ma ciò non era necessario; che
avessero bisogno di aiuto lo capivate lo stesso. Che cosa non vi dobbiamo, cara
gente d’Abruzzo? Ci cedevate i vostri letti migliori, le vesti, gratis, se non
avevamo denaro».
La citazione
è stata riportata e pronunciata integralmente dall'attuale Presidente della
Repubblica, Sergio Mattarella, nel
discorso a Casoli il 25 aprile
2018. La prossima edizione, la 20ᵅ, avrà luogo nei
giorni 24-25-26 aprile 2020 (venerdì-sabato-domenica). Per informazioni e partecipazione: www.ilsentierodellaliberta.it.
e.mail: info@ilsentierodellaliberta.it
Facebook: Associazione Culturale "il Sentiero della Libertà - Freedom
Trail"