Ciao Luigi,
benvenuto e grazie per la tua disponibilità. Se volessi presentarti quale
artista della settima arte ai nostri lettori, cosa diresti di te? Come ti
presenteresti per far sapere cosa fai e chi sei nel mondo del cinema?
Innanzitutto, vi ringrazio per l’attenzione e la curiosità riguardo il
mio ultimo lavoro. La domanda sulla presentazione personale rappresenta sempre
un quesito a cui non è semplicissimo rispondere ma ci proverò. Sono un giovane
regista siciliano, ho 25 anni ma, sono stato, fin da piccolo, molto curioso. La
mia curiosità verso il mondo del cinema nasce già da adolescente. Quando avevo
12-13 anni, mi dilettavo a mettere in scena delle “situazioni”, chiamiamole
così, che riprendevo con vecchie telecamere a cassetta. In assenza di programmi
per montare, stop e start nella telecamera rappresentavano un buon mezzo per
collegare le varie scene… un gioco divertente… Le passioni, però, vanno tirate
fuori ed io sono stato fortunato a frequentare un liceo che ci permettesse di
seguire dei corsi di arte. Grazie al mio liceo ho avuto l’occasione di partire
per Torino, in cui si teneva un festival dei cortometraggi e, solo qualche anno
dopo ebbi l’occasione di conoscere Massimiliano Coppola tramite un corso di
regia di cui lui era l’insegnante, il quale, poi, mi permise di seguirlo in
alcuni suoi lavori. In quegli anni, ricordo anche di aver seguito un progetto
guidato da Elena Russo e grazie a questo ho compreso quale potesse essere la
mia strada. Subito dopo il liceo ho frequentato l’accademia di belle arti di
Catania. Con piccoli lavori, quali spot pubblicitari, videoclip, e programmi su
reti regionali, ho avuto modo di accrescere le mie conoscenze riguardo la
figura di regista. La svolta decisiva avvenne al mio ritorno da un videoclip
girato a Bucarest in cui conobbi John Real, regista e produttore, che mi ha
insegnato tanto sul campo, con cui ancora oggi collaboro e che di recente mi ha
dato la possibilità di firmare la fotografia del suo ultimo film. Ad oggi
riconosco che, nel corso della mia formazione, John ha ricoperto un ruolo
rilevante, gli devo moltissima gratitudine.
Ci parli del tuo
ultimo lavoro, il corto “L’origine”? Come nasce questo progetto? Qual è il
messaggio che vuoi lanciare allo spettatore?
Il mio ultimo corto, L’origine, parte da un’idea di Domenico Galofaro
il quale mi ha incaricato di rappresentare, una parentesi molto importante
della sua vita. Quando mi ha parlato della sua idea, di ciò che voleva
rappresentare, raccontare, ne sono uscito molto incuriosito ed ispirato. Ho
riconosciuto sin da subito, però, che sarebbe stato un lavoro, da molti punti
di vista, complicato per varie ragioni. Innanzitutto, riuscire a far convergere
il dramma, l’ironia, la tematica sociale rappresentandoli tutti in pochissimi
minuti e cercando di non mescolarli troppo, dunque di mantenere una certa
singolarità per ognuno di questi, così come trattare temi sociali importanti
che oggigiorno riguardano la disoccupazione, la ricerca del lavoro desiderato
anche lontano da casa, le relazioni a distanza che finiscono per negare il
“lieto fine”.
Come definiresti
il tuo stile artistico? C’è qualche regista al quale ti ispiri?
Senza ombra di dubbio, definirei il mio stile artistico, come
drammatico. Prediligo molto le storie non a lieto fine e mi piace raccontare
vicende che hanno un fondo di verità, di realtà o che si avvicinino a tematiche
molto attuali. Un altro tema di cui mi piace trattare è “il tempo”, credo che
questo possa offrire molti spunti di riflessione, il tempo ci guida, ci fa
riflettere, ci trasforma, fornisce delle risposte. Non a caso, i registi a cui
faccio riferimento sono: Christopher Nolan, per i suoi temi ed il modo in cui
riesce a raccontare le storie, non a caso mi piace il modo che ha di trattare
il tema del “tempo”, a partire dallo script, montaggio e scelta musicale;
Martin Scorsese per il modo diretto e crudo che ha di raccontare i suoi film ed
infine Giuseppe Tornatore che, nonostante le storie semplici riesce ad
incantare lo spettatore.
Chi sono secondo
te i più bravi registi nel panorama internazionale? E con chi di loro vorresti
lavorare e perché?
Oltre i registi da cui traggo ispirazione, mi piacerebbe moltissimo
lavorare con Tarantino e Tim Burton. Sostengo che i loro set, siano senza ombra
di dubbio, tra i più divertenti e artistici al mondo.
Quanto è
importante nel cinema lo studio e la disciplina? Perché secondo te, un giovane
che volesse lavorare nel mondo del cinema deve studiare, perfezionarsi e fare
esperienza?
Così come per ogni disciplina, ritengo che lo studio, la conoscenza,
l’approfondimento siano fondamentali. Chiaramente lo studio va accomunato
all’esperienza sul campo. Le nozioni teoriche sono molto importanti ma
diventano utili solo se poi applicate sul campo pratico. Osservare,
sperimentare, mettersi in gioco, permettono di acquisire nuove conoscenze e
competenze tecniche e professionali.
Alcuni programmi
televisivi fanno passare l’idea che per diventare artisti o attori, basta solo
avere fortuna ed essere lanciati dalla “notorietà social o televisiva”.
Tu che ne pensi di questo?
Credo che questo sia uno dei problemi del nuovo cinema italiano….
Quanto è
importante la sceneggiatura in una produzione cinematografica? Chi sono, dal
tuo punto di vista, gli sceneggiatori contemporanei più bravi?
Penso che, un’ottima sceneggiatura possa aiutare sia gli attori che i
registi nel loro lavoro, inoltre, se scritta in maniera minuziosa e precisa può
avere la potenza di far nascere il film già dentro di noi, mentre la si legge,
tanto da percepire immagini, inquadrature, colori, musiche… questo può aiutare
anche il regista soprattutto a scegliere i ruoli più importanti della crew
come: direttore alla fotografia, compositore, etc. Credo che Jonathan e
Christopher Nolan siano davvero bravi.
Come è nata la
tua passione per la settima arte?
Ricordo quando da bambino vidi per la prima volta Titanic al cinema,
ricordo il grande schermo, ricordo il suono avvolgente, ma ricordo anche
quando, ad un certo punto, nel finale del film, girandomi vidi la gente in
lacrime per l’emozione. Avevo solo cinque anni e già mi chiedevo come potesse
mai un uomo avere la capacità di poter creare un film tanto bello ed
emozionante da riuscire a far commuovere una intera sala. Da lì capii la grande
potenza del cinema. Essendo un’arte di pari livello alla poesia, pittura etc.,
il cinema penso che sia un’ottima soluzione per potersi raccontare e per poter
esprimere le proprie idee e sensazioni. Sicuramente ogni regista dovrebbe fare
cinema in primis per sé stesso.
Un’ultima domanda
Luigi, immaginiamo che hai di fronte una platea di adolescenti di una scuola
media superiore. Il tema del simposio è il cinema, la settima arte. Cosa
diresti loro per catturare l’attenzione? Quali i tre temi più importanti da
affrontare per appassionarli al cinema?
Uhm… che bella responsabilità! Direi loro che un giovane regista,
grazie a quest’arte ha il potere di fare incuriosire, ridere e commuovere il
pubblico. Tutto questo, naturalmente, affrontando i propri temi, senza farsi
lasciare trasportare dalle aspettative e dalle mode del momento.
Luigi Mingrone
Andrea Giostra