Francesco Borrasso, scrittore e editor: «Si è scrittori sempre, anche quando non si scrive, forse soprattutto in quei momenti. Si è scrittori nella maniera in cui si guarda la vita» - di Andrea Giostra.
Ciao
Francesco, benvenuto e grazie per la tua disponibilità. Come ti vuoi presentare
ai nostri lettori?
Mi chiamo Francesco
Borrasso, sono scrittore ed editor. Nel 2006 ho pubblicato il
romanzo “La bambina celeste” (Ad est dell’equatore), nel 2017
la raccolta di racconti “Storia dei miei fantasmi”
(Caffèorchidea). A giugno 2019 è uscita per Caffèorchidea una raccolta
di racconti di autori vari da me curata: “Polittico”.
Chi è
Francesco nella sua passione per l’arte della scrittura?
Ho sempre scritto per scavare nelle ferite, ho
scritto per indagare, per capire fin dove è per quanto tempo potevano far male.
Scrivere, per me, è un’attenta escavazione nelle emozioni, un ascolto continuo
dei miei organi, delle mie sensazioni fisiche.
Qual è stato il tuo percorso artistico e letterario?
Mi sono diplomato in regia
cinematografica ed ho iniziato scrivendo sceneggiature, per poi avvicinarmi
alla letteratura. Nel dicembre 2014 su Nazione Indiana è stato
pubblicato un mio racconto, è partito tutto da lì. Poco tempo dopo ho iniziato
a scrivere “La bambina celeste”.
Nel 2017 hai pubblicato con Caffèorchidea editore una raccolta di racconti,
“Storia dei miei fantasmi”. Di cosa parlano i
tuoi racconti? Qual è lo scopo che ti sei posti con questo scritto?
Questi racconti parlano dei
fantasmi con cui conviviamo quotidianamente, dei nostri mostri, dei nostri
traumi. Parlano d’amore e di morte, che sono poi i capisaldi della letteratura,
si parla anche di malattie, ossessioni, buchi neri emotivi e rinascite.
Quali
sono secondo te le caratteristiche, le qualità, il talento, che deve possedere
chi scrive per essere definito un vero scrittore? E perché proprio quelle?
Nulla può definire uno scrittore.
Posso dirti che, secondo me, si è scrittori sempre,
anche quando non si scrive, forse soprattutto in quei momenti. Si è scrittori
nella maniera in cui si guarda la vita.
Chi sono i tuoi modelli, i tuoi autori preferiti, gli scrittori che hai
amato leggere e che leggi ancora oggi?
Adoro Don DeLillo, Albert
Camus, Ernest Hemingway, William Faulkner, Pier Vittorio
Tondelli, Josephine Johnson (scrittrice assolutamente da
riscoprire), poi Roberto Bolano, e mi accorgo che ce ne sono davvero
troppi, mi fermo qui.
Se dovessi consigliare ad un amico tre libri da leggere questa estate,
quali consiglieresti, ed in particolare quali autori secondo te andrebbero
assolutamente letti?
Tre libri da leggere questa
estate: “Mentre morivo” di William Faulkner, “Ora
che è novembre” di Josephine Johnson, “I 49 racconti”
di Ernest Hemingway. Parlando degli autori da leggere assolutamente,
credo di aver dato una risposta già precedentemente.
Charles Bukowski
a proposito dei corsi di scrittura diceva … «Per
quanto riguarda i corsi di scrittura io li chiamo Club per cuori solitari.
Perlopiù sono gruppetti di scrittori scadenti che si riuniscono e … emerge
sempre un leader, che si autopropone, in genere, e leggono la loro roba tra
loro e di solito si autoincensano l’un l’altro, e la cosa è più distruttiva che
altro, perché la loro roba gli rimbalza addosso quando la spediscono da qualche
parte e dicono: “Oh, mio dio, quando l’ho letto l’altra sera al gruppo hanno
detto tutti che era un lavoro geniale”» (Intervista a William J. Robson and
Josette Bryson, Looking for the Giants:
An Interview with charles Bukowski, “Southern California Literary Scene”,
Los Angeles, vol. 1, n. 1, December 1970, pp. 30-46). Cosa pensi dei corsi di
“scrittura creativa” assai alla moda in questi ultimi anni? Pensi che servano
davvero per imparare a scrivere e a diventare scrittori?
Faccio corsi di
scrittura creativa in qualità di docente, ti assicuro che possono servire. Ci
sono persone che hanno talento e non lo sanno sfruttare, non lo sanno
incanalare, i buoni corsi di scrittura servono per sbloccare la voce.
Naturalmente chi non ha talento non può scrivere, o almeno non può diventare
uno scrittore, non c’è corso di scrittura che tenga.
«Non mi preoccupo di cosa sia o meno una poesia,
di cosa sia un romanzo. Li scrivo e basta… i casi sono due: o funzionano o non
funzionano. Non sono preoccupato con: “Questa è una poesia, questo è un
romanzo, questa è una scarpa, questo è un guanto”. Lo butto giù e questo è
quanto. Io la penso così.» (Ben Pleasants, The Free Press Symposium:
Conversations with Charles Bukowski, “Los Angeles Free Press”, October
31-November 6, 1975, pp. 14-16.). Cosa pensi dei queste parole di Bukowski?
Pensi abbia ragione? Qual è la tua posizione in merito?
Per quanto
riguarda le parole di Bukowski posso solo dirti che io mi preoccupo solo di
capire se quello che sto scrivendo sia buono oppure no.
Secondo te è più importante la scrittura (come è
scritto) oppure la storia (cosa racconta) perché un libro, un romanzo abbia
maggiore effetto ed efficacia narrativa nel lettore, volendo rimanere nel
concetto di Bukowski?
Capita che una storia poco importante con una
scrittura superba possa dar vita ad un grande romanzo, non viceversa.
La maggior parte degli autori ha un grande sogno, quello che il suo romanzo
diventi un film diretto da un grande regista. A questo proposito, Stanley
Kubrik, che era un appassionato di romanzi e di storie dalle quali poter trarre
un suo film, leggeva in modo quasi predatorio centinaia di libri e perché un
racconto lo colpisse diceva: «Le sensazioni date dalla storia la
prima volta che la si legge sono il parametro fondamentale in assoluto. (…)
Quella impressione è la cosa più preziosa che hai, non puoi più riaverla: è il
parametro per qualsiasi giudizio esprimi mentre vai più a fondo nel lavoro,
perché quando realizzi un film si tratta di entrare nei particolari sempre più
minuziosamente, arrivando infine a emozionarsi per dettagli come il suono di un
passo nella colona sonora mentre fai il mix.» (tratto da “La
guerra del Vietnam di Kubrick”, di Francis Clines, pubblicato sul New York
Times, 21 giugno 1987). Cose ne pensi di quello che dice Kubrick? Pensi che le
tue storie sappiano innescare nel lettore quelle sensazioni di cui parla il
grande regista newyorkese? E se sì, quali sono secondo te?
Non posso giudicare le mie storie, so che venendo dal cinema scrivo
per immagini, per suoni, scrivo stando attento alle luci
Adesso una
domanda difficile Francesco: perché i lettori di questa intervista dovrebbe
comprare e leggere i tuoi libri? Cosa diresti loro per convincerli ad
acquistare e a leggere “Storia dei miei fantasmi”, o gli altri tuoi
libri?
Chi mi legge sa che scrivo storie difficili, dolorose, storie dure
così com’è la vita.
Quali
sono i tuoi prossimi progetti e i tuoi prossimi appuntamenti letterari?
A settembre inizierò un piccolo
tour di presentazioni per promuovere la raccolta di racconti di autori vari “Polittico”
(Caffèorchidea), dove ci sono autori del calibro di Angelo Di Liberto, Orazio
Labbate, Carmen Pellegrino, Peppe Millanta e tanti altri. Sarò a
Milano, Bologna, Parma e Pescara. Poi si vedrà.
A cosa
stai lavorando in questo momento?
Ad un romanzo, non posso dire
nulla di più.
Dove
potranno seguirti i nostri lettori e i tuoi fan?
Su Facebook, su Instagram,
insomma nei luoghi sociali, dove c’è spazio anche per i libri e la letteratura.
Per finire,
Francesco, immaginiamo che tu sia stato inviato in una scuola media superiore a
tenere una conferenza sulla scrittura e sulla narrativa in generale, alla quale
partecipano centinaia di alunni. Lo scopo è quello di interessare e intrigare
quegli adolescenti all’arte dello scrivere e alla lettura. Cosa diresti loro
per appassionarli a quest’arte e catturare la loro attenzione? E quali le tre
cose più importanti che secondo te andrebbero dette ai ragazzi di oggi sulla
lettura e sulla scrittura?
Sono stato spesso sia in scuole
medie che in istituti superiori. Ai ragazzi direi che leggere salva la vita, la
trasforma, la arricchisce, leggere è la cura per tutto e l’arma contro
l’ignoranza e la cattiveria.
Francesco Borrasso
Andrea Giostra
https://andreagiostrafilm.blogspot.it