Un'emozione continua, un vortice di sensazioni forti, inesprimibili, una serie di sequenze mozzafiato, una musica prorompente e toccante, un insieme di professionisti e di artisti tutti di alto livello, cominciando dall'orchestra e dal maestro Dominic Grier. Tutto ciò è "Giselle" il famoso balletto attualmente in scena all'Opera di Gent fino al 24 ottobre: poi farà tappa ad Anversa (dal 1° al 10 novembre) e a Charleroi (17 e 18 novembre).
Giselle è un classico e già di per sé una riproposizione comporta dei rischi e degli azzardi: nel caso della produzione inglese le coreografie di Akram Khan sono eccezionali e mettono alla prova e in risalto le indiscusse qualità dei danzatori. Tutti, nessuno escluso, capitanati dai "magnifici quattro": Nancy Osbaldeston (Giselle), Claudio Cangialosi (Albrecht), Daniel Domenech (Hilarion) e Nini de Vet (Myrtha).
E la musica? Il compositore italiano Vincenzo Lamagna ha creato un capolavoro rivestendo di suoni acustici ed elettronici la composizione originale: una lettura contemporanea come lo sono tutti i personaggi rappresentati, nell'eterno desiderio dell'amore, nella continua sofferenza cui il sentimento ci sottopone.
Fattitaliani ha parlato coi protagonisti. Partendo intanto dal ruolo che hanno intepretato.
Nancy Osbaldeston: Non ho pensato al timore che poteva suscitarmi il fatto di interpretare questo ruolo perché ho subito visto Giselle come un personaggio attuale e la sua storia come tante altre: lei che s'innamora, il ragazzo che appartiente a un'altra classe sociale. Lei vive esperienze che in realtà potrebbero accadere a ciascuno di noi. Credo che nella rappresentazione di esperienze così drammatiche si tratti più di uno sforzo interiore che fai con te stesso: io mi sono immersa e immaginata in una situazione simile. È un po' come vivere, anche se stai "vivendo" la vita di un'altra persona.
Claudio Cangialosi: Sono davvero felice di aver avuto la possibilità di fare questo ruolo. Certo, il momento della scelta è sempre un momento difficile: provi a prendere tutte le informazioni che ti danno, però se cerchi di entrare dentro quello che ti richiedono ti senti già più a tuo agio per la preparazione, che è stata abbastanza dura soprattuto dal punto di vista emotivo. Si è lavorato per fare uscire tutto da dentro verso fuori, tirando da noi le nostre emozioni: devi veramente immedesimarti nel personaggio e cercare di capire chi sei tu, come reagiresti tu in una data situazione e dopo un certo avvenimento.
Daniel Domenech: Il mio personaggio rappresenta tutti quelli che non smettono di lottare fino alla fine per ciò che reputano essere giusto e per le persone che hanno a cuore. Ha una personalità forte, protettiva, davvero bello da interpretare, molto attuale ed è davvero inusuale ritrovarlo in un'opera così. Insomma, una grande opportunità per me.
Quanto la musica influisce sulla tua performance?
Nancy Osbaldeston: La musica mi ha aiutata e guidata tantissimo attraverso il ritmo, mi ha stimolata facendomi avvertire totalmente le sensazioni che provavo ed esprimevo: non si tratta soltanto di danzare, eseguire dei passi, ma di diventare noi stessi "musica" attraverso un flusso emozionale continuo, che alla fine rende più facile l'esecuzione.
Claudio Cangialosi: La musica ti dà una carica incredibile: Khan ha fatto delle scelte molto belle nell'alternare romanticismo ed elettronica presentandoci Giselle come un personaggio contemporaneo, politicamente ambientata oggi.
Daniel Domenech: La musica, la storia e il modo in cui ti esprimi sono fattori ben più grandi dei semplici passi. Di solito, per i danzatori è primario acquisire e mostrare una grande sapienza tecnica cui mettere a servizio la tua personalità, ma in questo caso è proprio il contrario: devi sentire quello che sei e fai sul palco. La musica è stata una sfida: ti travolge e immerge completamente.
E le coreografie?
Nancy Osbaldeston: Le coreografie sono stupende: Khan è un grande! Si alternano momenti lirici e toccanti, complementari alla musica.
Claudio Cangialosi: Più che provare i passi è stata una questione motiva per capire le nostre intenzioni e le nostre percezioni: infatti, a volte Giselle è un fantasma e mi scivola dalle mani.
Daniel Domenech: Io sono un grande ammiratore di Akram Khan, le sue idee si rivelano molto più reali di quelle che si possono vedere in altri spettacoli e qui ho messo in discussione e allo stesso tempo in rilievo tutte le mie conoscenze: in effetti, si tratta di mettere in scena la vita e non tanti hanno la qualità che faccia risaltare il tuo essere danzatore e umano allo stesso tempo. È uno straordinario approccio il suo e con lui ho realizzato un sogno. Giovanni Zambito.
Foto: © Filip Van Roe