Quante volte
abbiamo informato il lettore delle peripezie che per anni hanno afflitto la
grandiosa scultura dei ‘Saturnali’ di
Ernesto Biondi (†1917) collocata, sin dagli inizi del 1900, nel chiostro di
sinistra della Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma.
Peripezie autentiche
in quanto fino ad una certa epoca, gli anni ‘cinquanta del Novecento, la
scultura era nel suo posto ben curata e mantenuta come le altre opere d’arte
della Galleria: era così particolarmente significativa che i due corridoi ad angolo retto che scandiscono il chiostro si chiamavano
Galleria dei Saturnali e, mi sembra di ricordare, Corte dei Saturnali. A
partire da quella data non si capisce bene la ragione, iniziò un periodo di
degrado e di abbandono. Le quattro piante di banano che delimitano la scultura
iniziarono ad allungare e ad estendere i loro numerosi rami fino alla scultura
al punto che, nel corso del tempo, il fogliame avviluppò letteralmente i
Saturnali fino a inghiottirli e a farli
scomparire! E ciò è durato, incredibile, circa cinquantanni. Nel frattempo le
due indicazioni topografiche scomparvero, le due vetrine del chiostro vennero
protette da pesanti tendaggi in plastica e dei Saturnali si perse la memoria!
Scostando i tendaggi restavano visibili
solamente le foglie dei banani! I nostri ripetuti interventi e quelli degli
amici, nella solita apatia e insensibilità delle istituzioni locali, riuscirono
ad ottenere solamente che ogni tanto i banani venissero sfoltiti e la scultura
liberata, le vetrate però sempre protette dai tendaggi di plastica o dai
pannelli di qualche esposizione nel
salone. E dopo un mese nuovamente daccapo! In questi ultimi due/tre anno la
nuova Sovrintendente della Galleria ha reimpostato e riallestito gli spazi
museali e fortunatamente quindi è venuto
anche il turno dei Saturnali che, dopo oltre mezzo secolo, sono stati rimessi
in luce, imbiancate le pareti del
chiostro e tagliato il fogliame. Successivamente la galleria ha provveduto a
liberare la statua dei detriti e degli
escrementi dei piccioni accumulati. Ultimamente ha perfino provveduto a
ripulire la targa di ottone originale!
Siamo certi che in prosieguo qualcuno si accorgerà anche che il
basamento della scultura avrebbe bisogno di una imbiancata!
Amleto
Cataldi, lo scultore di Roma, non se la passa meglio per quanto attiene
attenzioni e riguardi. La Galleria ha in dotazione cinque opere dell’artista di
cui due particolarmente significative e, come si suol dire, importanti: una ‘Portatrice d’acqua’ in bronzo in
grandezza naturale e una donna che languidamente si stira, in marmo, nota di solito come il ’Risveglio’. La ‘Portatrice d’acqua’ si trova da sempre sotto il finestrone del
caffè della Galleria, a gratificazione e godimento quotidiano degli avventori:
sgradevole a dir poco è il fatto che detta opera d’arte, collocata su un alto
piedistallo, manca della etichetta
identificativa, da tempi immemorabili: si immagini l’acrobazia di chi vorrebbe
conoscerne l’autore.
Il ‘Risveglio’ invece non gode di
trattamento migliore: pur essendo un’opera d’arte che nella Esposizione del
1911 ebbe riconosciuto il primo premio da una giuria internazionale, a
significarne il valore estetico ed artistico, oggi, e non so da quanto tempo, è
preclusa alla vista del visitatore: essa è in deposito, come le altre opere
dell’artista! Il bello è, a conclusione, che se si scorre il catalogo generale
delle opere della Galleria perfino il nome di Amleto Cataldi è assente e della
‘Portatrice’ sotto il finestrone del caffé nessuna menzione!!
Michele
Santulli