Valentina
Faraone, giovane pittrice e designer siciliana, ci racconta della sua arte. Intervista di Andrea Giostra.
Ciao Valentina,
benvenuta e grazie per la tua disponibilità. Ai nostri lettori che volessero
conoscerti quale artista, cosa racconteresti?
Racconterei della forte esigenza di comunicare e approfondire
i linguaggi artistici che dall’età di 16 anni accompagna la mia vita; la Medusa
di Caravaggio, celebre opera rappresentata su uno scudo ha acceso e mai spento
la mia sete di Arte. Ho sempre avuto tanta curiosità nello studiare ed
apprendere i codici delle diverse discipline riguardanti le Arti Visive:
Pittura, Disegno, Fotografia, Grafica e Cinema, la mia tesi di laurea
“L’immagine sospesa”, attraverso un’attenta analisi mette in luce i legami che
la pittura da sempre ha avuto con il cinema come ad esempio Ultimo tango a
Parigi, celebre film di Bertolucci che, non solo a mio parere, è l’esatta
analisi della poetica del grande pittore Bacon, e nella pose dell’attore Marlon
Brando come nell’utilizzo della cinepresa, che offusca e annebbia alcune
immagini e nel gioco di specchi; anche La ricotta, film di Pasolini va oltre la
citazione di grandi maestri della Pittura come Pontormo e Rosso Fiorentino.
Questo per dire che oggi l’Arte Contemporanea si ciba anche di un incessante
transito di linguaggi e metalinguaggi, ne è una dimostrazione anche l’Artista
Contemporaneo Cattelan che con alcune sue opere rimanda ad altre opere. In
questi casi il ruolo della citazione entra nelle strutture proprie dell’opera trovandone
una chiave ulteriore di lettura.
Tutte queste riflessioni confluiscono nella mia ricerca
artistica specie nella Pittura, dove a mio avviso convergono più elementi
rintracciabili nella mia idea di base di Arte, ovvero il binomio indissolubile
tra Arte e Vita. Sento l’estremo bisogno di esprimere ciò che mi circonda e di
rappresentarlo come un rigurgito, di rappresentare l’Arte come qualcosa di
inafferrabile e forte come un proiettile. Ho trovato la maniera iniziale di far
emergere tutto ciò attraverso una tecnica specifica di Pittura che parte dalla
monotipia e si arricchisce di gesti personali servendosi di macchie e colori
brillanti (terre magre) resi come un fluido vitale, da qui nasce l’idea del
titolo della mia ultima mostra personale a Sciacca Drops, goccia in quanto
elemento primordiale.
Ci parli della tua
ultima mostra personale, “Drops”, che hai realizzato proprio qualche giorno fa,
dal 9 al 17 giugno 2018, a Sciacca, tuo paese di nascita?
Le opere che realizzo sono quasi sempre cicli, o dittici o
trittici come il ciclo di opere Formamenti di cui fa parte l’opera in mostra
“Corpo unico”: una serie di corpi resi come un fluido incessante che “urlano”
il loro bisogno di uscire dallo spazio bidimensionale per arrivare dritti allo
stomaco; e ancora il dittico “Palingenesi” rappresentante due figure in cui la
posa e i gesti si ripetono, una mano copre l’organo genitale, l’altra invita lo
spettatore con un gesto di apertura. Entrambe le figure si ripetono anche nella
scelta cromatica dei rossi accesi, ma al loro interno differiscono nella
modalità di realizzazione. Una pittura introspettiva che rappresenta
l’esistenza oggi dell’uomo. In questa mia riflessione ho trovato,
successivamente, diverse analogie con gli scritti del celebre filosofo e
sociologo Zygmunt Bauman, che scrisse “Modernità liquida” come nel concetto
d’identità e di percezione del mondo circostante. Una “Realtà liquida”,
mutevole, inafferrabile, oggi più che mai in cui gli individui appaiono come
entità disorientate, vaganti in un presente senza nome.
Qual è secondo te lo
stato di salute dell’arte moderna e contemporanea in Sicilia? A cosa servono
eventi internazionali, come per esempio Manifesta12 a Palermo?
Sull’Arte moderna in Sicilia non sento di pronunciarmi ma so
che esistono abili collezionisti e ampie collezioni, mi basta questo. Per
quanto riguarda l’Arte Contemporanea ho sempre riposto piena fiducia negli
artisti siciliani, molti di loro e alcuni gruppi riescono ad operare
all’interno di un panorama nazionale ed internazionale, difficile che le loro
ricerche risultino banali. Credo che manifestazioni importanti come Manifesta12
a Palermo siano un bene per la Sicilia per il turismo e per l’Arte in generale,
ma quello che veramente vorrei e che esse risultino utili soprattutto per il
futuro, servano cioè da motore reale per l’arte quindi sarebbe opportuno che le
possibilità organizzative e di promozione fossero date a quelle strutture e
spazi espositivi che promuovono l’Arte sempre, non solo in specifiche
occasioni.
Quali sono le ultime
mostre alle quali hai partecipato? Cosa ti hanno lasciato che ci vuoi
raccontare?
Tra le ultime mostre quella che amo ricordare è senz’altro la
mostra personale all’Ambasciata Americana di Roma. La vivo ancora adesso come
una forte gioia e come un risultato sofferto anche nel tema affrontato il
titolo della mostra era “Antinomie contemporanee” la riflessione era infatti
rivolta a tutta una serie di paradossi d’oggi, come quello che spesso a capo di
istituzioni culturali non ci si trovano personalità idonee allo svolgimento di
questo compito. Ricordo la felicità e soddisfazione per l’immenso lavoro e la
sentita collaborazione di tutti. C’erano molti ospiti ed io, come sempre amavo
spendermi per poter dar voce alle mie opere anche se per fortuna si trattava di
accorgimenti tecnici in quando cerco sempre che siano esse stesse a parlare o
come amo dire a “ruggire”.
Come definiresti il
tuo stile pittorico? C’è qualche artista al quale ti ispiri?
Lo definirei astratto figurativo, anche se non so se si
tratta della giusta definizione. Di artisti a cui mi ispiro ve ne sono diversi:
Bacon, Caravaggio, Goya, Gaudì, Bill Viola, Genny Saville, Cattelan, Schiele,
Lucian Freud, Duchamp.
Chi sono stati i tuoi
maestri?
Sono stati Lino Tardia, Ennio Calabria, Simonetta Gagliano,
Alfio Mongelli, Franco Zeri e Raffaele Simongini.
A cose serve un
critico d’arte secondo te? E perché è importante per un artista il suo
giudizio, la sua opinione artistica?
Il ruolo che secondo me deve
avere un critico d’Arte è quello di dare voce alla ricerca artistica di un
Artista, ma affinché questo avvenga realmente bisogna che tra i due ci sia un
intimo rapporto anche legato alla vita quotidiana. Quanto sia importante il suo
giudizio dipende dal rapporto e varia da critico a critico, inutile non dire
che la sua fama di riflesso diventa quella dell’Artista. I propositi di
entrambi questi sì, sono importanti. Ma più che in questa figura è nella figura
del collezionista che trovo oggi un punto fermo e fondamentale della mia
ricerca, come con il mio preferito, Vittorio, un musicista compositore romano
che ha la maggior parte dei miei quadri. Con lui ho un rapporto unico, conosce
e capisce tutto di me e della mia pittura, in più ha un intuito che io stessa
non ho. Lunghe discussioni e telefonate notturne, scambi accesi di idee su
tutto, spesso collaboriamo anche nella realizzazione di qualcosa di nuovo. Ci
consultiamo ed apriamo di continuo.
Come è nata la tua
passione per la pittura e per l’arte? Quale il tuo percorso artistico?
La mia passione per l’Arte nasce dalla scoperta dei grandi
capolavori, dalla curiosità e dalla sete infinita di sapere e provare. Dal
lavoro stesso. Il mio percorso artistico nasce a Sciacca presso l’Istituto
d’Arte, dove docenti come il Prof. Cucchiara, la prof.ssa Agostini, la prof.ssa
Cantone, il prof. Mazzotta hanno saputo trasmettermi la passione e la serietà
per l’Arte; prosegue poi a Roma presso la Libera Accademia di Belle Arti Rufa,
che ho frequentato per cinque anni, diplomandomi prima in Pittura e
successivamente in Grafica e dove altri professionisti e operatori dell’Arte mi
hanno insegnato come avvicinarmi ed operare nell’infinito mondo dell’Arte. Tra i
già citati maestri non voglio dimenticare Piero D’Orazio, docente di teoria e
percezione del colore e della forma.
Perché secondo te
oggi l’arte, la pittura, la scultura, sono importanti e vanno promossi e
seguiti dalle persone?
Ci sono tanti motivi… il primo tra tutti la cultura, l’Italia
e non solo, deve ritrovare la sua dimensione ed importanza che un tempo
ricopriva, come esempio di arte, civiltà e conoscenza. Il motivo più personale
invece si lega a ciò che per me è oggi l’Arte, e non qualcosa di inutile, ma
piuttosto un esempio sempre nuovo e tangibile di nuova sensibilità. L’Arte ha
un potere immenso: di dire l’indicibile, di sollevare il mistero, di fare
domante, di legare i popoli, di essere esempio del presente, una traccia viva.
Cosa consiglieresti a
giovani donne che volessero cimentarsi nella tua professione? Quali i tre
consigli più importanti che ti senti di dare?
Il primo è quello di conoscere per poter formulare nuovi modi
personali e autentici di dire, di ricordare che l’Artista è un intellettuale
che ha la capacità di parlare a tutti ma non svelando tutto, e il terzo di
essere imprenditrici di loro stesse, perché oggi conta molto quello che sei a
parità delle opere realizzate.
Dove potranno
seguirti i tuoi fan?
Nel mio studio, nelle mie mostre in giro per il mondo ma
anche naturalmente tramite i social, come Facebook dove darò sempre
comunicazione del mio lavoro.
Un’ultima domanda Valentina,
immaginiamo che hai di fronte una numerosa platea di adolescenti di una scuola
media superiore della tua città. Il tema del simposio è l’arte figurativa e la
pittura in particolare. Cosa diresti loro per catturare l’attenzione? Quali i tre
temi principali che secondo te che andrebbero affrontati per appassionare
giovani menti all’arte, alla bellezza e alla cultura?
Parlerei dei grandi maestri dell’Arte figurativa e delle loro
opere, racconterei loro dell’importanza di comunicare attraverso canali
odierni, porterei degli esempi affascinanti d’oggi sul tema dell’universalità
dell’uomo e delle potenzialità dell’Arte.
Valentina Faraone
Andrea Giostra