A Bruxelles l’estate è all’insegna della controcultura, dell’hip hop e della street art, con una ricca serie di eventi previsti sino a settembre.
Per apprezzare la capitale d’Europa da un angolo di vista diverso, nel quadro di un anno dedicato a mettere in valore Bruxelles come la seconda città al mondo più cosmopolita, dopo Dubai, secondo il World Migration Report, e la prima in Europa grazie alla presenza di ben 183 diverse nazionalità. Prospettiva che ha portato alla nascita del progetto mixity.brussels 2017, per mostrare nell’arco di un intero anno la ricchezza culturale della capitale belga, ed il focus in questi mesi estivi è appunto l’arte urbana di strada. Per scoprirne le radici, i significati, la storia, le sue realizzazioni.
La prima tappa immancabile è il Bozar, il Palais des Beaux Art di Bruxelles, dove sino al 19 settembre è possibile visitare la mostra “Yo. Brussels Hip-Hop Generations” che racconta la storia dell’hip hop in Belgio a partire dai primi anni ’80, come cultura urbana ispirata dal movimento nato un decennio prima tra gli afroamericani di di New York.
È la prima volta che una delle più importanti istituzioni culturale di Bruxelles dedicata un approfondimento alla cultura di strada, per scoprire quanto lavoro, studio, pensiero c’è dietro quelle che potrebbero superficialmente sembrare solo espressioni estemporanee ed invece hanno un codice, ci sono degli stili, che in realtà si sviluppano in quattro discipline differenti che sono i graffiti, il rap che può essere considerato come una nuova forma di letteratura, la musica DJ-ing e la danza breakdance.
L’esposizione è ricca di documenti dei primi boys, le loro bombolette di vernice fatte in casa e i loro black book con gli schizzi dei graffiti che poi averebbero realizzato sui muri della città. Sono dei contestatori, il loro messaggio è politico, di protesta mpegnata, scatenano il dibattitto sui loro “vandalismi”. Dai primi anni Duemila però tutta cambia, da clandestini diventano una nicchia sempre più popolare e di moda. Alcuni di loro diventano artisti professionisti, la loro influenza crescente, basti pensare alla fama oggi di personaggi quali Bonom per quanto riguarda i graffiti o star della musica quali il cantante-rapper Stromae. L’esposizione è ricchissima di video rari, ma anche è un invito a vivere, provare, l’hip hop con spazi liberi per esprimersi con diversi atelier creativi per grandi e più piccoli. Completa l’offerta un pop-up bar all’estero del Bozar con pista da skate e mini piscina animato da diversi artisti locali dell’hip hop di oggi.
Proprio di fronte al Bozar si trova poi quella Galleria Ravenstein che è stato uno dei primi luoghi d’incontro a Bruxelles di rappers e breakdancers. E da li si può cominciare il proprio tour della città , in autonomia o partecipando ad una delle numerose visite guidate organizzate, anche in bicicletta. L’ente turistico www.visit.brussels ha messo a punto una mini guida apposita con gli indirizzi dove scoprire i graffiti di artisti, o collettivi di artisti, quali il già citato Bonom, ma anche Denis Meyers, Arnaud Kool, Parole oppure Farm Prods, solo per citarne alcuni. Nella guida anche indirizzi di negozi di oggetti e abbigliamento ispirati alla Street Art , ma pure di tatuaggi e dischi in vinile. Da non mancare un giro per le strade del “quartiere africano” di Matonge e lungo il Canale di Bruxelles. Per le visite guidate, proposte a volte dagli stessi graffitari, ci si può rivolgere in particolare a www.faisletrottoir.com.
Alma Torretta