di Laura
Gorini - Ha
ottenuto meritatamente il prestigioso marchio Microeditoria
di Qualità 2019,
la scrittrice bresciana Simonetta Calosi, con il suo primo romanzo
intitolato Il
Punto Di Non Ritorno
e pubblicato da Acar
Edizioni.
Un romanzo a due voci in cui si alternano i punti di vista, i
pensieri e le emozioni dei due protagonisti: la giovanissima Sara e
l'affascinate Giulio. Un romanzo attualmente disponibile nelle migliori
librerie e su Amazon al seguente link: l'intervista.
Chi è
Simonetta Calosi? Che ci azzecca una restauratrice con la scrittura?
Sono
un’equilibrista del vivere, una persona che ama pensare in
positivo, sempre alla ricerca di nuove sfide da affrontare. Il
restauro con la scrittura ci azzecca eccome. Se non facessi questo
lavoro, molto probabilmente non sarei riuscita a portare a termine Il
punto di non ritorno. A tu per tu con la
bellezza di antiche opere, in un silenzioso isolamento, ho avuto modo
di pensare molto, immaginare, costruire nella mia testa storie e
dialoghi. Scrivere è come dipingere. E’ mettere la tua anima per
iscritto.
Ma perché
sei diventata scrittrice? C'è stato un evento scatenante che ti ha
indotta a diventarlo?
Non
c’è un perché. Scrivere ha sempre fatto parte di me, del mio modo
di essere fin da quando ero ragazzina. Tutto ciò che avevo di
importante da dire l’ho comunicato attraverso delle lettere, chi mi
conosce lo sa. C’è stato un momento tuttavia, e lo ricordo bene,
nel quale, all’ennesima notizia del sai
quel tizio ha scritto un libro, mi
sono guardata allo specchio e ho capito che dovevo credere fino in
fondo nel mio sogno di scrivere un romanzo. Due giorni dopo ho
iniziato Il
punto di non ritorno.
Che
effetto ti fa essere definita tale?
Essere
definita scrittrice mi fa lo stesso effetto di quando ti chiamano per
strada con un altro nome e non ti riconosci. Più che scrittrice sono
una che ci prova. Sono un’esordiente e, benché questo mio primo
romanzo stia piacendo parecchio, cerco di non dimenticarlo mai. Sono
solo all’inizio del percorso.
E le
etichette in generale che effetto ti fanno? Ti spaventano o le trovi
talora inevitabili?
Le
etichette, in generale, non mi piacciono. Non mi spaventano ma
riconosco che bisogna essere ben saldi ai propri valori e convinzioni
per non rimanerne intrappolati.
A
proposito di etichette, se dovessi dare una definizione netta e
precisa al tuo primo romanzo, quale daresti e perché?
Se
proprio dovessi trovare degli aggettivi per descrivere il mio romanzo
lo definirei genuina
emozione
perché l’ho scritto di getto, in maniera autentica. Lo paragonerei
ad una ricetta eseguita bene, alla torta perfetta che, una volta
assaggiata, ti lascia un buon sapore in bocca.
E con
quali parole descriveresti Giulio e Sara, i suoi indiscussi
protagonisti?
Sia
Giulio che Sara compiono, nell’arco della storia, un percorso che
li porta a completarsi come persone. Il primo ha un temperamento
sanguigno ed un grande carisma. La protagonista femminile, invece, è
più pacata e riflessiva ma fortemente caparbia.
Che cosa
di te c'è in loro?
C’è
tantissimo di me in entrambi i personaggi. Senza dubbio mi ritrovo in
Sara e in alcune situazioni che appartengono al mio vissuto. In
Giulio c’è la parte maschile che ho dentro e che, nel romanzo, è
portata all’eccesso, senza filtri. Anche se, per quanto riguarda il
carattere di Giulio, ho avuto del buon materiale sottomano, avendo
tratto ispirazione da mio marito.
Tu sei
mamma, c'è qualcosa delle tue figlie in Sara? Hanno avuto modo di
leggerlo? che ne pensano?
Più
che in Sara, c’è qualcosa delle mie figlie in Viola. Che nella
storia è la figlia della protagonista. Soltanto la maggiore delle
mie figlie ha avuto modo di leggerlo per ovvie ragioni dettate
dall’età. Ci ha ritrovato molto di me. Credo le sia piaciuto.
Rimanendo
in argomento lettori, quali sono stati i commenti più lusinghieri
che hai ricevuto al riguardo?
Da
quando Il
punto di non ritorno
è stato pubblicato ho ricevuto una marea di commenti positivi che mi
hanno commosso e fatta sentire accolta. Forse, il parere che li
riassume tutti è quello di una lettrice che si è imbattuta
casualmente in questa lettura e ha definito il romanzo come “Un
libro per tanti. Per chi vuole lasciarsi un passato pesante alle
spalle, per chi vuole godersi il presente e per chi sogna un futuro
prospero”. C’è chi mi ha ringraziato definendola “una storia
che fa bene al cuore”, “un libro che insegna senza essere
pesante”. Insomma, vado fiera dei miei lettori a cui sono
enormemente grata.
Ma tu
metti d'accordo non solo i lettori, ma anche gli addetti ai lavori,
visto che di recente hai anche ricevuto il prestigioso marchio
Microeditoria di Qualità, ce ne vuoi parlare? Quale è stata la
prima cosa che hai pensato quando ti hanno comunicato tale vittoria?
Avendo
presentato il romanzo alla fiera della Microeditoria
di Chiari (BS) nel novembre 2018 e avendo riscosso fin da subito
buoni apprezzamenti, il mio editore Amos Cartabia, ha pensato di
metterlo in concorso per il marchio di qualità 2019. E’ stato un
onore vincerlo. Sapevo che in tanti, nel corso di questi mesi stavano
leggendo la mia storia ma sentirsi comunicare l’attribuzione del
marchio è stata un’emozione indescrivibile. Fantastica.
Ma che
cosa significa essere vincenti nella vita? Tu quando ti senti di
esserlo?
Essere
vincenti significa, secondo la mia personale opinione, rimanere
fedeli a se stessi. Non sempre purtroppo è possibile perché la
vita, a volte, ti pone innanzi a delle scelte che limitano la tua
libertà di espressione. Io mi reputo fortunata per aver avuto il
sostegno di chi ha creduto in me e la caparbietà di insistere fino
alla realizzazione dei miei sogni.