di Andrea Giostra
«Quello che si deve innescare quando si legge un libro è la voglia di
andare avanti, non poter smettere di leggere, voler scoprire come finisce…»
Ciao Daniela, benvenuta e grazie per
la tua disponibilità. Come ti vuoi presentare ai nostri lettori?
Grazie a te e a tutti coloro che
dedicheranno un po’ del loro tempo per leggerci. Io inizierei col raccontare
come tutto è iniziato e cioè un po’ per gioco all’età di tredici anni per
prendere in giro mia sorella e mia zia che si divertivano a leggere di nascosto
il mio diario segreto. Per “punirle” inventai una storia scrivendo su quel
diario pagine e pagine di vicende di fantasia per tenerle sulle spine e farle
temere che avessi un misterioso segreto da nascondere. La loro reazione, un
misto di paura, stupore e curiosità, mi fece divertire a tal punto che capii
che dovevo approfondire il mondo della lettura e della scrittura.
Chi è Daniela nella sua professione
e nella sua passione per l’arte della scrittura?
Inaspettatamente,
quello che sembrava un impossibile sogno di bambina, si è trasformato nella mia
professione. Da anni mi occupo della gestione di un maneggio nel quale tra i
vari servizi ci sono splendide passeggiate a cavallo immersi nella natura e la
riabilitazione a cavallo per i diversamente abili. Vita sicuramente
impegnativa ma nei ritagli di tempo la passione per il cinema e la scrittura
sono il mio primo pensiero. Così quando posso porto avanti i miei progetti
anche se un po’ a rilento.
Qual è stato
il tuo percorso artistico e letterario?
Le mie
letture preferite sono sempre state i romanzi polizieschi, le storie intricate
con misteri da scoprire. Mi era stata regalata una collezione di libri gialli
di proprietà di un ex poliziotto. Ho frequentato diversi corsi di scrittura
creativa uno dei quali molto interessante con la partecipazione di Carlo Lucarelli che ci ipnotizzava con i suoi racconti, mi ha colpito il suo modo
diretto e coinvolgente di farci entrare nella storia ed è quello che cercato di
elaborare nel mio stile.
Recentemente
hai pubblicato con Antipodes editore un interessante libricino, una sorta di
guida, dal titolo “Viaggio alla scoperta della mafia”. Come nasce questo
interessante progetto editoriale? Qual è il messaggio che vuoi lanciare ai
lettori e lo scopo che ti sei posta con questo scritto?
Sicuramente è uno scritto che si
distacca molto da quello che sono i miei lavori abituali ma ho sentito comunque
l’esigenza di esprimere il mio punto di vista sull’argomento. È partito tutto
dall’esperienza di uno scambio culturale durante il quale ho ospitato presso il
mio maneggio molti ragazzi provenienti da tutte le parti del mondo. Quasi tutti
mi chiedevano della situazione della mafia in Sicilia e mi infastidiva il
pensiero che ancora oggi la nostra terra venga associata alla mafia. Prendendo
spunto da una frase di Giovanni Falcone, ho voluto spiegare che il
problema è principalmente l’atteggiamento prepotente e presuntuoso di qualsiasi
individuo e in qualsiasi parte del mondo. Detto così sembra una teoria molto
semplicistica ma in realtà c’è molto di più ... anche il fenomeno del bullismo
per me è un atteggiamento mafioso ed ecco perché mi piacerebbe che il libretto
girasse nelle scuole per illustrare in maniera semplice e diretta un fenomeno
così complesso e purtroppo ancora attuale.
Tu hai già scritto e pubblicato
altri libri, dei romanzi nello specifico, ce li vuoi presentare e raccontare?
“Fino alla morte” nasce da un sogno fatto una notte
quando avevo solo 14 anni. Per paura di dimenticare la storia iniziai a
scrivere quella notte stessa e il lavoro durò due anni. Ottenni buoni risultati
iscrivendolo a qualche concorso letterario e questo mi incoraggiò nel cercare
un editore. Venne pubblicato da L’Epos nel 1999 e due anni dopo
vinse anche un primo premio su trecento libri. Parla di una ragazza che, in
seguito ad un giuramento fatto al padre, si ritrova catapultata a capo di una
banda di ladri e dovrà imparare ad usare armi ed andare contro a quelli che
erano stati i suoi principi fino a quel momento ma il suo sentimento verso un
poliziotto le farà mettere in discussione il giuramento e le sue azioni. Da
sempre l’obiettivo per “Fino alla morte” è stato di realizzarne un film.
Successivamente l’ho rielaborato come sceneggiatura e girato il trailer
cinematografico. Una curiosità che posso raccontarvi è che nella ricerca di un
produttore, io stessa ho consegnato romanzo, sceneggiatura e trailer
direttamente nelle mani di Kevin Costner con la speranza che gli possa
piacere la mia storia. Per il mio secondo romanzo, “I segreti del cerchio
infinito”, edito da Bonfirraro nel 2012, ho voluto
nascondere tra le righe una riflessione sulla vita e sul tempo che ogni giorno
sprechiamo. È una storia apparentemente semplice ma che ho voluto raccontare
divertendomi a giocare rompendo alcuni schemi. La voce del narratore e quella
del protagonista si alternano, la linea del tempo viene stravolta ed è lì che
un avvocato alle prese con un caso di omicidio si ritroverà a fare delle scelte
importanti.
Sei anche una sceneggiatrice, ci
racconti quest’altro aspetto della tua arte? Come nasce e qual è stata la tua
formazione cinematografica?
Per trasformare il mio romanzo in
sceneggiatura ho frequentato un corso alla Scuola di CinemaSud che mi è
stato utilissimo per imparare tutti i segreti che hanno reso “vivi” i miei
personaggi. Successivamente ho collaborato con la scrittrice veneta Arianna
Frattini realizzando la sceneggiatura del suo libro “La ragazza che
inseguiva le stelle” che sta girando nelle case di produzione.
Ci vuoi parlare di qualcuno dei
lavori che hai fatto per la settima arte?
Ho collaborato in diversi
cortometraggi sia per la sceneggiatura che sul set. Il progetto più ambizioso è
stata la realizzazione di un lungometraggio a scopo benefico “La scorza
delle arance” che ha richiesto tre anni di lavorazione nella zona di Castellammare
del Golfo ed al quale hanno collaborato moltissimi artisti siciliani. Anche
lì ho trasformato il testo in sceneggiatura e ricoperto il ruolo di segretaria
di edizione sul set. Esperienza indimenticabile. Stesso vale per il trailer
cinematografico del mio primo romanzo “Fino alla morte”; vedere
materializzate sullo schermo quelle scene che hai sempre immaginato nella tua
testa è stata un’emozione indescrivibile. Ho curato regia e sceneggiatura e
lavorato insieme ad un gruppo di persone fantastiche.
Quali sono secondo te le
caratteristiche, le qualità, il talento, che deve possedere chi scrive per
essere definito un vero scrittore? E perché proprio quelle?
Sicuramente
la capacità di trasmettere un messaggio, un’emozione, accompagnare il lettore
attraverso un viaggio che lo coinvolga e lasci un segno. Senza queste
caratteristiche il lettore e il libro resterebbero due cose separate mentre per
me chi legge deve entrare dentro la storia e, arrivato all’ultima pagina, non
avere voglia di chiuderlo.
Perché secondo te oggi è importante
scrivere, raccontare con la scrittura?
Oggi è
importante più che mai visto che l’interesse dei giovani sembra spostarsi sulle
apparenze più che alla sostanza. E scrivere significa anche far materializzare
emozioni, fantasie, stati d’animo ed è importante farlo a prescindere, anche se
è fosse solo per sé stessi.
Chi sono i
tuoi modelli, i tuoi autori preferiti, gli scrittori che hai amato leggere e
che leggi ancora oggi?
Mi piacevano molto le poesie di William
Wordsworth, amavo leggere Edgar Allan Poe e i gialli di Edgar Wallace.
Uno dei più recenti che mi è rimasto nel cuore è senza dubbio “L’ombra
del vento” di Carlos Ruiz Zafòn e uno dei miei preferiti “Il
Profeta” di Khalil Gibran.
Nel panorama
italiano contemporaneo, chi sono secondo te i più bravi scrittori che ti sentiresti
di consigliare ad un’amica che ama leggere?
Visto il genere che amo sia leggere
che scrivere e volendo rimanere su questo tema mi sentirei di consigliare i
libri di Donato Carrisi.
Tu sei una scrittrice e
sceneggiatrice. Stanley Kubrick, che non ha certo bisogno di presentazioni, a
proposito della sceneggiatura, in una intervista del 1969, disse queste parole: «La sceneggiatura è il
genere di scrittura meno comunicativo che sia mai stato concepito. È difficile
trasmettere l’atmosfera ed è difficile trasmettere le immagini. Si può
trasmettere il dialogo; se ci si attiene alle convenzioni di una sceneggiatura,
la descrizione deve essere molto breve e telegrafica. Non si può creare
un’atmosfera o niente del genere…» (Conversazione con Stanley Kubrick su 2001 di
Maurice Rapf, 1969).
Tu cosa ne pensi in proposito? Qual è la tua posizione in merito? Qual è la
differenza, secondo te, tra scrivere un romanzo in prosa e scrivere una
sceneggiatura?
Assolutamente d’accordo. Questo è
anche il motivo per cui, se hai amato un libro, difficilmente la trasposizione
cinematografica ti potrà soddisfare. La sceneggiatura ha degli schemi per i
quali non puoi perderti in lunghe descrizioni e in questo modo, quello che
immagina e scrive lo sceneggiatore, spesso non corrisponde a quello che viene
girato a meno che non sia tu stesso a dirigere il film. Quando scrivi un
romanzo hai tanti modi per far entrare il lettore nel tuo mondo o per far
capire lo stato d’animo di un personaggio. Per fare un esempio pratico nel romanzo
scrivi che il protagonista ha la sensazione di essere seguito e viene assalito
dalla paura e ti puoi dilungare per trasmettere al lettore quel senso di
insicurezza mentre nella sceneggiatura ti limiti a scrivere che l’uomo si
guarda intorno e le sue mani iniziano a tremare. L’atmosfera si perde, sarà poi
il regista a visualizzare e realizzare la scena cha hai scritto a modo suo.
Charles Bukowski a proposito dei corsi di scrittura diceva … «Per quanto riguarda i corsi di scrittura io
li chiamo Club per cuori solitari. Perlopiù sono gruppetti di scrittori
scadenti che si riuniscono e … emerge sempre un leader, che si autopropone, in
genere, e leggono la loro roba tra loro e di solito si autoincensano l’un
l’altro, e la cosa è più distruttiva che altro, perché la loro roba gli
rimbalza addosso quando la spediscono da qualche parte e dicono: “Oh, mio dio,
quando l’ho letto l’altra sera al gruppo hanno detto tutti che era un lavoro
geniale”» (Intervista a William J. Robson and Josette Bryson, Looking for the Giants: An Interview with
charles Bukowski, “Southern California Literary Scene”, Los Angeles, vol.
1, n. 1, December 1970, pp. 30-46). Cosa pensi dei corsi di scrittura assai
alla moda in questi ultimi anni? Pensi che servano davvero per imparare a scrivere?
Penso che
possano aiutare sicuramente, io li ho trovati interessanti e costruttivi ...
magari sarò stata fortunata nel frequentare quelli giusti!
La maggior
parte degli autori ha un grande sogno, quello che il suo romanzo diventi un
film diretto da un grande regista. A questo proposito, Stanley Kubrik, che era
un appassionato di romanzi e di storie dalle quali poter trarre un suo film,
leggeva in modo quasi predatorio centinaia di libri e perché un racconto lo
colpisse diceva: «Le sensazioni date dalla storia la prima volta che la si legge sono
il parametro fondamentale in assoluto. (…) Quella impressione è la cosa più
preziosa che hai, non puoi più riaverla: è il parametro per qualsiasi giudizio
esprimi mentre vai più a fondo nel lavoro, perché quando realizzi un film si
tratta di entrare nei particolari sempre più minuziosamente, arrivando infine a
emozionarsi per dettagli come il suono di un passo nella colona sonora mentre
fai il mix.» (tratto da “La guerra del Vietnam di Kubrick”, di Francis Clines, pubblicato
sul New York Times, 21 giugno 1987). Cose ne pensi di quello che dice Kubrick?
Pensi che le tue storie sappiano innescare nel lettore quelle sensazioni di cui
parla il grande regista newyorkese? E se sì, quali sono secondo te?
Principalmente me lo auguro! Che sia
un libro o un film la cosa peggiore che possa accadere è che la gente si possa
annoiare ed augurarsi di arrivare presto alla fine se non addirittura
interrompere prima. Quindi secondo me quello che si deve innescare è l’esatto
contrario, la voglia di andare avanti, non poter smettere di leggere, voler
scoprire come finisce ... se riesci a trasmettere questo sei già ad un passo
dalla meta.
Una domanda difficile Daniela:
perché i lettori di questa intervista dovrebbe comprare e leggere i tuoi libri?
Cosa diresti loro per convincerli a comprare e a leggere “Viaggio alla
scoperta della mafia”, o gli altri tuoi romanzi?
Si, questa è la
più difficile! Premetto che io sono parecchio timida e non amo parlare in
pubblico quindi faccio pochissime presentazioni perché sono convinta che siano
i miei libri che debbano parlare per me. Intanto sono tutti di veloce lettura,
il mio stile è semplice e diretto proprio perché non mi piace annoiare il
lettore con lunghe descrizioni e particolari inutili ma preferisco tenere alta
la tensione e fare accadere cose di continuo ed arrivare al punto. Sono storie
semplici che però nascondono messaggi importanti, sta a voi scoprirli tra le
righe!
Quali sono i tuoi prossimi progetti
e i tuoi prossimi appuntamenti? A cosa stai lavorando e dove potranno seguirti
i nostri lettori e i tuoi fan?
Il
prossimo romanzo in lavorazione è “Il mistero dei Sandoval” che narra
di un ragazzo che dovrà viaggiare attraverso l’Inghilterra, la Spagna e
L’Italia per scoprire l’antico segreto di una nobile famiglia nascosto
all’interno del castello della Zisa di Palermo. Questa storia nasce in parte da
una ricerca fatta sui miei antenati e vi anticipo solo che ci sarà un
bell’intreccio tra storia vera e fantasia quindi da non perdere! Ogni tanto
qualche anticipazione sulla mia pagina Facebook Daniela Sandovalli - scrittrice
e sceneggiatrice.
Per finire, Daniela, immaginiamo che
tu sia stata inviata in una scuola media superiore a tenere una conferenza
sulla scrittura e sulla narrativa in generale, alla quale partecipano centinaia
di alunni. Lo scopo è quello di interessare e intrigare quegli adolescenti
all’arte dello scrivere e alla lettura. Cosa diresti loro per appassionarli a
quest’arte e catturare la loro attenzione? E quali le tre cose più importanti
che secondo te andrebbero dette ai ragazzi di oggi sulla lettura e sulla
scrittura?
Magari potrei fargli vedere la foto
di una ragazza in spiaggia e chiedergli cosa vedono. Poi inizierei a leggere i
ricordi di quella giornata al mare, potrei fargli sentire il rumore delle onde,
il fastidio della sabbia sui piedi, le urla dei bambini che giocano a palla.
Poi li farei ridere raccontando di un mostro marino che esce dall’acqua per
mangiare un gelato ... Questo è il potere della scrittura. Può fermare il tempo
e catturare la storia che rimane nella memoria per sempre, può trasformare la
fantasia in realtà e viceversa, ma più di tutto ha il potere universale di
evocare emozioni facendoti viaggiare ogni volta in un mondo diverso.
Daniela Sandovalli
https://www.facebook.com/FINO-ALLA-MORTE-Il-trailer-179708228893080
Andrea Giostra
https://andreagiostrafilm.blogspot.it