Intervista di Andrea Giostra.
Ciao Beatrice, benvenuta e grazie per la tua
disponibilità. Se volessi presentarti ai nostri lettori cosa racconteresti di
te quale attrice di teatro?
Grazie a te
e al magazine per l'opportunità. Ho individuato il desiderio più profondo che
avevo e gli ho dato la sua espressione artistica
Qual è il percorso artistico che ti ha condotto dove
sei ora?
I primi
anni dopo il liceo è stato un po' come brancolare nel buio, quando arrivò
l'incontro con la mia ancora attuale mentore Natascia Bonacci e la sua illuminata complice Carmen Rizzello, in quel momento ho piantato le mie radici e
iniziato una crescita lunga quanto tutto il tempo che la vita stessa mi concederà.
La
determinazione ha giocato una buona fetta della partita e anche le soddisfazioni
sono arrivate, è nata una produzione la MCR
Art's Factory e a seguire la Compagnia
Teatrale: La Maieutica. Sicuramente l'impegno paga.
Come
definiresti il tuo stile recitativo? C’è qualche attore o attrice ai quali ti
ispiri?
Definire è sempre una sorta di chiusura in una qualche forma, preferisco
invece lasciare il mio "stile" sempre aperto a un miglioramento variegato
e continuamente rinnovato. Posso dire quello che ricerco in ogni
interpretazione: verità e originalità. Mi piace studiare su modelli da Bette
Davis ad Anna Magnani, Sofia Loren,
Eva Green, Charlize Theron...
Chi sono
secondo te i più bravi attori teatrali nel panorama nazionale? E con chi di
loro vorresti lavorare e perché?
Da campana
mi risuona lampante un cast come quello di Gomorra,
potrebbe essere stimolante lavorarci insieme.
E i registi teatrali? Chi sono i più importati secondo
te e con chi vorresti lavorare?
Come tanti talenti che purtroppo ancora non hanno
trovato voce, ci saranno tanti registi, oltre quelli noti, di cui non sappiamo
il nome, ma magari capacissimi. Io spero sempre di poter collaborare con anime
empatiche e amorevoli verso il lavoro.
«L’essenza della forma drammatica è lasciare che
l’idea arrivi allo spettatore senza essere formulata con troppa nettezza. Una
cosa detta in modo diretto non ha la stessa forza di ciò che le persone sono
costrette a scoprire da sole.» (tratto da “Il più grande azzardo
di Kubrick: Barry Lyndon”, di Marta Duffy e Richard Schickel, pubblicato su
Time, 15 dicembre 1975). Cosa ne pensi di questa frase di Kubrick? Nel teatro
secondo te come va innescata la forza della drammaticità di una
rappresentazione?
Charles Bukowski,
grandissimo poeta e scrittore del Novecento, artista tanto geniale quanto
dissacratore, in una bella intervista del 1967 disse… «A cosa serve l’Arte se non ad aiutare gli uomini a vivere?» (Intervista
a Michael Perkins, Charles Bukowski: the
Angry Poet, “In New York”, New York, vol 1, n. 17, 1967, pp. 15-18). Tu
cosa ne pensi in proposito. Secondo te a cosa serve l’Arte della recitazione e
del teatro?
Potrei rafforzare con un'altra massima: «L'Arte è
l'alibi per diventare persone migliori!» Vorrei non rispondere e invitare tutti
il 24 Maggio 2019 al Teatro Ghione di Roma, allo spettacolo KaliYuga, parleremo proprio di questo: "perché l'Arte!" Ognuno ha le
sue motivazioni, catarsi, felicità, espressione, cura, soluzione, svago, tutti
hanno diritto e dovere di fare arte.
Perché secondo te oggi il teatro è importante e va
seguito?
Per fiducia, perché di spettacoli che valgono la pena
in giro ce ne sono e perché non dobbiamo chiuderci nell'unica realtà che ci
impongono di vivere.
Ci parli
dei tuoi ultimi lavori e dei lavori in corso di realizzazione? A cosa stai
lavorando in questo momento?
Stiamo lavorando con la Compagnia La Maieutica serratamente da febbraio a tre spettacoli:
Ti Ammazzo e Senza Lividi già andati
in scena e l'ultimo, working progress, di cui sopra: KaliYuga. Direi la famiglia che ho scelto, oltre quella di nascita,
viverci costantemente è sempre molto costruttivo ed entusiasmante, lavorare
insieme per ottenere un unico grande risultato è ciò che ci tiene uniti.
I
tuoi prossimi progetti? Cosa ti aspetta nel tuo futuro professionale che vuoi
raccontarci?
Per il futuro amo le sorprese, darle e riceverle, quindi non svelo e mi
auguro un "ad maiora semper".
Immagina una convention all’americana, Beatrice,
tenuta in un teatro italiano, con qualche migliaio di adolescenti appassionati
di teatro e di cinema. Sei invitata ad aprire il simposio con una tua
introduzione di quindici minuti. Cosa diresti a tutti quei ragazzi per
appassionarli al mondo della recitazione, del teatro e della settima arte in
generale? Quali secondo te le tre cose più importanti da raccontare loro sulla
tua arte?
Provare l'arte come se fosse un nuovo
piatto da assaggiare, mal che vada non lo mangi più, ma se dovesse diventare il
tuo piatto preferito?
Dove
potranno seguirti i nostri lettori e i tuoi fan?
É nella lista delle cose da imparare:
gestire social! Per il momento Facebook
e Instagram sono quelli sui quali mi
muovo meglio. (Beatrice sorride)
Beatrice
Picariello
Andrea Giostra