Giornata Internazionale dello Stagista, 10 consigli per trasformare il tirocinio in un contratto

Il tema è complesso. Giovani con poca esperienza e primi passi sul campo, procedure, processi e regole da rispettare nelle varie attività; per non parlare delle necessarie nozioni tecniche, tutto da imparare in un breve lasso di tempo, in un susseguirsi di impegni che si accavallano.
Errori nel modus operandi, nati dalla poca esperienza ed a volte dalla poca attenzione. Esigenze aziendali che portano a chiedere risultati autonomi in tempi brevi. Essere stagista non è certo facile. Come non è facile per una azienda formare velocemente e bene, persone che non sono ancora autonome. Difficile è anche far fruttare al meglio l’esperienza maturata nel corso di uno stage in azienda e tramutare i mesi di “gavetta” in un vero e proprio posto di lavoro con il tanto agognato contratto. Secondo il “Rapporto Annuale sulle Comunicazioni Obbligatorie 2017”, redatto dal Ministero del Lavoro, su un totale di 318mila tirocini attivati nel corso del 2016, solo 103mila si sono formalizzati in un nuovo impiego: una percentuale del 32,4% che evidenzia come non sia sempre automatico arrivare alla formalizzazione del contratto. Le ragioni più frequenti, secondo gli analisti, si possono individuare in alcune carenze macro, nate in alcuni casi dal passato formativo, dalla poca umiltà, capacità di attenzione; dalla mancanza di professionalità alla scarsa proattività, dalla poca voglia d’imparare alla difficoltà nella socializzazione, fino alla poca propensione al sacrificio e al rispetto delle figure responsabili come i superiori o il capo. Se per Chiara Grosso, CEO di FourStars, il problema principale è la distanza tra università e mondo del lavoro, per la Master coach Marina Osnaghi, lo sono i presupposti culturali in cui lo stage avviene e l’equilibrio fra il ‘Do ut des’.

È quanto emerge da un approfondimento condotto da Espresso Communication per FourStars coinvolgendo un panel di 20 esperti del mondo del lavoro, per spiegare ai ragazzi come sfruttare al massimo la propria esperienza di stage e tentare di ottenere il posto sognato.

Ma quali sono le cause di questi frequenti insuccessi? Secondo chi conosce da molto vicino l’universo degli stage la ragione risiede nella formazione universitaria troppo distante dal mondo del lavoro: “Lo stage è una risorsa preziosissima, che permette ai giovani di avvicinarsi al mondo del lavoro e, in qualche modo, anche di cominciare a scoprire se stessi – spiega Chiara Grosso, presidente e CEO di FourStars, agenzia per il lavoro ed Ente Promotore accreditato dal Ministero del Lavoro – La formazione universitaria non è sempre in grado di garantire un’esperienza pratica e professionalizzante e il tirocinio si rivela uno strumento essenziale nella fase di transizione dagli studi all’attività lavorativa, in quanto consente di mettersi in gioco, imparare e scoprire cosa si vuole o non si vuole fare da grandi. È molto importante cominciare a svolgere stage parallelamente agli studi, per presentarsi ai futuri colloqui di lavoro con un’esperienza e una consapevolezza lavorativa già acquisite. Atteggiamenti positivi come la voglia di imparare, la professionalità, la proattività sono elementi vincenti per affrontare uno stage e avere buone possibilità di trasformarlo in un’opportunità di lavoro. Di fondamentale importanza è essere consapevoli del fatto che non esiste più la vecchia distinzione tra studente e lavoratore. Le due esperienze devono sovrapporsi, in un continuo apprendimento sia teorico che esperienziale”.

Andando ad approfondire i dati ministeriale, emerge nel dettaglio che il 76% dei tirocini si sono interrotti al termine naturale del periodo di formazione, contro un 10,5% di quelli conclusi su richiesta del tirocinante e solo uno 0,6% interrotti su iniziativa del datore di lavoro. Ma dal punto di vista dell’azienda, come è possibile far rendere al meglio le proprie risorse tirocinanti, valorizzandone le peculiarità, le soft skills e le capacità lavorative, senza rischiare di perdere questo prezioso valore?

“In un momento di crisi e destabilizzazione, le aziende si sono impegnate a fronteggiare la situazione contingente, invece di una continuità di lavoro e di crescita: la figura dello stagista è stata fortemente  impattata  da questi eventi – spiega Marina Osnaghi, la prima Master Certified Coach in Italia – L’impegno per far crescere le nuove leve, anche in condizioni ottimali, è molto pesante per l’azienda, che si ritrova a dover formare la persona dovendosi sostituire alle istituzioni scolastiche, erogando una formazione professionale che prima non c’è stata: se questo da un lato costa un sacco di tempo, dall’altro dà la possibilità di crescere una risorsa secondo una specifica programmazione. In ogni caso il tempo investito per accompagnare uno stagista a ‘possedere’ una professione è tempo ben speso. La crisi ha impoverito l’attenzione dedicata alle nuove leve ed oggi se ne pagano le conseguenze. Il costo del lavoro è un tema centrale per un’azienda, cardine delle tematiche aziendali che tratto nel coaching: un’impresa non è fatta solo di grandi capi, è fatta di persone che la fanno funzionare con umiltà ricoprendo ruoli minori, fondamentali nella vita dell’azienda. I giovani dalla loro parte, possono fare la “gavetta”, rivestendo ruoli minori e costruendo la base della propria professione. Imparando e diventando più consapevoli del ruolo e delle responsabilità. Ed ovviamente devono dare impegno e disponibilità. Vedo giovani volenterosi, molto disposti a lavorare sodo per potersi fare spazio nel mondo del lavoro. Attraverso uno stage si può orientare ed indirizzare il potenziamento delle competenze ed il trasferimento della cultura aziendale. Crescere una persona dell’interno è una decisione strategica chiara, come lo è prenderla dall’esterno. Decisioni che si muovono su linee guida e principi diversi che hanno un solo scopo: far funzionare bene le cose in azienda”. 

Non sempre si arriva ad una assunzione. I motivi? Secondo i dati di Unioncamere per i diplomati si tratta in un caso su due di un gap di competenze, mentre per i laureati, oltre al carenza di competenze (38%), si riscontra anche la mancanza di formazione specialistica (34,5%), e soprattutto aspettative superiori a quanto viene offerto (23,5%). Un’incomprensione, quest’ultima, che può nascere anche dalla provenienza culturale differente. “Assumere uno stagista significa spesso incontrare culture diverse – spiega la coach Osnaghi – L’integrazione di ogni essere umano nel contesto azienda dovrebbe richiedere tempo ed attenzione. Il pericolo più grande è quello di inserire uno stagista in una posizione con sommarie informazioni e pochi feedback. Per accompagnare il giovane nel percorso di apprendimento, l’azienda deve contribuire a crescere un patrimonio importante e, se si cura dello stagista, si può stabilire proficuo do ut des. Alla base di questo processo sono necessari presupposti etici, intendendo lo stage come un servizio all’azienda in termini di patrimonio delle risorse ed un atteggiamento di attenzione, feedback costante ed anche determinazione ad orientare una risorsa verso comportamenti professionali Un consiglio all’azienda in fase iniziale è di impegnare subito il giovane in prove pratiche. Attività tipiche ed importanti nel ruolo, su cui verrà chiamato a dare risultati, in modo da testarne immediatamente la reazione ed avere elementi per dare feedback e sostenere immediatamente indirizzando ad un apprendimento veloce delle competenze necessarie”.

Ecco infine il decalogo degli esperti per non commettere errori durante lo stage e tramutare il tirocinio in un vero e proprio contratto:

1- SFODERARE LA VOGLIA DI IMPARARE
La prima regola è la predisposizione all’apprendimento. Bisogna essere curiosi, ricettivi e chiedere chiarimenti al tutor. Se si ha a che fare con diverse aree dell’azienda, è bene individuare i colleghi più disponibili a dispensare aiuto e raccomandazioni. Ovviamente un buon consiglio è di chiedere e prendere appunti.

2- DIVENTARE OSSERVATORI
Sempre nell’ottica di imparare il più possibile, è bene osservare i colleghi, le dinamiche aziendali e tutti i dettagli che possano aiutare a integrarsi nella quotidianità professionale.

3- SOCIALIZZARE CON I COLLEGHI
È molto importante riuscire a sentirsi accolti e a proprio agio. Per questo motivo è consigliabile porsi in modo aperto e non competitivo, approfittare di ogni occasione per approfondire la conoscenza dei colleghi.

4- NON SCORAGGIARSI E IMPARARE DAGLI ERRORI
Errare è umano. L’importante è essere in grado di assumersi le propria responsabilità e chiedere consigli al proprio tutor, l’errore è parte integrante di in un percorso ed è funzionale all’apprendimento.

5- LA PROFESSIONALITÀ NON PUÒ MANCARE
La puntualità, l’ordine, il rispetto e la disciplina sono atteggiamenti vincenti. Per questo è importante essere professionali anche nell’abbigliamento, documentarsi sul dress code e regolarsi sull’esempio dei colleghi.

6- ESSERE UMILI PAGA
L’impegno non deve essere considerato proporzionale alla retribuzione. È buona regola evitare le lamentele e dimostrare di saper svolgere anche mansioni meno importanti prima di acquisire responsabilità.

7- ESSERE PROATTIVI
La proattività è sempre una grande risorsa. È bene avere il coraggio di condividere idee o soluzioni che potrebbero essere utili all’azienda con spirito critico e selettivo.

8- BE YOURSELF
Farsi notare evidenziando le proprie peculiarità e punti di forza è molto importante, un aspetto di forte attrazione nei confronti di manager e datori di lavoro.

9- RICORDARSI CHE ALLO STAGE NON CORRISPONDE NECESSARIAMENTE UN’ASSUNZIONE
Non è scontato che allo stage segua necessariamente un contratto di lavoro. Occorre sempre ricordare che lo stage è principalmente un’esperienza formativa per arricchire il proprio bagaglio di competenze.

10- RICORDARSI IL RUOLO DELL'ENTE PROMOTORE
Lo stagista deve considerare quindi che, oltre al tutor aziendale, gli corrisponde anche un altro tutor, quello dell’Ente Promotore, a cui può fare riferimento in qualsiasi momento, per dubbi o segnalazioni.
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