Gennaro Cannavacciuolo è in scena al Teatro della
Cometa fino all’11 marzo con “IL MIO NOME È MILLY”. Una diva tra guerre,
Principi, pop e varieté. Recital in due tempi. Al Pianoforte: Dario Pierini; Sax- contralto: Andrea Tardioli; Violoncello: Francesco
Marquez.
Ancora una volta Cannavacciuolo non ci delude, da grande
narratore racconta Milly attraverso le canzoni più rappresentative della
cantante-attrice nativa di Alessandria, a sottolineare i momenti più
significativi sia della sua vita che della sua carriera.
In una scenografia elegante con luccichii da sera in cui predomina il nero, si
parte dal Varietà degli anni 20. Si narra del flirt con il Principe Umberto e
dell’amore disperato che Cesare Pavese nutriva per lei ma che non fu mai ricambiato.
L’incontro con Vittorio De Sica ha come sottofondo Parlami d’amore Mariù. Il
periodo francese è ricordato con Paris canaille. Il secondo atto si apre con
l’incontro con Strehler. Segue un brano recitato di L’Istruttoria (Processo di
Auschwitz a Francoforte) che Milly interpreterà per la prima volta in Italia
con grande successo. Segue l’incontro con Filippo Crivelli e da sottofondo in
crescendo, brani di Sergio Endrigo, Bruno Lauzi, Fabrizio De Andrè, Charles
Aznavour e Astor Piazzolla. L'intervista di Fattitaliani.
Chi era Milly?
Uno
dei personaggi più importanti del Novecento e una delle donne più coraggiose
del Teatro di Varietà. Coraggiosa perché da bambina, insieme ai suoi fratelli, ha
avuto una delle adolescenze più solitarie dato che il padre snaturato abbandona
la famiglia quando loro erano piccoli e quindi Milly è una donna non solo
coraggiosa ma anche di talento e importante per la formazione di molte altre
Artiste, una su tutte, Milva.
In
periodi diversi, entrambe hanno condiviso “L’opera da tre soldi”...
Quando
l’ha fatta Milly, era la metà degli anni Cinquanta, non c’erano grandi mezzi
audiovisivi, di comunicazione. Milva che stimo molto e che ho anche conosciuto,
si è trovata il terreno spianato!
Milly non aveva fatto nessuna scuola di
recitazione eppure era bravissima ed ha riscosso un grande successo. Perché?
Ha fatto la scuola del palcoscenico, la stessa che ho fatto io che ho avuto
come Maestro Eduardo De Filippo. Una strana coincidenza perché negli anni
trenta Eduardo, Peppino e Titina erano molto amici del Trio Milly, Toto e Mitì,
i suoi fratelli. Un’amicizia che è durata fino al 1980, anno in cui si spensero
sia Milly che Peppino.
Aveva avuto grandi amori ma anche una
mamma molto rigida che voleva a tutti i costi che la figlia diventasse
qualcuno. Si è mai pentita di questa cosa?
Credo che la mamma non si sia
pentita perché la sua rigidità non era dovuta a cattiveria. Loro venivano da
una povertà assoluta e la fama di Milly permetteva loro di mangiare. La mamma
non gradiva nessun ammiratore e nello spettacolo racconto la storia delle
lettere di Cesare Pavese che la mamma strappava senza fargliele leggere. Aveva
paura che la figlia si distraesse e smettesse di portare da mangiare a casa.
Era una storia di sopravvivenza.
La frase che più mi ha colpito è stata
“Non ho mai chiesto scarpe nuove per la mia povertà”...
È una canzone che ha usato come bis
negli ultimi anni perché lei non ha mai dimenticato la sua povertà. Come faccio
anch’io ed ho scelto appositamente quella canzone. Con i personaggi che porto
sulla scena, Modugno, Montand e la stessa Milly che ormai affettuosamente
chiamo le 3M, ho sempre qualcosa in comune. La povertà ci ha accomunato tutti e
quattro. Un’infanzia molto buia dalla quale ne siamo venuti fuori abbastanza
bene.
Grandi amori tra i quali il Principe
Umberto che fu costretto a lasciarla perché non era gradita al Regime Fascista.
Perché?
Allora era così, oggi invece ci si sposa tra principi e borghesi.
Era inconcepibile che un Principe stesse con una cantante. Lei aveva diciannove anni ed era abbastanza
ingenua e non poteva lottare contro chi impediva il loro amore. Si sono rivisti una sola volta, negli anni '40.
Milly nella sua vita ha avuto dei
rimpianti?
Forse qualcuno ma non li ha mai dati a vedere. Era una donna
molto orgogliosa e come si usava all’epoca non faceva trapelare niente. Aveva
le sue ansie, i suoi dispiaceri ma andava avanti a testa alta.
Qual è la reazione del pubblico?
Buona, nonostante sia uno spettacolo
difficile. Ho il mio pubblico che mi segue con grande affetto. Sono molto
orgoglioso di questo ma anche di molti giovani che stanno venendo a Teatro. I
giovani di trent’anni non sanno assolutamente niente di Milly, vengono per
vedere chi è e poi pian piano lo scoprono. Un po’ come è avvenuto per Montand e
Modugno.
Lo
spettacolo su Modugno sarà in scena il 17 marzo a Monterotondo ed il 18 a
Velletri.
Elisabetta
Ruffolo
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