Il
romanzo “Bagliori tra le nuvole” di Antonella Giordano per Falco Editore,
rivela una grande forza narratrice. In questo suo terzo romanzo fa un po’ la
radiografia del dopoguerra. Il viaggio si dipana dalle Alpi alla Sicilia,
attraverso le peripezie di Lena. Come tutti i romanzi anche questo è frutto di
fantasia che spesso si coniuga con esperienze vissute da chi lo scrive o che
l’Autrice ha ascoltato da altri ma i fatti vengono decontestualizzati per
evitare che vengano riconosciuti le persone o i posti dove si sono svolti,
fotogrammi che viaggiano sui binari di una trama.
Un evento determinante è il focus attraverso il quale si susseguono sensazioni
ed emozioni e la Giordano guarda ad esso attraverso la triste storia
dell’emigrazione. Momenti difficili sia per chi partiva che per chi rimaneva. “La terra che avevamo lasciato scompariva
lentamente, impallidendo in versioni in miniature di sé sempre più piccole fino
a divenire lo sprazzo di un ricordo, che sicuramente ogni passeggero avrebbe
conservato in modo diverso”.
Il Romanzo è intriso di sicilianità. La Terra di Sicilia appartiene all’Autrice
non per nascita ma per adozione, ne scrive con grande ammirazione tanto che
sembra di sentire il profumo di ginestre e di zagare ma anche sussurrare lo
scirocco.
C’è
similitudine tra la nostra emigrazione verso i Paesi dell’America latina e
l’Europa. C’è similitudine tra la Terra che avevano lasciato e quella in cui
avrebbero trovato un’occasione di riscatto. C’è similitudine tra i capricci
dello scirocco e i capricci delle onde del mare, di chi oggi si avventura in
balia di scafisti e dei capricci del mare. Cosa ne pensi? Quando ho iniziato a scrivere questo romanzo, non era nelle mie intenzioni
fare questo parallelismo né volevo creare delle comparazioni. Il mio era
semplicemente un riportare le vicissitudini vissute solo fino a pochi decenni
fa da quelle che sono state generazioni di famiglie. Vissute in ogni parte
d’Italia ma in particolare ho voluto evidenziare il fenomeno in Sicilia dove ha
avuto una marcatura più profonda perché lì si è verificato un traffico
collaterale che è all’origine delle indagini che vengono svolte dal carabiniere
che è uno dei protagonisti importanti del romanzo.
Segui tutti i personaggi sulla scena, ti
senti più Regista o Scrittrice?
Né l’una e né l’altra cosa. Mi sento con
loro, ne interpreto gli stati d’animo, li contestualizzo, li vivo, trasmetto i
loro sentimenti e forse ho la presunzione di essere anche troppo presente
perché esprimo il mio punto di vista. I miei personaggi mi appartengono.
Una storia nella storia a formare tante
storie, qual è il filo conduttore?
La condivisione dei sentimenti, il
cammino della vita all’interno di un Paese che non è frammentato, non c’è una
reale diversità tra Nord, Centro e Sud perché poi alla fine le situazioni si
equivalgono.
Chi è il ragazzo che lascia tutto per
seguire gli ideali di legalità e giustizia?
E’ un bambino-bracciante che ha
conosciuto presto il lavoro e i problemi connessi allo sfruttamento del lavoro,
le diseguaglianze, la povertà, la miseria. Questo bambino-bracciante incontra
un’operaia altoatesina, Lena e, si crea una sintesi tra i due personaggi che
poi decidono di fare un cammino di vita insieme. E’ una persona che ho
conosciuto e che ho voluto accompagnare fino ad un certo momento della vita,
poi l’ho perso di vista perché questa persona insieme ad altri ragazzi non ha
scelto di fare un percorso lavorativo. Parliamo di un’epoca storica in cui i
ragazzi non sceglievano, avevano un valore che diventava stringente e preponderante
che era quello di portare aiuto in casa. Ha avuto l’opportunità di potersi
arruolare nel Corpo dei Carabinieri e da quel momento il senso del dovere,
della correttezza, della lealtà, dell’onestà erano talmente radicati in lui che
era un eroe in vita e anche dopo la morte.
Hai parlato di valori, sono gli stessi di
allora o sono cambiati?
Sono un patrimonio che ciascuno ha dentro di sé, in
parte si ereditano e quindi sono una componente genetica, in parte si maturano.
Non è un’affermazione di principio ma una riflessione sulla loro importanza
perché rappresentano dei punti di riferimento. Non c’è un valore più importante
di un altro, è essenziale averli. Sono le norme non scritte che regolano la
comune convivenza ed il cammino della civiltà.
Un buon libro per avere successo ha
bisogno di belle parole. Quanto sono cambiati le parole, la lettura, la
comunicazione in tempi di social network?
I social sono una forma di
comunicazione e in alcuni casi anche d’informazione. Un libro, un romanzo in
particolare è una storia in cui c’è sempre anche se non è autobiografico, una
parte dell’Autore che non è mai distaccato perché entriamo in un altro genere
letterario, saggio, cronaca, giornalismo. Un libro è trasmettere un’emozione
nella sua completezza.
Elisabetta Ruffolo
I
proventi del Libro saranno devoluti all’Opera Nazionale Assistenza Orfani
Militari dell’Arma dei Carabinieri.
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