Jalabert, C.F. Maria Pasqua,38x23,7 Walters Art Museum, Baltimora |
Oggi si parla e si legge
di top models, donne e uomini, nella moda, nella pubblicità e propaganda, nelle
pubbliche relazioni ed eventi, una categoria di professionisti ricercati e di
successo che trova la sua origine e storia agli inizi del 1800 a Roma:
in
effetti a quell’epoca la città iniziava a diventare la patria d’elezione di una
umanità affamata e miserabile in fuga da
località e frazioni sperdute di certi
paesetti appollaiati sulle montagne ai
piedi del Monte Meta, uno spicchio di terra tra Cassino e
Sora in quella che all’epoca era Terra di Lavoro borbonica: in effetti pochi sanno che tale mestiere e tale
professione, oggi così appetiti, sono invenzione vera e propria di questi
uomini e donne, lavoratori della terra, gli ultimi della società, di queste
creature sporche e lacere, coperte di stracci colorati, piedi scalzi o ricoperti da quei simulacri di
calzature che sono stati da sempre contrassegni della miseria e cioè la pelle
rinsecchita di qualche animale tagliata a pezzi e adagiata sotto la pianta del
piede e tenuta ferma con qualche legaccio! E furono quegli stracci colorati e
quelle calzature che immediatamente attrassero e colpirono i giovani
artisti europei che da sempre affollavano Roma antica in ogni giorno dell’anno.
I colori sgargianti e sfavillanti, quei rossi, quei marroni, quegli azzurri…che
quasi schizzavano fuori in mezzo alla folla informe e opaca che affollava all’epoca
le strade di Roma. E nacque l’amore: e
nelle esposizioni artistiche di Parigi, Londra, Bruxelles, perfino di Mosca e dei paesi scandinavi cominciarono a
circolare numerosi per la prima volta nella storia i dipinti con questi
soggetti nei loro abiti variopinti. Gli stracci a poco a poco divennero…il
costume ciociaro e quelle calzature informi…si trasformarono in cioce
‘classiche ed eleganti’. Ed il rapporto tra artisti stranieri e queste giovani
creature venute dalla Valcomino gradualmente evolse divenendo una professione vera
e propria: fu coniato perfino il termine
‘modella’ al femminile, solo nella lingua italiana. Per conoscerne di
più consiglio “MODELLE E MODELLI CIOCIARI A ROMA, PARIGI E LONDRA NEL
1800-1900”. E in questo mondo inimmaginabile
vogliamo richiamare alla memoria la presenza a Parigi di, quasi incredibile, quattro sorelle modelle della Valcomino, le sorelle Apruzzese. La prima fu Maria Pasqua che fu modella dall’età di sei anni a dieci e oggi la
ammiriamo nelle opere di Bonnat, di Jalabert, di Hébert, De Curzon, Henner e
altri. Una
nobildonna inglese si invaghì della bimbetta notata per le strade di Parigi, la
comprò letteralmente dal padre a guisa di un pollo o di un capretto, e in
cambio di due borse di monete d’oro, Domenico vendette Maria Pasqua: la
nobildonna ne ebbe grande cura, la educò, la rese una aristocratica e poi a
tempo opportuno la maritò a nobiluomo inglese col quale trascorse la sua
esistenza tranquilla: mai, però dimentica della sua esperienza di modella a
Parigi e mai dimentica del suo paesino -del quale non ricordava più il
nome!- dal quale quasi a 360 gradi si
ammirava tutta la vallata e le montagne innevate d’Abruzzo nelle giornate
invernali e i due corsi d’acqua che scorrevano ai suoi piedi.
Qualche anno più tardi incontriamo la sorella Maria Antonia che a diciotto anni inizia
a posare per Rodin: fu la modella della celeberrima ‘Eva incompiuta’, la
modella dell’altrettanto famoso ’Torso’,
la conturbante modella dal ‘corpo di pantera’ della ‘Donna accovacciata’, la donna che posò sicuramente per la prima
edizione del ‘Bacio’: oggi è arduo non rinvenire Maria Antonia nei musei
e gallerie ovunque nel mondo. Maria
Antonia ebbe il destino inaudito di sposare un nobile scozzese e di acquisire il
titolo di ‘ baronessa’. Pur vivendo entrambe nel Regno Unito -entrambe morirono
a pochi anni di distanza negli anni ’30 del Novecento- le due sorelle in realtà non si conoscevano,
ignoravano le rispettive esistenze: il padre non confessò mai di aver ‘venduto’
la sua primogenita. La terza sorella fu Adele,
il cui corpo morbido e flessuoso quasi insegnò all’artista a disegnare dal
vero, mentre si muoveva davanti a lui e si esibiva nelle posizioni e movenze
più stravaganti: le sculture più conosciute per le quali diede il proprio corpo
e la propria anima e alle quali deve la sua eternità artistica, furono ‘Iris,
la messaggera degli dei’ e la ‘Cariatide caduta’. La quarta sorella fu Anna, la cui grazia e fascino furono
parecchio decantate nella stampa. Fu la
più vicina a Rodin, per molti anni: il suo corpo è scolpito nella ‘Toletta o
nascita di Venere’, nelle due edizioni di ‘Cibele’ e in tanti disegni
dell’artista. E si consenta, a questo punto, la nota solo apparentemente
polemica: è grottesco e perfino ridicolo che il Museo Rodin di Parigi che
profonde ricerche e investimenti in tutti gli ambiti e contesti che concernono
il grande artista, ancora oggi ignora perfino il nome delle modelle e dei
modelli, tutti ciociari!!, che hanno dato il loro corpo e la loro fisionomia ai
capolavori assoluti dell’artista.
Michele
Santulli