Riproporre, rifare un romanzo rappresenta sempre una sfida. Il rifacimento di un libro di circa mille pagine sotto forma di opera con libretto e musica ex novo, mantenendone struttura e contenuto, è un'impresa ardua e ardita, improba, coraggiosa.
L'opera di Anversa ieri sera, in prima mondiale, ha proposto "Les Bienveillantes" (cast al completo) dello scrittore franco-americano Jonathan Littell (presente allo spettacolo): tre anni di lavoro per cui nomi altisonanti hanno messo in comune idee ed energie.
Il libretto di Händl Klaus ha mantenuto lo spirito del romanzo, la musica di Hèctor Parra in maniera suggestiva e potente ne ha evidenziato le sfumature, rese visibili dalla regia di Calixto Bieito e la drammaturgia di Luc Joosten. Con la direzione musicale del M° Peter Rundel, il pubblico -aiutato dai sottotitoli in inglese- nel corso delle tre ore ha ascoltato e seguito le vicende di Maximilien Aue (un eccezionale Peter Tantsits), un ex ufficiale delle SS attivamente coinvolto nell'Olocausto, declinate e suddivise - come nel romanzo - in sette parti: Toccata, Allemanda I e II, Corrente, Sarabanda, Minuetto (in rondò), Aria e Giga.
Un'opera difficile da realizzare senz'altro, ma anche complessa da recepire con le sue scene esplicitamente forti, che non lasciavano nulla all'immaginazione perché tutto è lì in scena: uccisioni, cadaveri, torture, incesti, violenze... che raccontano attraverso le memorie del protagonista i momenti più significativi della guerra nazista sul fronte russo.
Peter Tantsits: per me vuol dire che possiamo imparare qualcosa da tutto questo. È una storia "dark" terribile, che potrebbe in realtà accadere in qualsiasi periodo storico, e ognuno può imparare qualcosa da una storia come questa soprattutto sul rischio di perdere la lucidità della nostra coscienza che va tenuta sempre vigile.
Foto: Annemie Augustijns.