Giovanni Boldini: il ritrattista delle dame

di Riccardo Bramante - Nato a Ferrara nel 1842, Boldini può definirsi, da un punto di vista artistico, un pittore “parigino” non solo perché si trasferì in quella città già nel 1867 per completare i suoi studi artistici, ma soprattutto perché seppe interpretare con una nostalgica fanciullezza quasi proustiana il bel mondo dell’aristocrazia dell’epoca mettendone in risalto la magnificenza delle vesti e la distaccata arroganza degli atteggiamenti, conquistandosi il titolo di maggior esponente della “belle epoque”.

Molto presto, infatti, sentì che l’atmosfera di Firenze, dove si era trasferito giovanissimo e dove frequentava l’ambiente dei “macchiaioli”, gli stava stretta perché la sua fantasia e le sue visioni cosmopolite non riuscivano ad accettare quel naturalismo “agreste” che la corrente di Giovanni Fattori, Telemaco Signorini, Vincenzo Cabianca esprimeva.

Dopo un breve soggiorno a Londra, eccolo, dunque, a Parigi dove può ammirare le opere del realismo di Courbet e degli impressionisti allora imperanti, da Manet a Sisley a Degas. Da tutti questi grandi artisti Boldini prende qualcosa ma la trasforma, con una interpretazione tutta sua, in una sorta di realismo luminoso di cui sono permeati soprattutto i suoi ritratti di personaggi importanti, in particolare delle donne.

E’ qui che la sua eccezionale abilità di ritrattista risalta non solo per il disegno in sé ma anche per la ricerca del colore, con una tavolozza ridotta ai soli bruni e neri talvolta gettati sulla tela con toni violenti ma sempre piacevolmente accostati. Le donne dei suoi ritratti sembrano tutte uscire da una nube di boa di struzzo, con pennellate lunghe e lievi che innalzano le figure e sembrano togliere loro ogni peso umano.

Ed ecco, allora, materializzarsi i ritratti di Emiliana Concha de Ossa, giovane nobildonna cilena, ora esposto alla Galleria d’Arte Moderna di Milano, quello della contessa de Rasty, in cui la bellezza è protagonista ma influenzata, nello stesso tempo, dall’emozione sensuale dell’artista di cui era amante, della marchesa Casati in tutta la sua esuberante irrequietezza, della “Divina in blu” (forse Sarah Bernhardt) ambiguamente scintillante; e poi i ritratti del pittore inglese Whistler, di Robert de Montesquieu ed il celeberrimo ritratto di Giuseppe Verdi.

E’ l’immagine di un mondo che sta cambiando quella che Boldini ci vuole rendere, della emancipazione della donna dai vecchi pregiudizi, dell’avanzata della ricca borghesia ma anche della dissoluzione di un’epoca raffinata e decadente che crollerà, infatti, di lì a poco con lo scoppio della Grande Guerra.
Fattitaliani

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