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Prima Nazionale al 53° Festival di Borgio Verezzi, lunedì 12 agosto e in
replica il 13, 14 e venerdì 16 agosto. Evento speciale nelle Grotte di Borgio
Verezzi “PARADISO”. Spettacolo itinerante sui brani della “Comedia” di Dante Alighieri. Regia di
Silvio Eraldi. Con gli attori della Compagnia Teatrale “Uno sguardo dal Palcoscenico” e con la partecipazione straordinaria di
: Miriam Mesturino, Manuel Signorelli, Davide Diamanti. Produzione Compagnia Teatrale ”Uno
sguardo dal Palcoscenico”. Fattitaliani.it ha intervistato Miriam Mesturino.
Perché rappresentare anche il Paradiso
nelle grotte di Borgio Verezzi?
In un primo momento avevamo pensato di ambientare il “Paradiso” in altri
luoghi di Verezzi, al di sopra della piazza di Sant’Agostino ma il Sindaco ha
optato di fare anche il Paradiso all’interno delle Grotte perché è un’ambientazione
magica che entusiasma il pubblico e poi perché il Comune ci tiene a far
conoscere le Grotte di Borgio Verezzi perché sono meno conosciute di altre!
Sei una esperta di Grotte e anche una veterana
del Festival o sbaglio?
La prima volta ci sono stata nel
1997 con Ernesto Calindri per “Il Borghese Gentiluomo”, poi con lo spettacolo
“La Grotta Azzurra” ed è stata la prima volta che sono entrata nelle Grotte.
Era un monologo in versi, scritto da un autore contemporaneo, Roberto Mussati.
Allora c’era un palcoscenico montato nella prima sala delle Grotte, con il
pubblico seduto. Mio padre da bambina mi
portava spesso per Grotte, ho visitato quelle di Castellana, di Frasassi ma
quelle di Borgio Verezzi sono molto varie sia come colorazioni che come
ambiente.
Ho recitato varie volte in Piazza Sant’Agostino con “Il Tartufo di Moliere”,
“Maigret al Liberty Bar”, “La luna degli attori”, “Trappola Mortale” e una
commedia francese contemporanea “Che cosa hai fatto quando eravamo al buio”.
Quest’anno invece chiudo la trilogia della Divina Commedia con il Paradiso. La compagnia
è di Cairo Montenotte in provincia di Savona e poi ci sono altri attori con i
quali collaboriamo in questa occasione. Il Regista Silvio Eraldi è anche
Direttore Artistico.
L’ambientazione dell’Inferno nelle grotte era quella giusta e andavamo più sul
sicuro perché è il primo delle tre
cantiche che molti ricordano meglio e con i personaggi che rimangono più
impressi. Era piaciuto così tanto che erano stati previsti quattro turni a sera
e tre serate e poi sono diventati sei turni a sera in quattro serate perché
c’era stata tantissima richiesta. Di solito per la visita alle grotte entrano
solo venti persone ma per lo spettacolo era stata fatta un eccezione ma più di
trenta persone non è possibile, per motivi di sicurezza. Il pubblico è
scaglionato in gruppi. E’ stato un successo enorme, molte persone purtroppo non
sono riuscite a vederlo.
Per il Purgatorio, il Sindaco era molto entusiasta ma da parte nostra e di
Silvio Eraldi c’era maggior timore per la messa in scena. Invece, c’è stata una
grandissima partecipazione, gli stessi numeri dell’Inferno. Un grandissimo
gradimento da parte del pubblico. A differenza dell’Inferno che era stato fatto
più volte, addirittura erano vent’anni che lo proponevano in tanti siti
archeologici, il Purgatorio era al suo debutto. In qualche modo era già uno
spettacolo pronto ma aveva minore interazione tra gli attori. Per creare una maggiore alternanza, diversi
momenti sono diventati dialoghi. Ciò ha entusiasmato il pubblico.
In questa chiave ha impostato il Paradiso anche se ovviamente la cantica è
strutturata diversamente e lo consente più in certe parti e meno in altre. Io farò
da sola tutto il 33° Canto. Faccio San
Bernardo che recita la Preghiera alla Vergine chiedendo d’intercedere per
aiutare Dante a raggiungere la luce eterna e la Somma verità che è Dio, la
Trinità. Ho anche il ruolo di Dante che parla della sua esperienza e di come le
sue parole siano inadeguate ad esprimere ciò che ha visto e provato.
Che importanza hanno in questo spettacolo
la musica e le luci?
Soprattutto è importante approfittare dell’ambientazione, illuminando bene i
punti delle Grotte in cui noi ci troviamo. Le Grotte hanno già una loro
illuminazione fissa che serve per le visite giornaliere. Durante la
rappresentazione viene rinforzata e vengono fatti alcuni interventi
particolari. La Luce e la Musica sono molto importanti. In alcuni frangenti il
Regista, in campo musicale fa delle scelte molto coraggiose ma anche molto
azzeccate.
Per riuscire a fare tanti turni, quanto
dura lo spettacolo?
Per noi è un massacro farne così tanti ma viviamo questa esperienza con molto
entusiasmo. Il primo è alle 20,15 e l’ultimo è poco prima di mezzanotte. Noi
attori stiamo dentro le grotte quattro ore.
Quando ho fatto il monologo “La grotta Azzurra” che durava un’ora e un quarto
con il pubblico seduto là davanti ma solo per la durata dello spettacolo, poi
usciva. Era una cosa molto gestibile.
Adesso per noi diventa anche una prova un po’ fisica che va al di là
dell’interpretazione, dell’emozione. Per stare quattro ore lì dentro, noi
dovremmo essere molto vestiti a causa dell’elevata umidità. Ci sono 16° e dopo
un po’ fa freddo. Quando stai recitando ovviamente ti accalori e sudi anche. Ci
sono quei 15’ tra un passaggio e l’altro, in realtà il pubblico dovrebbe
entrare ogni mezz’ora. In realtà man mano che fanno il percorso delle Grotte,
si accumula un po’ di ritardo e gli ingressi successivi sono più ravvicinati.
Tra un passaggio e l’altro abbiamo una decina di minuti per cui fai in tempo a
gelarti con il bagno di sudore addosso. Noi portiamo un sacco di iuta che il
Direttore Artistico ci ha predisposto fin dal primo anno, con dentro l’acqua e
il maglioncino di riserva. L’anno scorso facevo Beatrice e quindi ero vestita
leggera mentre gli altri avevano una grande tunica per cui sotto potevano
metterci qualsiasi cosa. Una signora mi ha prestato un plaid che tenevo
nascosto dietro una roccia e quando il pubblico non c’era, lo indossavo.
È d’obbligo chiederti quale fosse il tuo canto preferito…
Del Paradiso sicuramente il 33° che
adesso conosco benissimo. La Preghiera alla Vergine è molto fruibile dal
pubblico che ascolta. Ci sono anche dei punti che sono leggermente più ostici
quando Dante cerca di spiegare la Trinità e ha questo meccanismo in cui si
giustifica del fatto che “Nostre parole non sono all’altezza di descrivere
quello che è stato visto” ma è il suo escamotage per fare questa
interpretazione teologica ma poetica al tempo stesso e poi ritorna nuovamente
bellissimo quando alla fine dice “All’alta fantasia qui mancò possa; ma già
volgeva il mio disio e ‘l velle, sì come rota ch’igualmente è mossa, l’amor che
move il sole e l’ altre stelle. Questo è un altro punto che ricordano un po’
tutti. Grazie al fatto di aver visto più volte la recitazione di Gassman,
ricordavo bene alcuni canti dell’Inferno, in particolare quello che a me
piaceva di più era “Il canto di Ulisse” che esprime un po’ il senso di tutti
noi umani, delle nostre ambizioni. Quando abbiamo fatto l’Inferno, ho fatto
quello di Ugolino “la bocca sollevò dal fiero pasto”. Il 33° del Paradiso mi
piace tantissimo ed indubbiamente al Liceo l’avevo capito di meno.
Dopo il Paradiso, quali saranno i tuoi
prossimi impegni?
Sarò dal 24 al 27 ottobre al Teatro degli Audaci insieme a Piero Nuti con “Oh Dio mio” di che aveva debuttato a Torino, poi siamo andati un po’ in giro per l’Italia
ed una settimana fa lo abbiamo fatto nel centro storico di Genova in una
Rassegna estiva. al Marconi con “Cocktail per tre” insieme a Franco Oppini, in cui mi cimento
anche nella coproduzione perché ho sempre fatto l’attrice e in qualche
occasione la regista. L’autore Santiago Moncada è morto un anno fa. Una Commedia
ben scritta e ben strutturata, divertente con un aspetto anche un po’ cattivo.
Racconta le dinamiche di una donna, del suo ex marito e dell’amante.Un
intreccio molto curioso in cui la donna si rivela un po’ troppo sentimentale e
romantica.
Dal 28 novembre al 3 dicembre al Teatro Manzoni con Edoardo Siravo in “I
Signori Barbablù” di Gerard Venier per la Regia di Silvio Giordano.
Elisabetta
Ruffolo