di Andrea Giostra
Sidonie-Gabrielle Colette, nata a Saint-Sauveur-en-Puisaye il 28 gennaio 1873 e scomparsa a
Parigi il 3 agosto 1954, fu una celebre scrittrice, giornalista, artista francese
della prima metà del ‘900, che ai saggi, ai romanzi, agli articoli, alle
rappresentazioni teatrali, alternò un vivace e sempre più coinvolgente
interesse verso quella che sarebbe divenuta la settima arte. Colette fu una
delle prime intellettuali e la prima donna francese ad interessarsi al cinema
in modo diretto e partecipato, nel senso che contribuì allo sviluppo della
nuova arte con la stesura di diverse sceneggiature, di dialoghi, di
sottotitoli.
La
collaborazione e l’interesse di Colette per “le immagini in movimento”, come
venivano definite allora, iniziò quando ancora le pellicole erano realizzate in
muto e in bianco e nero: agli albori della nuova arte cinematografica, la cui
importanza e il cui sviluppo culturale, artistico ed intellettuale, sfuggiva
alla gran parte degli artisti e delle persone di cultura di allora. Il
cinematografo, nei primi anni del Novecento, non era considerato una vera e
propria arte, e veniva guardato con diffidenza e una forte dose di miope snobismo.
La
levatura intellettuale, gli stimoli rivoluzionari delle sue opere e della sua
vita, l’incidenza nella cultura francese di Colette vennero certificati dai più
alti riconoscimenti pubblici di allora: Membro della Belgian Royal Academy
(1935); Membro della Académie Goncourt (1945) della quale divenne Presidente
nel 1949; Cavaliere nel 1920 e successivamente, nel 1953, Grand’Ufficiale della
Legion d’Onore. Fu la prima donna della storia francese a ricevere funerali di
Stato.
Paola
Palma, con il suo interessantissimo lavoro di ricerca degli scritti e delle
opere di Colette sul cinema, ripercorre le sue tappe nel mondo della settima
arte, ed in particolare, analizza e presenta al lettore di oggi i suoi scritti
e le sue recensioni sulle opere cinematografiche di allora. Sono oltre
cinquanta i testi scritti da Colette sul cinema che ritroviamo nel saggio di
Palma che vengono riletti da una prospettiva contemporanea e interessante
proprio perché allora la vision di
Colette fu rivoluzionaria, com’è oggi rivoluzionario e cangiante il pianeta
dell’arte cinematografica, che si sta sviluppando in versioni al passo coi
tempi dell’Homo Technologicus, certificato dalle più recenti indagini di
mercato e ricerche scientifiche sul consumo della cultura cinematografica
attuale che vede superare abbondantemente coloro che si nutrono di cinema
attraverso i canali streaming e pay TV (59%), da coloro che ne gustano la visione
nelle sale cinematografiche che appartiene al secolo scorso (41%). Evoluzione
culturale darwiniana, quella del cinema, malgrado molti osservatori e critici cinematografici
contemporanei cerchino di resistere al futuro della settima arte, come al tempo
di Colette, gli stessi osservatori e gli stessi critici, cercarono di resistere
e di contrastare l’evoluzione di un’arte che avrebbe cambiato la storia della cultura
occidentale prima e orientale poi.
È
proprio questo l’approccio che il lettore dovrà avere nella lettura delle opere
di Colette: un approccio che traslato al Ventunesimo secolo ci fa comprendere
come sono sempre gli stessi personaggi, conservatori del loro presunto sapere,
nostalgici di un tempo divenuto oggi superato, a prodigarsi con tutte le loro
forze perché l’evoluzione naturale di un’arte venga “conservata” all’interno
dei loro canoni obsoleti e inquisitori, privi di una prospettiva intellettiva
che li faccia proiettare in un futuro oramai dei giorni nostri, nel disperato tentativo
di contrastare col loro ignudo dito uno tsunami evolutivo che non tiene certo
in alcuna considerazione i geriatrici-eruditi del nostro tempo, come quello di
Colette, preoccupati di proteggere il loro presunto potere intellettuale più
che di comprendere ed accompagnare l’evoluzione di un fenomeno culturale qual è
oggi sotto gli occhi di tutti coloro che vogliono vedere quello del cinema.
È
vero che allora, come oggi, si sentono e si leggono le stesse frasi rispetto
allo sviluppo e ai nuovi canali di distribuzione di questa forma di conoscenza:
populismo, bassa cultura, cultura non filtrata, prodotti artistici scadenti,
etc…. Ma qui, oramai lo sanno tutti, siamo alle solite. Le nuove generazioni di
adolescenti e di giovani adulti non mostrano alcun interesse nei confronti di
coloro che portano avanti queste tesi; discorsi che, ahìloro, rimangono
imprigionati in sterili gusci di prepotenza intellettuale che non trovano alcun
riscontro nella cultura contemporanea e delle generazioni dei Millennial appassionati d’arte
cinematografica.
Colette,
nei primi anni del 1900, quando il cinema era una proiezione in successione di
immagini fotografiche, e subito dopo pionieristici filmati in bianco e nero e
senza sonoro, aveva ben intuito il potere culturale di quella che sarebbe
diventata la più prestigiosa e la più complessa delle arti proprio perché le
avrebbe accomunate e sintetizzate tutte in una: il cinema qual è oggi!
I
primi scritti sul cinema di Colette furono pubblicati nel 1914 quando il nuovo
mezzo di espressione artistica cominciava a muoversi all’interno di una
direzione culturale, espressiva e commerciale autonoma rispetto alle arti di
maggior successo di allora. Nei primi vent’anni del Novecento Parigi era
unanimemente riconosciuta come la capitale mondiale del Teatro, e lo divenne
anche del cinema europeo. L’humus culturale di Colette fu privilegiato e
fortunato nel permetterle di entrare in contatto intellettuale ed artistico con
i grandi mastri di allora, prima parigini poi statunitensi. È fu questo uno dei
motivi principali perché nel 1914 a Parigi venne fondata la prima rivista
europea interamente dedicata al cinema: Le
Film. Questo giornale diede ampio spazio ad approfondimenti e a confronti
culturali tra i maggiori cineasti e cineamatori di allora, ed annoverò tra i
suoi critici e scrittori i più importanti intellettuali francesi ed europei: André
Heuzé, Henri Diamant-Berger, Jean Cocteau, Blaise Centrars, Max Jacob, Marcel
L’Herbier, Georges-Michel Coissac, Armand Verhylle, e certamente Sidonie-Gabrielle
Colette.
Bastano
queste poche righe per incuriosire l’appassionato di cinematografia su Colette
e nello spronarlo a leggere i suoi scritti e i saggi contemporanei su questa
grandissima artista francese, e magari… perché no?... andare a vedere la “Colette” di Wash Westmoreland nelle sale
cinematografiche italiane dal 6 dicembre 2018.
“Colette” (2018) di Wash Westmoreland
Fonti e link
Paola
Palma, “Una scrittrice al cinema”, Temi Ed., Trento, 2010.
Andrea Giostra