Francesca Guidi, l’Artista “Dei Led”, si racconta a Fattitaliani. L'intervista

Nasce e vive a Pesaro il 20 dicembre 1969 e si diploma nel 1988 in Moda e Costume all’Istituto Statale d’Arte Ferruccio Mengaroni. Negli anni scolastici 1988/89 e 1989/90 insegna Moda e Costume in qualità di supplente presso l’Istituto Statale d’Arte Ferruccio Mengaroni e inizia a impartire lezioni private di disegno a mano libera, attività che continua a svolgere tuttora.
Nel 1989 espone le sue opere alla saletta Mazzolari di Pesaro nella prima mostra personale, ma gli impegni familiari ben presto la allontanano dall’attività artistica. Cambia professione, ma nel 2011 dopo tanti anni riemerge prepotentemente la sua vena creativa e inizia di nuovo a produrre ed esporre nelle collettive di Montefabbri (2011), Acqualagna e Borgo Pace (2012) Dal 2014 ha all'attivo mostre Nazionali e Internazionali.
D. Quindi Francesca c’è stato un letargo di ben 20 anni durante i quali le tue emozioni, il tuo talento non hanno trovato sbocco, perché secondo te?
R. Ho iniziato con i colori, poi 20 anni di buio per andare verso la luce, sì. Un periodo di blocco forzato dalle situazioni, nel mio caso familiari, che la vita a volte ci pone davanti. Quindi rinunce, sofferenza e silente violenza fisica e psicologica. L’'unica cosa bella mia figlia, avuta molto giovane le mie emozioni non erano più di libertà e gioia ma di responsabilità e di angoscia. 
D. Cosa o quale è stato il fatto o l’elemento che ha riaperto gli argini al tuo “IO” sommerso?
R. In occasione di un invito da parte di una grandissima artista si è riacceso in me quel fuoco che era sopito dentro, per rinascere in una nuova veste con l’Arte dei Led.

D. Puntualizziamo cos’è l’Arte per te.
R. Per me l'arte è vita, è libertà di espressione attraverso le sue forme più svariate, ma principalmente il colore associato alle forme e alla luce, elementi che diventano magia pura, su legno, vetro, ferro, anche su un corpo. L’Arte è messaggio, vuol dire relazione con agli altri.
D. Quali sono le condizioni ideali che ti predispongono a creare?
R. Non c'è un preciso momento, spesso arriva così dal profondo manifestandosi come necessità, oppure quando creo su delle commissioni, mi esprimo al meglio quando sono tematiche che mi toccano nel profondo e vertono sul sociale come la diversità, la violenza, la beneficienza. Un esempio la istallazione dello stemma dell'Iraq, o la Pigotta della pace per L'UNICEF, oppure le performance di Body Painting legate al terremoto o realizzare la dea del cinema un omaggio al Festival del Cinema di Pesaro ecc. Quando dipingo adoro sporcarmi le mani di colore, provo una sensazione forte di felicità.
D. La tua Arte è fuori dagli schemi, è esatto?
R. Questo giudizio lo lascio agli altri perché ritengo il giudizio sull’Arte è soggettivo. Certo non copio nulla, spazio con i colori su materiali diversi e mi fermo quando mi ritengo appagata da quello che sto creando.
D. Quali materiali adoperi?
R. I materiali che uso sono tantissimi e non convenzionali, mi annoierei. Ho bisogno di stimoli sempre nuovi, il legno lo prediligo ma non solo su tavola creo forme, anche il vetro mi piace l'uso particolare degli effetti cromatici che si possono realizzare. Il ferro, invece, diventa più un modo per avere una struttura, il corpo umano, che uso anche per fare delle testimonianze, lo considero un opera d'arte in movimento, è il materiale più espressivo ed emozionante. Il muro mi fa spaziare sull’intonaco e realizzare pitture da sogno. 
D. Tu dici che la sequenza che scegli creando è: forma, luce, colore. Ci spieghi il perché di questa consequenzialità?
R.Si,è importante per comprendere la mia arte, La forma perché da lì ha inizio un vero percorso sensoriale, sempre tridimensionale spesso con l'aggiunta di malte o cemento, la luce nella maggior parte delle opere perché la vita è fatta di alti e bassi come i rilievi ma anche di momenti speciali che illuminano le anime. Il colore fondamentale per chi vuole vivere ed assaporare la verità della vita, dai toni scuri ai chiari, ai brillantini che uso spesso. 
D. Il tuo lavoro ha sempre una motivazione sociale e, talvolta solidale. Quanto ti appaga questo?
R. Molto, perché ritengo di aver avuto un dono e che metterlo al servizio di cause nobili ed importanti sia doveroso. Non potrei farne a meno, è una parte di me estremamente interessante, mi fa sentire appagata, utile e comunicativa attraverso le mie capacità.
D. E’ liberatorio quindi, in un certo senso, terapeutico per te quello che fai?
R. Liberatorio perché l'arte è riuscita a spezzare le catene che altri volevano impormi, ma ha anche avuto un effetto terapeutico, cioè mi ha salvato la vita facendomi aggrappare al senso di pienezza interiore attraverso l'uso dei colori, nel modo più istintivo possibile, dandomi la possibilità di riappropriarmi del mio io più profondo. 
D. C’è una commistione di elementi nelle tue creazioni e questo è abbastanza innovativo. Potresti aver creato le basi per un nuovo movimento artistico?
R. Come ripeto sono una persona molto semplice e umile, non lo so se ho creato una corrente innovativa, so solo che l'uso dei Led oggi è molto di moda, nel 2011 era agli esordi. La mia modalità di creare non è solo sugli effetti, c'è lavoro che avviene dentro me in modo inconsapevole. Ogni opera è unica sia nelle forme, nella modulazione della luce e nell'uso dei colori ma sempre in attinenza con i miei studi artistici. Diciamo una chiave di modernità nel rispetto della tradizione. 
D. Il Led, la tecnologia al servizio dell’arte, possiamo dire così?
R. Si bravissima Caterina proprio così, una ricerca accurata di come realizzare un oggetto    d'arte quale esso sia abbinato alla tecnologia e al risparmio energetico. 
D. Qual è la tua più grande ambizione?
R. Il dono più grande è possedere l'arte di saper vivere! La mia sensibilità spesso non me lo permette perché non mi schermo abbastanza, vorrei lasciare un segno indelebile di amore, pace e altruismo attraverso le mie creazioni luminose.
Fattitaliani ti ringrazia augurandoti Buon Natale. 
Siamo di fronte ad una donna la cui immagine riflette un’interiorità poliedrica e multicolore.
Certamente Francesca rompe gli schemi tradizionali perché ogni oggetto può essere un suo dipinto, un muro, un vetro, un foglio, una stoffa su cui imprimere la sua anima, il suo estro, il suo messaggio.
Riesce così a far vivere l’antico con il nuovo, dando una valenza artistica a cose che prese a sé possono sembrare banali.
Guardando i tuoi occhi azzurri luminosissimi possiamo dire con le parole di Schumann che il dovere dell’artista è mandare luce dentro le tenebre dei cuori degli uomini.
Caterina Guttadauro La Brasca

Fattitaliani

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