Mike Baker a Castrocaro 2019: spesso avere il talento non basta, bisogna studiare. L'intervista di Fattitaliani

Si avvicina la finale del concorso canoro di Castrocaro, edizione 2019, che verrà trasmessa da Raidue in prima serata. Fra i dieci giovani artisti c'è Michele Sechi in arte Mike Baker, intervistato da Fattitaliani.
Dicci qualcosa di te per conoscerti meglio...
Punto 1 mi reputo una persona abbastanza “strana”, me ne rendo conto spesso quando c’è qualcosa da fare, ho delle movenze un po’ insolite se si può dire, forse un po’ impacciato o per lo meno riconosco che altre persone normalmente non lo farebbero (ride).
Punto 2 sono un campione di paranoie mentali, se ci fossero delle Olimpiadi per queste cose credo che sul podio ci salirei sicuramente. 
3° Sono un tipo un po’ nevrotico, ed è per questo che forse ho delle movenze insolite, anche nelle cose più semplici o esagero (cosa che succede spesso) o faccio troppo poco e quindi alla fine non combino nulla. 
4° sono una persona solitaria e riservata, ma comunque molto alla mano, dipende un po’ dalle situazioni in cui mi trovo e con chi mi trovo.
Nonostante queste cose sono felice di essere fatto così, mi aiuta molto nella mia vita artistica, anche se nella vita privata un po’ ci rimetto, basta vedere i miei vari flop con ragazze, amici o conoscenti.. (ride) ma ho imparato a non dare troppo peso a queste dinamiche e a farmele scivolare di dosso.
Che significato assume per un giovane artista arrivare alla finale di Castrocaro?
Per me è uno dei traguardi più grandi che abbia mai raggiunto, o meglio abbiamo, è da un anno a questa parte che lavoro con il mio produttore, facciamo mille sacrifici al giorno per portare a fine un progetto o semplicemente per trovare un suono in studio (cose di routine per chi fa questo lavoro) ma comunque ne usciamo sempre soddisfatti, e arrivare alla finale di Castrocaro su Rai 2 è stata un po’ la dimostrazione che lavorando con costanza e sacrificio alla fine si viene ripagati.
Personalmente quali tappe ritieni importanti per la tua formazione artistica? 
La tappa più importante per una formazione artistica giusta è azzardare, osare, uscire dalla cosiddetta comfort zone (come mi dice spesso il mio produttore). Seconda tappa è lo studio, bisogna studiare perché spesso avere il talento non basta, Bob Dylan diceva “il duro lavoro batte il talento se il talento non lavora duro”. Ultima ma non meno importante per me è sbagliare, è fondamentale fare errori e imparare da essi, prendere le cosiddette “porte in faccia” solo così si cresce. 
Con quali brani ti sei presentato per le selezioni? a tuo avviso, pensandoci dopo, quali elementi ti hanno permesso di accedere alla finale?
Ho presentato due cover e un mio inedito, credo l’unico elemento che mi ha permesso di accedere alla finale è stato il fatto che ho pensato solo a divertirmi e a godermi quei 3/4 minuti di intimità, non pensavo a fare meglio degli altri o di vincere (anche se sono un tipo abbastanza competitivo, ma solo per quanto riguarda il calcio o qualsiasi altro sport) pensavo semplicemente di cantare come quando sono in cameretta e fingo di esibirmi davanti a San Siro (ride).
Proverai altre strade "televisive" per emergere ancora di più? Mi riferisco ai talent... e non solo.
Per quanto riguarda i talent, io sono contrario, almeno che non abbia la possibilità di utilizzarli e di non farmi utilizzare. Sono una scorciatoia per un percorso artistico e spesso se non si è pronti possono essere un’arma a doppio taglio.
A quali musicisti e cantanti fai riferimento?
Io sono cresciuto con i Green Day quindi la causa per cui ho iniziato a fare musica sono loro, i responsabili sono anche i Kings Of Leon e i primi Coldplay, poi ho conosciuto la folk e la musica cantautorale come Ed Sheeran, Jason Mraz, Negramaro, Negrita, Neffa, Alex Britti, John Mayer, De Gregori, Lucio Dalla, De André e molti altri.
Tanti giovani artisti sono emersi di recente: che ne pensi?
Penso che molti artisti della mia generazione siano molto validi, da genere a genere ovviamente, ci sono tre artisti che in particolare stimo molto e sono Franco 126, Fulminacci e Ultimo, nella scena rap seguo un sacco Ernia, anche se non ascolto molto rap.
Sono artisti per i quali spenderei volentieri del tempo e andarli a vedere dal vivo, nonostante siano giovani sanno il fatto loro e se al momento sono dove sono è perché non hanno preso troppi compromessi con la “moda” e il mercato ma sono riusciti ad essere e rimanere semplicemente se stessi.
Con gli altri finalisti di Castrocaro avete occasione di conoscervi al di là dei meccanismi e dei momenti di gara? 
Sì, ci siamo conosciuti più o meno tutti, abbiamo avuto modo di confrontarci, e conoscerci tutti un po’ meglio, sono ragazzi molto in gamba e son sicuro che avremmo da imparare molto l’uno dall’altro.
Quali progetti, che idee ti aspettano dopo la manifestazione? 
Ho un progetto di 20 canzoni, e ne sto scrivendo delle altre, credo che farò uscire un piccolo EP nel periodo invernale selezionando i brani per me più belli e rappresentativi, inoltre il 3 ottobre avrò la possibilità di suonare all’Alcatraz di Milano per un evento organizzato da Axa Italia.
Con chi duetterai alla finale?
Ancora non lo so.
Sei un tipo battagliero? Quando affronti una gara o una selezione dici a te stesso «ce la devo fare» oppure «l'importante è partecipare»?
Come ho già risposto, prima per me la priorità è divertirmi, poter arrivare alle persone, godermi il momento, emozionare e soprattutto emozionarmi, riuscire a trasmettere un messaggio. La musica non è competizione ma condivisione, per questo ogni volta che mi confronto con altri artisti sono contento di poter imparare qualcosa di nuovo o di poter dare loro qualcosa di nuovo. Giovanni Zambito.
I finalisti di Castrocaro 2019

Intervista ad Alfredo Bruno.
Fattitaliani

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