2026. Raccontino di pura fantasia

Nel 2026 una serie di atti terroristici fece esplodere la metà delle centrali nucleari europee.

Ci furono centinaia di migliaia di vittime, e le centinaia di milioni di sopravvissuti all'inizio si preoccuparono delle radiazioni; ma presto capirono che sarebbero morte non per il loro effetto diretto, ma di fame. Le radiazioni avevano messo infatti in crisi tutti i sistemi elettronici: si fermarono le centrali elettriche, i cellulari e i bancomat, le sale operatorie e i semafori  ma, soprattutto, al blocco immediato delle ferrovie alimentate a energia elettrica si aggiunse quello degli aerei, delle navi e dei mezzi di trasporto su ruota, perché non arrivava più carburante, e le pompe non funzionavano più. La fermata totale dei trasporti causò immediatamente penuria di cibo, e si cominciò a morire di fame fra assalti ai supermercati e incursioni nelle fattorie i cui proprietari, che da qualche anno avevano potuto munirsi di veri e propri arsenali, sparavano per uccidere.
Chi aveva la fortuna di abitare vicino al mare e poteva contare su un po' di oro faceva di tutto per tentare di raggiungere il Nordafrica su una delle poche imbarcazioni il cui proprietario era stato abbastanza intelligente da accaparrarsi in tempo qualche bidone di gasolio.
L'ex ministro degli Interni italiano, ormai stabilmente presidente del Consiglio, al momento del disastro si trovava in vacanza a Lampedusa e, capita subito la situazione, riuscì a conquistarsi a caro prezzo un posto su un gommone insieme a un'altra trentina di persone. Ma l'imbarcazione, stracarica, non era fatta per viaggi così lunghi, e cominciò presto a riempirsi d'acqua. Sul gommone si soffriva una fame e una sete che nessuno nella sua esistenza di occidentale aveva mai provato, e già cinque occupanti si erano suicidati buttandosi in mare, quando i superstiti vennero finalmente avvistati da una motovedetta libica che si avvicinò, lanciò qualche bottiglia d'acqua e se ne andò senza prestare soccorso.
La Libia aveva trovato le leggi italiane buone e giuste, e le aveva copiate.
Carlo Barbieri
Carlo Barbieri è nato nel 1946 a Palermo. Ha vissuto nel capoluogo siciliano, a Catania, Teheran e Il Cairo, e adesso risiede a Roma. Ha pubblicato Pilipintò-Racconti da bagno per Siciliani e non, e i gialli La pietra al collo, Il morto con la zebiba (ripubblicato nella collana Noir Italia de IlSole24Ore), Il marchio sulle labbra, Assassinio alla Targa Florio e La difesa del bufalo, gli ultimi tre con Dario Flaccovio Editore. Con la stessa casa editrice ha pubblicato anche la raccolta di racconti Uno sì e uno no. Il suo ultimo libro, dedicato ai lettori più giovani, è Dieci piccoli gialli edito da EL/Einaudi Ragazzi. Barbieri è stato premiato, fra l’altro, al Giallo Garda, al Città di Cattolica, al Città di Sassari, all’Efesto-Città di Catania, allo Scerbanenco@Lignano e, per due volte, all’Umberto Domina. Cura una rubrica con Malgradotutto e collabora con diverse testate web fra le quali fattitaliani.it e MetroNews, il quotidiano delle metro di Roma, Milano e Torino. 
Fattitaliani

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