Gli Allume presentano "Ode" il 1° disco: il confronto è fondamentale per un gruppo. L'intervista di Fattitaliani

Disponibile in digital download, in streaming e in formato fisico “Ode” (Soffici Dischi / Audioglobe), disco di debutto della rock band aretina Allume. Il lavoro, composto da dieci tracce e il cui titolo è l’acronimo di Orizzonte Degli Eventi, è caratterizzato da sonorità post stoner con sfumature alternative rock. I testi si snodano attorno a tre tematiche principali: l’ignoto, il dubbio e l’attesa, concetti che riassumono il malessere di chi vive assediato dai fantasmi del passato. In “Ode” una musica percepita come ruvida e rocciosa affianca testi che mettono a nudo le fragilità umane di ogni giorno. “Ode” è stato scritto e composto dagli Allume, registrato a Villa Ridente, mixato e masterizzato al Rooftop Studio (Arezzo). Gli Allume sono: Mario Caruso (voce e chitarra), Nicola Mancini (basso, sintetizzatore), Nicola Cigolini (batteria). Fattitaliani li ha intervistati.

Quali percorsi individuali vi hanno portato a essere un gruppo?
Ogni percorso individuale nasce dagli ascolti, che nel nostro caso sono molto vari: io Nicola Mancini (bassista) ascolto tanti generi di musica differenti, dal punk all’elettronica fino a scivolare attraverso lo stoner, includendo tutto quello che ritengo interessante per crescere e per avere una visione sempre più ampia del panorama musicale che di volta in volta, negli anni, mi si è parato davanti. Mario Caruso (voce e chitarra) è un grande ascoltatore di musica blues, jazz, progressive, acid-rock anni 60 e 70, mentre Nicola Cigolini (batteria) proviene da ascolti sia metal anni 80 e 90 sia rock Italiano anni 90 e 2000. Il nostro sostrato di ascolti è molto variegato, ma forse è anche la nostra particolarità più interessante, anche perché ci porta a voler conoscere e mescolare influenzando le nostre ispirazioni a vicenda e tirando fuori quello che poi possiamo proporre al pubblico in ascolto.
Come esperienze di vita musicale, Mario e Nicola hanno militato in molti gruppi da più di quindici anni, ma sicuramente il loro progetto musicale più importante è stato i “Samcro”, un power duo blues-garage rock con 2 album all’attivo. Li ho conosciuti durante un festival a Sansepolcro (AR) dove stavo lavorando e tra una chiacchiera e l’altra ho proposto loro di inserirmi in formazione come bassista. Non molto tempo dopo mi hanno chiamato per fare una prova e così, un po’ per caso, il duo è diventato un trio e il progetto originario ha preso tutta un’altra direzione: è così che è nato il progetto “Allume”.
Elementi che vi dividono e vi avvicinano particolarmente gli uni agli altri?
Questa è una domanda un po’ “infame”, ma proverò a rispondere. Personalmente ho sempre creduto che un gruppo fosse come una sorta di famiglia, e come in tutte le famiglie ci sono problemi e ci sono grandi momenti di gioia. Siamo tre elementi, e in fin dei conti proprio per questo non è difficile trovarsi d’accordo sulla strada da decidere di volta in volta - in quattro o in cinque, anche solo per organizzare le prove, è impresa più ardua. L’unica cosa che un po’ ci allontana è la distanza che ci divide dalla nostra sala prove ogni settimana: Nicola vive e lavora ad Arezzo, Mario ha vissuto gli ultimi due anni a Perugia e si è da poco trasferito a Bologna, mentre io per motivi di lavoro sono sempre in giro. Al di là di questo la necessità di provare, la voglia di suonare e anche e soprattutto l’importanza che diamo a questo progetto ci porta nello stesso posto ogni settimana (o quasi).
Nonostante qualche problemino dovuto alla distanza, ci siamo trovati subito bene assieme; ciò che più conta, specie in un gruppo, è che non ci siano grandi distanze di pensiero tra di noi, di fatto tendiamo a uniformare le nostre idee ogni volta che dobbiamo prendere una decisione per il gruppo, sia in ambito artistico sia in ambito logistico-amministrativo.
Quanto è presente Arezzo nella vostra musica? In che soprattutto?
Parlando a titolo personale direi “niente” dato che non sono di Arezzo; Mario e Nicola, invece, pur essendo il primo originario della provincia di Arezzo e il secondo un aretino doc, sono sicuramente legati alla città, sia dal lato affettivo sia da quello artistico. È di sicuro un piacere suonare in “casa”, a volte, ma l’obiettivo comune a tutti, includendo anche me, è invece quello di andare oltre alla realtà di Arezzo, sempre in cerca di orizzonti più importanti sebbene incerti. Per esempio Mario, il cantante e chitarrista, ha detto più volte di trovarsi più a suo agio di fronte a un pubblico che non conosce piuttosto che suonare di fronte ad amici e parenti: il vero live è davanti a un pubblico ignoto, è lì che si vede se un gruppo riesce a comunicare o meno. Infine direi che Arezzo è una città che ospita tantissimi musicisti, alcuni anche di spessore, ma da un punto di vista prettamente di genere, il post-stoner e in generale il rock non è il primo sulla lista, ecco perché suoniamo più volentieri fuori Toscana.
"Ode" ha avuto un anno di gestazione: che difficoltà avete incontrato?
Difficoltà nessuna, solo moltissimo impegno e ambizione. Senza dubbio è stata una strada travagliata, ma le idee e gli spunti ci hanno sempre dato gli stimoli giusto per direzionare la nostra musica. A fine album addirittura ci siamo trovati a eliminare qualche pezzo dalla track-list del disco, proprio perché in un anno ci siamo conosciuti meglio in ambito musicale e sono nate molte più idee di quanto ci aspettavamo. Un atteggiamento critico e costruttivo, specie in sede di arrangiamento e di finalizzazione, ha sviluppato il nostro livello di composizione pertanto abbiamo fatto una cernita dei brani da legare insieme. In sostanza, la creazione di “Ode” è stato quello di razionalizzare il nostro flusso creativo per capire se le nostre idee avrebbero funzionato sia in un disco sia in un concerto dal vivo.
Qualche difficoltà, come ogni disco che si rispetti, è arrivata in sede di registrazione. È il momento cruciale di ogni lavoro musicale; non tutto ci ha convinto quindi abbiamo di volta in volta studiato soluzioni sonori differenti, impiegando moltissimo tempo nei missaggi. Qualche incertezza e alcuni punti di vista non sempre concordanti tuttavia non ci hanno portato a litigi, ma abbiamo cercato di cogliere il lato positivo, ossia abbiamo preso maggiore consapevolezza sulle nostre possibilità e sulle nostre capacità artistiche e musicali. Il confronto è fondamentale per un gruppo, specie nel nostro dove non c’è un vero leader ma tre persone con eguali responsabilità, dove tutti remano nella stessa direzione e con la stessa intensità.
Come vi sentite alla vigilia di un appuntamento così importante?
È sicuramente una grande emozione. Abbiamo sudato molto per portare alla luce questo album. Ci siamo occupati non solo di arrangiare e incidere i brani ma anche delle grafiche del disco, la produzione del video di lancio del singolo e di tutto a quello che ruota intorno a una buona informazione attraverso i social e l’ufficio stampa (ringraziando ovviamente la nostra iron woman Marta Scaccabarozzi, che tutti i giorni ci indirizza e ci aiuta in modo ineccepibile a portare avanti il nostro lavoro e il nostro piccolo sogno).
Previste delle attività per fare conoscere al pubblico il disco?
Ci siamo già messi in moto facendo alcune date in giro per l’Italia durante il periodo primaverile; il prossimo appuntamento è al Men/Go Music Fest l’11 luglio, al Prato di Arezzo. Tuttavia stiamo già lavorando per organizzare un tour autunnale e quindi per portare in giro il più possibile l’album. Inutile dire che è vero che viviamo in un epoca dove tutto è facilmente accessibile, dove tutto è sempre più alla portata di mano, ma i cari e vecchi concerti live, magari in un malmesso centro sociale senza nemmeno un impianti, sono i modi migliori per far conoscere e il progetto e il disco. Suonare davanti a un pubblico, meglio se ignoto, è la chiave di riuscita per ogni gruppo in Italia che ha ancora il sogno di fare qualcosa di grande con la propria musica. Noi ci crediamo, e finché ne avremo le forze, nonostante la situazione difficile in Italia soprattutto per i concerti live, andremo avanti. Giovanni Zambito.

Allume è una band italiana che nasce agli inizi del 2017 da un’idea di Mario Caruso, Nicola Mancini e Nicola Cigolini. La band si forma e si presenta come lo stadio evoluto di un progetto già esistente, il duo blues-rock Samcro che pubblica per Soffici Dischi/Audioglobe due album, Terrestre (2014) e Colpevoli (2016). Negli Allume le sonorità rocciose e taglienti, proprie dello stoner-rock, si confondono a parti  melodiche tipiche dell’alternative, con liriche in italiano. Il 24 gennaio 2019 gli Allume presentano lo street single “Monumenti (2nd)”, primo di una serie di singoli che anticipano il disco di debutto “Ode” (Soffici Dischi/Audioglobe), registrato interamente nell’estate 2018 dopo un anno di gestazione, e disponibile dal 7 giugno 2019, dopo la pubblicazione dei due singolo “Monumenti (2nd)” e “L’eco dei marinai”.
Fattitaliani

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