La scelta delle musiche di Anne Dudley è semplicemente fantastica. Gli attori, superlativi, tra tutti Willem Dafoe, Kristin Scott Thomas, Lauren Bacall, Ned Beatty. Il protagonista, Woody Harrelson, imperioso e straordinario. La sceneggiatura brillante. La regia magistrale. Il racconto contemporaneo “The Walker”, ma di un contemporaneo che non tramonta mai e che potrebbe essere quello di oggi come quello di dieci, venti, cento o mille anni fa, è tanto attuale quanto disarmante. Sono questi gli elementi che fanno del film scritto e diretto da Paul Schrader un capolavoro assoluto del cinema internazionale.
Ma com’è che questo film è passato quasi inosservato in Italia? Com’è che molti capolavori hollywoodiani non hanno accesso al grande pubblico italiano? Com’è che sono sempre gli stessi format statunitensi ad invadere il mercato delle sale cinematografiche della grande distribuzione italiana? Non lo so. Ma i veri appassionati di cinema dovrebbero porsele queste domande e reagire di conseguenza: ed oggi finalmente si può!
Woody Harrelson (Carter Page III) è uno straordinario omosessuale di cultura e di grande intelligenza, che dedica tutto il suo tempo alle ricchissime e potentissime donne dell’alta borghesia washingtoniana facendo loro da accompagnatore nelle gite cittadine o negli spettacoli teatrali, ovvero, da raffinato personal shopper nei migliori store d’alta moda di Washington. Carter, di prestigiosissime origini di importanti proprietari terrieri e di grandi uomini di potere americani, è l’uomo più rispettato e desiderato della città che conta, ma al contempo l’uomo più temuto per i segreti più reconditi ai quali può facilmente avere accesso. Per Carter l’amicizia è un valore essenziale. Quando per proteggere la sua migliore amica Lynn (Kristin Scott Thomas) da un grave accaduto, si immola con naturale spontaneità pensando di risolvere la questione in modo semplice e “superficiale”, si rende conto, rischiando la sua stessa vita, che quella che è la sua società, così avvezza al potere e alle apparenze, ha un mantra formidabile nel cinismo, nella cupidigia, nell’egocentrismo, nella salvaguardia ad ogni costo della propria posizione e del proprio ruolo sociale, al di là di qualsiasi elemento etico o morale condiviso solo nelle chiacchiere da salotto e da caffè “culturale”.
Potremmo concludere queste brevi note scrivendo che certamente Paul Schrader non sbaglia un colpo, tra tutte le sue produzione certamente vanno ricordati Taxi Driver (1976) e American Gigolò (1980). Solo per rammentare ai lettori la portata dell’autore di quest’altra interessante opera cinematografica. Solo per incoraggiare il lettore a recuperare questo bellissimo film e a goderselo come si fa con una bibita ghiacciata in una giornata afosa per ritrovarsi subito dopo rinfrescati da una prospettiva narrativa che subitaneamente, con la porta della sala delle carte che si chiude dietro Lynn, ci manifesta la nuda crudeltà della nostra specie.
-ANDREA GIOSTRA
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