Teatro, Claudia Campagnola a Fattitaliani: in questo mestiere fondamentale avere un punto fermo. L'intervista

Flora e li mariti sua” ultime due repliche in sold out al Barnum Seminteatro, oggi alle ore 18 e alle 21. La commedia scritta da Toni Fornari, è nata da una Poesia “Nostalgia notturna” della nonna materna Lavinia, con la quale Claudia Campagnola ha passato la sua infanzia. La regia è di Norma Martelli.
Partendo dal testo di Jorge Amado è stata attualizzata e dopo il suo debutto nel lontano 2010, è sempre rivisitata aggiungendo alcune cose e rendendola sempre più intima. Potremmo dire che il testo cresce con Claudia che non delude mai come non deludono mai gli spettacoli del Barnum che rilassano ma inducono sempre alla riflessione. Pubblico attento e soddisfatto. Il testo è gioioso, c’è una serenata di Stefano Fresi e Toni Fornari e anche se la storia è ambientata nel 900 è quanto mai attuale perché ancora, soprattutto nei quartieri popolari si usa farla la sera prima del matrimonio. 
Flora si trova alle prese con il coniuge e con il fantasma del precedente marito.
Il pubblico si lascia presto coinvolgere dalla magia del racconto e dalla bravura di Claudia nel raccontare la soluzione per realizzarsi.
Silenzio assoluto, nessuna luce di cellulare, la magia è anche questa.
In un’ora e un quarto Claudia è instancabile, ammalia e chiude con la filastrocca “La Torta” di Zanazzo!  

Partendo dal testo di Jorge Amado che rilettura è stata data? 
Toni Fornari ne ha fatto una rilettura dei primi del '900 e all’interno del testo siamo partiti dalla Poesia di mia nonna Lavinia, “Nostalgia notturna” scritta in romanesco ed è stato il pretesto per la nascita del progetto e per fare tutto il riadattamento.
Quanto c’è di tuo nel personaggio? 
Molto perché è una storia che mi appartiene ed ha il senso della vita.
Mi ha colpito molto la frase “Amore e morte so na cosa sola”. Che mi dici? 
È vero! La vita è l’amore, non riesco a pensare la vita senza l’amore, perché non potrebbe esistere l’uno senza l’altro. La vita è anche la morte. La vita, l’amore e la morte è tutto qui.  È un gioco, un passaggio, un battito di ciglia. 
L’amore inteso in senso lato, so che hai una famiglia che ti ha sempre supportato. Quanto è importante nel tuo lavoro, il loro supporto? 
È importante avere una cuccia, una protezione, un posto dove sai che puoi rifugiarti nei momenti di difficoltà e dove trovi incoraggiamento, confronto, critica ma anche lo stimolo. È fondamentale soprattutto in questo mestiere avere un punto fermo, avere qualcosa che ti riporta sulla terra altrimenti sei sempre lì a volare fra le nuvole. Ogni tanto c’è bisogno di capire e di ricordarsi cos’è la vita e anche la quotidianità.
Sono un po’ di anni che porti in scena questo spettacolo, le reazioni del pubblico sono identiche o sempre diverse?  
Ha debuttato nel 2010 anche se non l’abbiamo fatto tutti gli anni. Avrà seguito perché è uno spettacolo che ogni volta che riallestiamo per rimetterlo in scena, ci ricorda che non si deve mai smettere di raccontare perché ogni volta il racconto diventa diverso, Il personaggio cresce con me, sia umanamente, sia fisiologicamente e anche artisticamente. Ogni volta il pubblico si riconferma nelle emozioni, nelle risate e devo dire che in quest’ultima versione ho avuto tantissime soddisfazioni perché ho fatto tantissimi cambiamenti e insieme alla regista Norma Martelli abbiamo capito che erano giusti e che dobbiamo seguire la direzione del racconto intimo e spontaneo.


Elisabetta Ruffolo

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Fattitaliani

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