Prima
Nazionale il 28 novembre ed in replica il 29 al Teatro Sala Umberto di Roma “Mimì”
uno spettacolo di e con Mario Incudine. Regia di Moni Ovadia e Giuseppe Cutino.
Antonio Vasta (pianoforte, fisarmonica e organetto) Antonio Putzu (fiati)
Manfredi Tumminello (chitarre e bouzouki) Pino Ricosta (Contrabbasso) Emanuele
Rinella (batteria).
Testi Sabrina Petyx; Suono: Ferdinando Di Marco; Disegno luci: Giuseppe Cutino;
Costumi: Daniela Cernigliaro.
Arrangiamenti musicali: Mario Incudine e Antonio Vasta.
Tutti
sogniamo di trovarci al posto giusto nel posto giusto al momento giusto ma non
a tutti accade. Modugno aveva un piccolo ruolo in un Film e cantava in
siciliano, Sinatra lo notò e scoprendo che era pugliese gli consigliò di
fingersi siciliano perché la Sicilia era conosciuta in tutto il mondo. Da lì
cominciò la sua ascesa che lo portò in
giro per il mondo come aveva sempre sognato.
Fu un precursore dei tempi, inventò il Teatro canzone e fece parlare gli
animali prima di Walt Disney, usandoli per parlare dei vizi e delle virtù degli
uomini ma anche per denunciare lo sfruttamento dei minatori, il lavoro nero, i
pregiudizi. Cantò la diversità, l’amore impossibile, l’universo femminile Era
un migrante con la valigia di cartone ma la sua grande genialità, la sua voce e
le sue canzoni gli fecero conquistare il mondo. Cantando il suo villaggio è
diventato universale.
Mario Incudine compie a ritroso il viaggio di un uomo ma anche di una
generazione, quella del dopoguerra, della ricostruzione e del boom economico.
Attraverso le canzoni di Modugno analizza i sentimenti.
La genialità di cui era dotato lo ha portato ad essere all’avanguardia. Oggi i
temi trattati sono ancora attuali. Lo spettacolo nasce oltre che per omaggiare
“Mister Volare” anche per far nascere la curiosità alle nuove generazioni di
chi fosse Mimì ed imparare ad amarlo.
Domenico
Modugno cantava una nenia della sua terra, fu interrotto da Frank Sinatra che
gli chiese cosa stesse cantando. Come andò a finire?
Modugno
rispose che era una nenia della Puglia, il suo Paese. Sinatra gli disse che
nessuno sapeva dove fosse la Puglia e gli consigliò di fingersi siciliano per
conquistare il successo perché la Sicilia la conoscevano in tutto il mondo.
Modugno era non solo molto intelligente ma anche un grande comunicatore, si
finse siciliano ma cantando nella sua lingua che è molto simile al siciliano.
Grazie all’intuizione di Sinatra, cominciò la carriera di Modugno che scrisse
molte belle canzoni del suo repertorio in siciliano ma lasciò una letteratura incredibile.
Furono gli anni precedenti al grande successo di “Volare”, “L’uomo in frack”.
Inventò il Teatro-Canzone aprendo i concerti di Gilbert Becaud in Francia, fece
parlare gli animali prima di Walt Disney. In tutti i pezzi in siciliano di
Modugno, troviamo gli animali che parlano. “U pisci spada” una delle sue più
famose canzoni in siciliano parla di una sorta di Romeo e Giulietta degli
animali. Prendendo esempio da Esopo, parlando degli animali, sottolineava vizi
e virtù degli uomini. Altri esempi sono “U sciccareddu m‘briacu”. “Cavaddu cecu
di la miniera” parlando dello sfruttamento sul lavoro dei minatori. Il cavallo
è cieco perché era da anni chiuso nella pancia della terra ed aveva perso la
luce degli occhi, quando diventa vecchio e non può più caricare carrelli di
carbone sulla schiena, viene ucciso dall’uomo. E’ l’unica volta che potrebbe
vedere la luce ma non può farlo perché è cieco. “Musciu niuru” contro la
diversità ed il pregiudizio. Fu il primo a portare in palcoscenico la pizzica
che fino a quel momento era un fenomeno antropologico, scrivendo “Lu
tambureddu. Pizzica pizzica po”. “Lu grillu e la luna” parla dell’amore. Il
grillo muore perché si tuffa nel pozzo dove si specchia la luna. Pezzi
meravigliosi.
L’urgenza di doverlo raccontare, mi ha portato a fare questo spettacolo.
Modugno si conosce da un certo punto in poi ma tutto quello che ha fatto prima
e che costituisce la spina dorsale di tutta la sua carriera, andava portato in
palcoscenico. Lo faccio con una Band straordinaria, con dei nuovi arrangiamenti
e con una Regia firmata a quattro mani da Moni Ovadia e Giuseppe Cutino che
mettono al centro dello spettacolo non solo le canzoni di Modugno ma anche la
storia dell’Italia ed il racconto di un sogno. “Noi siciliani o noi del Sud
abbiamo un grave destino, vogliamo andare al Nord ma c’è qualcosa che ci
riporta al Sud”. Modugno ha avuto successo quando si è finto del Sud anche se
lui era partito con la valigia per andare a studiare al Centro di Cinematografia
a Roma. Come Tolstoy faceva dire a Caetano in “il Fantasma di Vadinho “canta il
tuo villaggio e sarai universale”, Modugno ha raccontato un Sud generico dal
quale tutti vogliamo fuggire ma dobbiamo necessariamente tornare perché ci darà
spessore. In questo mi ritrovo molto anch’io e questo spettacolo me lo sento
cucito addosso. Sono di Enna che è al centro della Sicilia, volevo conquistare
il mondo ed in questo momento sono in tournée in Madagascar, mi rendo conto che
è sempre stata la mia lingua a portarmi in giro. E’ raccontare all’incontrario
il viaggio di un uomo e anche di una generazione. Sono molto contento di come
sia rappresentato lo spettacolo. Si parla della partenza, dell’abbandono,
dell’amore. Tutta una serie di sentimenti umani che poi vengono analizzati
attraverso le canzoni di Modugno.
Credo che Modugno sia stato intelligente
anche a precorrere i tempi perché ha cantato la diversità, l’amore impossibile,
lo sfruttamento sul lavoro. È per questo che è ancora così attuale?
Assolutamente! È attuale anche musicalmente!
La sua genialità innata, lo portava ad essere all’avanguardia. Volare è stata
una rivoluzione. Una canzone che cominciava con la stessa nota ripetuta nove
volte di fila, non si era mai sentita. Ha portato la canzone italiana ad un
certo livello, come faranno poi Bob Dylan, Gilbert Becaud, Lyon Cohen. Modugno
si piazza in quell’affresco dei grandi cantautori contemporanei che lo renderà
unico. Tutti devono a lui la lezione di raccontare in un certo modo.
Cantava l’Italia ed i sogni degli
italiani. Quanto sono cambiati i sogni e l’Italia oggi?
Non sono cambiati
per nulla perché come dicevo, le sue canzoni sono di un’attualità disarmante.
E’ attuale anche il viaggiare per cambiare le cose. Forse è cambiata la
migrazione, non siamo più noi ad emigrare ma accogliamo. Il destino dell’uomo è
quello di andare ma i sogni non cambiano. Sognare di avere un posto nel mondo è
un sogno ricorrente. Prima si partiva con la valigia di cartone, oggi si parte
con l’I-Phone. Prima si scrivevano le lettere oppure si comunicava attraverso
la nostalgia del ricordo. In una tournée ho incontrato dei migranti siciliani
che erano specializzati come muratori. Il fatto di dover partire è una
necessità ma anche il dover tornare. Ibsen diceva nessuno se ne sarebbe voluto
andare ma nessuno sarebbe voluto rimanere. E’ quello che con Modugno si ripete,
bisogna trovare il proprio posto nel mondo anche con la poesia e la musica ma
lo si può trovare anche portando dentro di sé un pezzo della propria cultura
che è quella che vince su tutto. Quando noi andiamo fuori dall’Italia, comunque
portiamo quello che siamo. I vecchi migranti esportavano l’arte mineraria, la
muratura, Modugno ha esportato la canzone e la sua tradizione. Oggi esportiamo
ciò che ci ha formato. Non cambiano i sogni, i desideri, le difficoltà che
forse sono addirittura maggiori rispetto a quelle degli anni 40 e 50. Un
periodo post guerra, la ripresa, il boom economico. Adesso invece non sappiamo
come riprenderci per cui l’unica cosa è sognare e non lasciare mai una delle
cose più importanti ma che può sembrare banale, la poesia, il sapere. Tutto può
passare ma la vera essenza, la poesia, non cambierà mai. In cosa si emoziona
l’uomo? Ascoltando una canzone, una poesia e no quando spunta un emoticon sul
cellulare e devi anche interpretarla. Una poesia, una canzone, ti commuove.
Modugno in cosa era geniale? Fare le canzoni con una voce stentorea e la
chitarra e con la sua innata teatralità, incendiava qualsiasi tipo di
palcoscenico. Bisogna ritornare ad essere immediati artisticamente senza usare
grandi artifici, Mimì è uno spettacolo immediato, senza artifici, Ha la musica,
le canzoni, le sue parole riesce ad arrivare diritto al cuore dei presenti. La
poesia è l’unica cosa che non potranno mai sottrarci.
Il pubblico della Sala Umberto è sempre molto
esigente. E’ un Teatro di grande tradizione ma anche di grande innovazione.
Sono molto emozionato e spero che il pubblico accolga bene lo spettacolo e che
abbia voglia di ascoltare la storia di questo personaggio anche la meno
conosciuta. In un’ora e venti non si può fare tutta la produzione di Modugno ma
spero di accendere la miccia e incuriosire la gente e soprattutto i giovani a
spingerli a ricercare la storia di Modugno. Abbiamo testato questo spettacolo
in Sicilia durante una prova aperta ed è piaciuto moltissimo. Credo che sarà
apprezzato allo stesso modo ovunque lo porteremo.
Elisabetta Ruffolo