Pescara Jazz, 50 anni per un festival giovanotto al passo coi tempi

Il Pescara Jazz festeggia il mezzo secolo di vita ma nonostante gli anni, è un giovanotto al passo coi tempi, pur rispettando il suo luminoso passato! Il fondatore Lucio Fumo si ispirò a quello di Nizza, unendo gastronomia e musica. Mezzo secolo di musica di cui dobbiamo essere orgogliosi. Ha abbracciato due generazioni e quindi è sicuramente lanciata verso il futuro. 
Un Festival che abbraccia da sempre la ricerca artistica. 18 concerti in programma con un forte accento sulla forma-canzone come strumento di comunicazione e innovazione dei linguaggi, dei costumi e della storia di una società. Dall’8 luglio al 9 agosto e gran finale con Fiorella Mannoia. In programma big americani come Dee Dee Bridgewater  e Joshua Redman e Italiani come Flavio Botro e Stefano di Battista. La grande sorpresa sarà il giovane Jacob Collier, Cantante, polistrumentalista, producer, fenomeno rivelazione del jazz contemporaneo, una celebrità su YouTube, pupillo di Quincy Jones produttore di Michael Jackson.
Il festival è impegnativo. Un programma visionario con nuovi generi e nuovi talenti. È un grande impatto sociale ma anche economico 
Potremmo dire che il Pescara Jazz è una sorta di luogo identitario del jazz. Riconfermati il Pescara Jazz Club e il Pescara Jazz Messengers per rendere il Festival più attuale ed avvicinare le nuove generazioni Under 35 mediante giovani musicisti scelti tra studenti e neodiplomati dei migliori conservatori e college italiani ed europei, tra i quali c’è il Conservatorio Luisa D’Annunzio di Pescara. Al via a settembre la collaborazione con la neonata associazione il jazz va a scuola. Molto importante è il lavoro delle Orchestre che vede tra i protagonisti l’Orchestra sinfonica abruzzese con Michele Corcella e il trio di Enrico Pieranunzi. 
Un eccellente lavoro di squadra. “La musica è un virus se lo becchi non ne esci più. 
La musica è un linguaggio che ci fa volare alto, facendoci lasciare facilmente le miserie terrene. 
Dario Salvatori “La bellezza non ha partizioni, quando ascoltiamo i jazzisti improvvisare, rimaniamo stupiti perché si limitano a leggere le note e a suonare. 
Fabrizio Bosso ha cercato d’improvvisare le note di Brahms e Schubert, la bellezza era talmente tanta che ribadiva il concetto che i confini della musica sono valicabili.

Per tutte le altre informazioni:
www.pescarajazz.it

Elisabetta Ruffolo

Fattitaliani

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