Un allestimento classico, senza troppe scosse a livello registico né scenografico: sono "Le nozze di Figaro" all'Opera di Liegi che ieri sera ha debuttato con la regia di Emilio Sagi e la direzione musicale del Maestro Christophe Rousset.
Particolarmente riuscito il momento coreografico dell'ultima parte curato da Nuria Castejón, ottime le luci di Eduardo Bravo, grandissimi gli artisti che hanno dato il massimo per l'intera durata dello spettacolo: da Judith VAN WANROIJ (contessa Almaviva) a Leon KOŠAVIC (Figaro), Jodie DEVOS (Susanna), Raffaella MILANESI (Cherubino) a Patrick DELCOUR (Antonio). Il baritono aretino Mario Cassi ha dato vita a un perfetto Conte Almaviva rendendolo "vivo" attraverso voce, movimento, espressione. Fattitaliani lo ha intervistato. "È il mio decimo anno a Liegi" - racconta.
In questi dieci anni come vedi il percorso che hai fatto?
Innanzitutto, di quest'opera sette anni fa facevo il ruolo di Figaro e dunque ho fatto carriera dato che sostengo la parte del Conte Almaviva, padrone di casa. A parte gli scherzi, Liegi è una realtà stupenda dove sono felice di ritornare regolarmente perché mi dà un senso di appartenenza e al tempo stesso mi permette di vivere magnificamente la realtà del Belgio, cuore dell'Europa.
In dieci anni devo dire che come pubblico è cresciuto tanto: dieci anni fa l'opera in italiano non era tanto accolta come adesso, il teatro è esaurito tutte le sere e questo ti scalda il cuore.
Ti viene bene fare il tracotante in scena...
Guarda, Stefano Mazzonis di Pralafera (Direttore dell'Opéra Royal de Wallonie, intervista) quando facevo Germont diceva che ero troppo buono e il ruolo non mi veniva bene, anche se poi mi è venuto bene. Devo dirti la verità: quando ho fatto Figaro a Vienna, guardavo il conte interpretato dal grande Peter Mattei in scena di una cattiveria sottile e terribile, che durante una pausa mi disse che se avessi voluto fare il ruolo del conte avrei dovuto lavorare molto, dunque se tu mi dici questa cosa mi fai un grande complimento. È una cosa che mi costa molto visto che di natura non sono così, ma devo esserlo in scena visto che il personaggio è un aristocratico che si vede tolto il potere sulle donne ed economico e agisce come un leone in gabbia.
L'ultima scena è molto toccante quando chiedi perdono alla contessa...
È il momento più difficile dell'opera perché mi costa tanta fatica essendo alla fine: cerco di dare colore e intensità... Pensa che anni fa non volevo fare questo ruolo proprio per questa scena lì, che non mi riusciva: non ne avevo la capacità e ci ho messo anni per quelle due piccole frasi e ancora non sono contento, però ci sto arrivando vicino.
È il momento più difficile dell'opera perché mi costa tanta fatica essendo alla fine: cerco di dare colore e intensità... Pensa che anni fa non volevo fare questo ruolo proprio per questa scena lì, che non mi riusciva: non ne avevo la capacità e ci ho messo anni per quelle due piccole frasi e ancora non sono contento, però ci sto arrivando vicino.
Che cosa dovrebbero farsi perdonare gli uomini dalle donne?
Tante cose. Anche le donne avrebbero delle cose da farsi perdonare, ma gli uomini di più. L'uomo a volte manca di rispetto e questo è grave, per non parlare dei femminicidi e tutto il resto: è un momento pesante. Mi colpisce di più il fatto che la donna perdona sempre, cosa che l'uomo non fa.
A un certo punto, il Conte afferma di avere il cuore colmo di gioia. Che cosa riempe di gioia il cuore di Mario Cassi?
Le vacanze (ride, ndr): sono così rare che quando arrivano...
Prossimi progetti?
Da qui vado a Vienna per Il Barbiere di Siviglia, con cui ho debuttato qui dieci anni fa. Da lì al Bolscioi di Mosca per La Bohème, e poi dovrebbe esserci una cosa grande in Italia che però non dico perché ancora non so se posso farla e a settembre si torna qui per un nuovo grande ruolo che scoprirete nei prossimi giorni. Giovanni Zambito.
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Foto: © Opéra Royal de Wallonie-Liège
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LE NOZZE DI FIGARO, fino al 14 aprile a Liegi.
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