Cinema, Helena Antonio a Fattitaliani: faccio estrema attenzione al mondo interiore del personaggio. L'intervista

Helena Antonio ha gli occhi verdi e profondissimi e nei suoi lineamenti  tutti i colori delle bellezzze mediterranee. Lei nata in Italia, si è formata nel suo mestiere di attrice con cura ma ha trovato nel Regno Unito la sua popolarità. Fattitaliani l’ha incontrata e intervistata.

Helena Antonio nel film SUNBURN interpreti Lucia, quali sono le caratteristiche del tuo personaggio?
Lucia è una giovane donna spagnola, un personaggio complesso, apparentemente potrebbe sembrare la tipica ‘femme fatale’, ma mano a mano che ci si addentra nella storia scopriamo il suo lato più umano, vulnerabile. Resta un personaggio imprevedibile e misterioso, capace di emozioni contrastanti con effetti devastanti.
Come ci si prepara ad interpretare ogni volta ruoli diversi?
Cerco sempre di ricercare quante più informazioni possibili, ma purtroppo non c’è sempre il tempo necessario per approfondire ogni personaggio e non ho un metodo matematico da usare per ogni ruolo che racconto. Mi sento fortunata ad aver interpretato ruoli estremamente diversi tra loro, credendo fortemente ad ogni singola situazione che vivono, dando estrema attenzione al ‘mondo interiore’ del personaggio. Quello a cui attingo sempre sono le esperienze che io vivo o ho vissuto, rendendo il personaggio più vero. Attingo dal mio vissuto, e da come io lo percepisco.
Quali pensi siano state le tappe fondamentali della tua formazione attoriale?
Una tappa fondamentale per me è stato l’incontro con Macarena Pombo (purtroppo venuta a mancare) con la quale ho studiato alla ‘Central de Cine’ di Madrid. Non posso smettere di ringraziarla. Lei mi ha insegnato a rendere concrete le mie emozioni, ad incanalarle nella giusta direzione, mi ha insegnato a rispondere in modo preciso e alle domande sul personaggio, e la precisione in scena.
John Strasberg (Actors Studio) mi ha dato insegnamenti che a volte mi sono sembrati duri, cercando di tirare fuori le risposte che avevo già. Quando chiedevo aiuto per una scena mi diceva “tu lo sai già”. Duro, ma necessario.
Da giovane talento italiano, hai trovato la tua strada all’estero,cosa ti ha spinto a varcare il confine ?
Nel 2014 mi sono trovata sul set con Tony Kaye (il regista inglese di ‘American History X’) per una grossa pubblicità. Non mi sarei aspettata di prendere il lavoro, visto che il casting è andato avanti per giorni in diverse città. Ma a volte mi arrivano belle sorprese inaspettate (dopo tante batoste!). L’esperienza con lui é stata meravigliosa, mi ha saputo guidare sul set, lasciandomi però anche spazio di creare (cosa per me necessaria), portando qualcosa di mio.
E ho sempre capito al volo le sue indicazioni anche se allora il mio inglese non era per niente brillante! Parlavamo comunque lo stesso linguaggio.
L’anno dopo ho deciso di entrare completamente nella realtà  inglese, trasferendomi a Londra. Sentivo la necessità di migliorare l’inglese e confrontarmi con una realtà grande e complessa.
Se dovessi scegliere un regista italiano per coronare il sogno di un ritorno in Italia sul grande schermo, chi sceglieresti e perché?
Sicuramente mi piacerebbe tantissimo lavorare con Matteo Rovere, è giovane ma sa cosa vuole; mi sono innamorata di ‘Veloce come il vento’. Un film nuovo, diverso (da sempre mi attrae la diversità); ho visto uno Stefano Accorsi trasformato. Una storia solida, che arriva al cuore. Ho visto un regista che sa rischiare.
E poi, da sempre  ammiro Matteo Garrone, per la capacità di spaziare tra diversi generi, e Sorrentino, per i personaggi a volte surreali che è capace di creare. E apprezzo molto il suo lavorare in italiano e in inglese.
E per finire, ci sono davvero tanti registi italiani emergenti di talento, con passione e bisogno di raccontare storie forti.
Che visione si ha del cinema italiano e degli attori all’estero ?
All’estero si conosce il cinema degli anni ‘50, ‘60, la ‘Dolce Vita’, Fellini, c’è forse una visione un po’ nostalgica dell’Italia. Dei contemporanei si conosce sicuramente Sorrentino, e Favino tra gli attori: aiuta che entrambi abbiano lavorato in inglese.
Ci sono cinema, qui a Londra, dove proiettano film italiani puntualmente, purtroppo restano ancora realtà circoscritte. Mi piacerebbe che arrivassero più film italiani in molte più sale anche qui.
Qualche mese fa ho collaborato con ‘Shorts on Tap’ (una piattaforma di cortometraggi e documentari attiva su Londra) per la realizzazione di un evento presso l’Istituto di Cultura Italiano. Abbiamo selezionato dei  cortometraggi italiani, per dare un visione più ampia di quello  che -da italiani- possiamo raccontare.
È fondamentale per me anche un punto di vista più esterno oltre a quello di attrice.
Fattitaliani

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