di Carlo Barbieri.
Sono felice di apprendere che il
nostro "quasi primo ministro" Salvini ha magnanimamente deciso di
promuovere in serie A (o Perdonare? Riscattare? Fate voi) i siciliani, e per
dimostrarlo inizia oggi 25 aprile un tour di due giorni che lo porterà a Corleone, Monreale,
Bagheria, Caltanissetta, Motta
Sant’Anastasia, Gela, Mazara del
Vallo.
Fa bene al cuore sapere che
finalmente per i leghisti, che ci chiamavano mafiosi e beduini, e invocavano eruzioni
dell'Etna per spazzarci via, siamo diventati semplicemente "cittadini
italiani"; del resto sembra che lo siano diventati anche loro,
contraddicendo quel "Padania is not Italy" che la foto ci aiuta a
ricordare.
Ma come fa il quasiprimoministro a
essere sicuro che i siciliani lo accoglieranno entusiasticamente? Su cosa
conta?
Io, utilizzando il diagramma di
Ishikawa (rimando i più curiosi alla voce su wikipedia) ho fatto alcune ipotesi.
Non faccio il tifo per nessuna, vi invito a scegliere quella o quelle secondo
voi più probabili; e se ne avete una vostra, aggiungetela.
Secondo Salvini:
– I siciliani hanno una memoria
cortissima e non si ricordano nemmeno cosa hanno mangiato il giorno prima;
– I siciliani hanno un senso
dell'ospitalità così sviluppato che li fa passare sopra qualsiasi offesa;
– I siciliani sono così abituati ad
essere maltrattati da dominatori di ogni genere e provenienza che hanno fatto
il callo a tutto;
– I siciliani sono una massa di imbecilli;
– Pur di rastrellare qualche voto
per le Europee, val la pena di andare a omaggiare persino i "maledetti siculi"
nonostante per la Lega non abbiano mai smesso di essere terroni, mafiosi e
beduini.
Ovviamente c'è anche la possibilità
che i leghisti siano stati folgorati da un'apparizione che gli ha spiegato che,
anche se la Sicilia è più povera e problematica delle regioni da cui calano
loro, sono ricchi d'altro, come i fatti
di Lampedusa – e non solo – testimoniano.
Intanto io sto cercando di capire
se Salvini lascerà la Sicilia il 26 o il 27 aprile, per proporre la data come
festa della Seconda Liberazione.
Carlo Barbieri è uno scrittore nato a Palermo. Ha vissuto a Palermo, Catania, Teheran, il Cairo e adesso fa la spola fra Roma e la Sicilia. Un “Siciliano d’alto mare” secondo la definizione di Nisticò che piace a Camilleri, ma “con una lunga gomena che lo ha sempre tenuto legato alla sua terra”, come precisa lo stesso Barbieri. Scrive su Fattitaliani, Ultima Voce e Malgrado Tutto, testata a cui hanno collaborato Sciascia, Bufalino e Camilleri. Ha pubblicato fra l’altro le raccolte di racconti “Pilipintò-Racconti da bagno per Siciliani e non” e "Uno sì e Uno no" (D. Flaccovio Editore); i gialli “La pietra al collo” (ripubblicato da IlSole24Ore) e “Il morto con la zebiba” (candidato al premio Scerbanenco 2015), ambedue con Todaro Editore ; "Il marchio sulle labbra" (premiato al Giallo Garda), "Assassinio alla Targa Florio" e "La difesa del bufalo, tutti e tre con D. Flaccovio Editore. Suoi scritti sono stati premiati al Premio Internazionale Città di Cattolica, al Premio di letteratura umoristica Umberto Domina, al Premio Città di Sassari e al Premio Città di Torino. I suoi libri sono reperibili anche online, in cartaceo ed ebook, su LaFeltrinelli.it e altri store.