Claudia
Conte pubblica “Il vino e le rose. L’eterna sfida tra il bene e il male” (Armando Curcio editore) il suo secondo interessante Romanzo, dopo l’intrigante
e sofisticato racconto dei “Soffi
Vitali”
del 2015, pubblicato dall’Editore Intermedia (Orvieto), che ha
riscosso un interessante successo di critica e di lettori, e che
certamente ha proiettato Claudia nell’immaginare e nello scrivere
un’altra interessante ed ammaliante storia contemporanea ed
estremamente attuale.
Il tema che Claudia Conte tratta brillantemente
in questo suo ultimo Romanzo è quello della condizione vitale
dell’essere umano moderno, dell’humus
in cui nasce, cresce, e vive la sua vita fin quando avrà respiro
vitale. Una
vita condensata di emozioni: dolore e passione, amore e delusione,
felicità e tristezza, delusione e protezione, fedeltà e tradimento,
solitudine ed empatia, malattia e salute, fragilità e vulnerabilità,
rimpianti e rimorsi, disperazione e speranza, creatività e apatia,
musica e arte, melanconia ed euforia.
Interessanti meta-messaggi vengono lanciati al lettore da Claudia
Conte col suo Romanzo che prende spunto dalla storia di tre donne,
amiche sin dall’infanzia, che vivono da sempre un rapporto di
scambio intellettuale ed esperienziale profondo e vitale, finalizzato
alla ricerca della felicità, che non vuol dire altro che raggiungere
un proprio equilibrio psico-fisico per vivere pienamente ed
intensamente la loro vita con consapevolezza e profondità spirituale
e meditativa, malgrado il mondo contemporaneo sia dominato dalla
virtualità, dalla frivolezza, dalla cupidigia, dal dolore, dalla
sofferenza, e quindi da qualcosa che segna profondamente l’anima e
la ragione. «Ma
cos’è che ci rende veramente felici in questo pianeta?»:
potrebbe essere questa una delle domande che Claudia Conte lascia al
suo lettore. Ma è anche vero che l’autrice scrive così di uno dei
sui personaggi: «Le
venivano in mente le struggenti parole di Jorge Luis Borges nella
poesia Il rimorso: “Ho commesso il peggiore dei peccati che un uomo
possa commettere. Non sono stato felice” ... «Quanto è triste la
vita! Quanto è stupida ed insignificante! Vorrei morire!».
Non è che alla fine la felicità che indica il dito di Conte puntato
verso la luna è quella che descrive Matteo nel suo Vangelo (13, 44):
«Il
regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo
lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende
tutti i suoi averi e compra quel campo.»?
ANDREA
GIOSTRA.
Foto di Daniele Butera Leggi anche:
L'ATTRICE E PRESENTATRICE CLAUDIA CONTE A FATTITALIANI: "AMO VIVERE NELLA BELLEZZA, NELL'ARTE, NELL'ARMONIA". L'INTERVISTA
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