Intervista di Andrea Giostra. Ciao Dario, benvenuto e grazie per la tua disponibilità. Ai nostri lettori che volessero conoscere qualcosa di più di te quale artista, cosa racconteresti?
Non mi sento un artista, o meglio, potrei essere più uno scultore, ma forse sono più precisamente un modellatore di forme… cioè, m’interessa capire e studiare la forma… per spiegarmi userò i suoi significati originari che derivano dal greco: μορφή (morphé, forma sensibile), σχήμα (skhēma, modo in cui una cosa si presenta), είδος (èidos, forma intelligibile). Mi sono chiesto da sempre inoltre l’origine della materia di cui sono fatte le forme naturali e artificiali che troviamo nella realtà…e quindi il passo è breve... mi sono ritrovato a fare i conti con la storia della filosofia e le origini del cosmo, il cui significato in greco κόσμος (kósmos) è "ordine", come quello assunto da un antico esercito schierato per la battaglia, ma anche il suo esatto opposto, il caos (Χάος), il disordine presente apparentemente nella natura. Mi scuso se uso tutti questi termini in greco, ma mi piace da sempre farmi domande e cercare il significato antico delle parole attribuite a tutto quello che ci circonda… la toponomastica di un territorio, di un luogo, l’origine dei nomi degli oggetti e quindi le forme, ma anche i nomi delle persone… il ragionamento è semplice: al loro interno i nomi custodiscono il significato, l’essenza di ciò che sta sotto ovvero la sostanza, ὑποκείμενον (hypokeimenon). È più una ricerca sulla condizione dell’essere, più che una ricerca strettamente artistica o espressiva. La mia inoltre è una sorta di autoformazione… il mio non è un percorso lineare, ho avuto una formazione scolastica classica ma anche artistica, ho studiato architettura, m’intendo di fotografia subacquea e oggi posso affermare che la mia curiosità mi ha sempre spinto oltre. Mi piace sperimentare e apprendere in modo non accademico. Ho sempre provato a modellare qualsiasi cosa, a sperimentare tecniche e materiali, e in ogni fase della mia vita ho sentito la necessità e la curiosità di continuare a ricercare “forma e materia”… fa parte di me e non potrei farne a meno.
Ci parli dei tuoi ultimi lavori e dei successi che hanno avuto?
Mi piace parlare poco di questo, è già un successo avere l’occasione di produrre forme nuove, immaginarle e realizzarle, questo è già un successo personale. Il pensiero di una forma arriva quasi casualmente, a volte è soltanto un’idea ma poi a distanza di tempo provo a materializzarla in una forma.
Come definiresti il tuo stile artistico? C’è qualche artista al quale ti ispiri?
Non mi piace la definizione “stile”, preferisco guardare al mondo naturale che è la mia prima fonte. Ho tuttavia subito il fascino dei primi manufatti umani, della scultura primitiva, di quella tribale e ovviamente di quella greca, dei grandi maestri del Novecento (Henry Moore per citarne uno), dei contemporanei come Tony Cragg o Anish Kapoor. La passione per la ricerca scientifica, l’esplorazione, il mondo sottomarino, la fantascienza, la geometria e la matematica completano il quadro. Nascere e crescere in Sicilia, inoltre, è un grande privilegio per un aspirante modellatore/scultore.
Come è nata la tua passione per l’arte e per la scultura?
Come nasce non saprei, in tanti abbiamo bisogno di capire il senso delle cose umane, avere semplicemente soddisfazione nel riprodurre una forma ideale, un concetto, rendendolo tangibile, concreto… credo che sia almeno inizialmente una semplice soddisfazione umana legata indubbiamente al mondo infantile.
Perché secondo te oggi l’arte, la pittura, la scultura, sono importanti e vanno promossi e seguiti dalle persone?
L’arte del passato, in greco Τέχνη (tecnica, perizia, saper fare), indicava la capacità di produrre un oggetto attraverso una tecnica, una regola, un canone, e la scultura in particolare aveva regole estetiche ben precise, ad esempio il chiasmo (χιασμός dalla lettera χ) era la regola per il bilanciamento degli arti di una statua. In biologia il chiasma è il punto in cui due cromosomi omologhi formano una sinapsi durante la meiosi, anche in questo caso è una regola. L’Arte costituisce ancora oggi il segno materiale della collettività, il sentire comune, il punto di contatto, ma non ci sono più regole. È la traccia reale dell’animo umano da ascoltare in silenzio, è il passepartout collettivo attraverso i secoli per comprendere la società in cui siamo immersi. Nel mondo della globalizzazione, della comunicazione web e della velocità, c’è il rischio che a molti possa sfuggire il significato profondo e il messaggio intimo dell’arte, il rischio è la banalizzazione o la spettacolarizzazione, un prodotto di consumo come tanti altri. Oggi si parla tanto di condivisione, e in un certo senso la collettività è come un organismo il quale si nutre e respira, gli organi interni sono strutturati in modo tale da dividere e distribuire l'energia in ingresso e rifornire le parti del corpo che ne necessitano. La condivisione dell’arte oggi avviene senza regole, non è fruita da tutti allo stesso modo, interessa pochi addetti, è mercificata, ha perso il suo valore sociale. In passato la scultura aveva un suo preciso spazio, era parte integrante della società, aveva una sua identità era riconosciuta da tutti… aveva valore.
Cosa consiglieresti a giovani donne e uomini che volessero cimentarsi nella tua professione?
Non la chiamerei professione ma vocazione… chi sente di averla, dovrebbe seguirla a prescindere dal risultato. Fare scultura è un’attitudine mentale, è predisposizione all’osservazione.
Quali sono i tuoi prossimi progetti e i tuoi prossimi appuntamenti artistici? A cosa stai lavorando? Dove potranno seguirti i tuoi fan?
Gli ultimi lavori sono nati dall’idea del mito collettivo e dall’archetipo junghiano, cioè l’immagine dell’inconscio umano… le paure, la parte profonda, infantile, i nuovi miti o le immagini oniriche. Mi sono chiesto che forme potrebbero avere queste icone. Forme probabilmente ossidate dal tempo, fossili, cristallizzate, simmetriche, forgiate nel profondo dell’animo da materia organica e minerale allo stesso tempo, sarebbero idee predeterminate e universali, visioni collettive, avrebbero le sembianze della natura ma il contenuto e la forma del pensiero, sicuramente i nuovi miti potrebbero essere proiettati in un lontano futuro. L’inconscio evocherebbe immagini dei miti antichi ma anche dei miti contemporanei. Per dare un nome a questa ricerca di forme antiche ma evolute, ho voluto utilizzare il temine Πάν (Pan, tutto), per evocare il famoso mito greco ma anche la più recente sindrome, Pangea e Pantalassa, ovvero, il supercontinente bagnato dal mare primordiale, il mito di Pandora, la prima donna creata per punire l’umanità, la Panacea, la personificazione della guarigione universale e onnipotente ottenuta per mezzo delle piante… ma anche la concezione filosofica del Panpsichismo in cui il cosmo risulta animato da un principio intelligente e popolato da centri d’energia o monadi (μόνος uno). Un tempo i miti classici erano tramandati sotto forma di parole, racconti, favole, leggende ed erano rappresentati in opera d’arte o scultura, questo è stato il suo ruolo nei millenni, la scultura ci ha raccontato i miti del passato ma… i nuovi miti come saranno rappresentati? Potrebbero essere raccontati in futuro come simboli o icone digitali 3D, potrebbero essere archiviati o viaggiare nel tempo sotto forma di codice binario… la scultura continuerà a farlo ancora? In che modo? Lo sfondo di queste nuove icone collettive potrebbero essere mondi impossibili ma probabili: Marte, la Luna, lo spazio, il deserto, l’acqua sotto forma di ghiaccio, l’energia di un vulcano. Tutte le forme di questa ricerca sono basate sul concetto di un organismo antico dalla morfologia distinguibile ma evoluto, come il pensiero umano. Mi piacerebbe che l’osservatore potesse riconoscere una certa familiarità andando alla ricerca all’interno del suo archivio inconscio d’immagini senza però riuscire a definire cosa sia precisamente… un prodotto umano naturale fossilizzato che si evolve. Presto mostrerò i miei lavori a Palermo, mi auguro che inneschino curiosità e domande.
Dario Panzica
Andrea Giostra