Torricella
Peligna, piccolo comune abruzzese ai piedi della Majella, la montagna
madre, da undici anni ricorda John Fante, figlio di Nick nato proprio
nel piccolo borgo abruzzese.
Scrittore
tra i più importanti nell’America del dopo guerra e del cinema,
viene scoperto in Francia, e poi in Italia, grazie a Bukowski, solo
alla fine degli anni settanta. Sconosciuto a molti, amato alla follia
dai suoi fan, John Fante ci ricorda l’importanza delle radici, la
forza dei rapporti familiari e del segno che lasciano nella propria
vita. Ma lo scrittore italo-americano è anche il simbolo della
sregolatezza, di un percorso fatto di cadute e risalite. Insomma di
un cammino che offre a tutti spunti di riflessione.
In
questa edizione punto cruciale del Festival, che si svolgerà nel
paese abruzzese dal 19 al 21 agosto, sarà la parola “migrazione”,
in un momento storico in cui questo fenomeno sta “invadendo” la
nostra quotidianità. Milioni di persone in fuga dai loro Paesi alla
ricerca di un mondo migliore. Fuga da guerre, carestie, fame come
oltre 100 anni fa i nostri nonni, bisnonni fuggirono da un destino
segnato dalla povertà per dare una speranza ai propri figli. Figli
poi cresciuti in nazioni diverse e che oggi, magari, hanno anche
ruoli significativi nella vita sociale, culturale di quel Paese ma
che mai hanno dimenticato da dove erano arrivati. Come John Fante e
come i suoi figli Dan (morto nel novembre 2015) e Vittoria, che anche
questa estate sarà a Torricella Peligna.
Un
filo conduttore che parla di migranti e integrazione che lega la
presenza di Ryan Gattis giovane scrittore americano che racconterà i
tumulti razziali di Los Angeles nel 1992. Tumulti che ad oltre 20
anni di distanza sono presenti anche oggi nell’America del melting
pot e delle paure dell’altro ancora troppo presenti nel paese dei
sogni. E poi Riccardo Iacona, giornalista e conduttore televisivo e
ancora la Fondazione “Luciano Russi che si occuperà di “Le donne
nell’emigrazione” e dei 60 anni dalla tragedia di Marcinelle, in
Belgio, dove morirono molti minatori, migranti abruzzesi.
Il
Festival è un happening che spazia tra il Premio “Opera Prima”
che tra i 3 finalisti di questa edizione vede Gesuino Nèmus
(https://www.youtube.com/watch?v=ApVePmzVFn8&feature=youtu.be)
, Simona Garbarini
(https://www.youtube.com/watch?v=eDxTUc8BY84&feature=youtu.be)
e Marco Peano.
Per
continuare con Pino Scaccia, inviato del TG1, che presenterà il suo
libro “Nell’inferno dei narcos”: la storia di Miriam, giovane
ragazza di Verona che ‐
per soldi, per disperazione, ma soprattutto per amore ‐
ha accettato di fare la “mula”, la corriera della droga dalla
Colombia all’Italia. E poi molti altri appuntamenti tra i giovani
esordienti, il fumetto e il linguaggio giovane per un gran finale con
“La banda della posta”
un complesso di anziani musicisti del paese di origine della famiglia
di Vinicio Capossela –anche lui figlio di migranti e mai dimentico
della sua terra-, Calitri, Alta Irpinia, che sin dagli anni Cinquanta
ha suonato agli sposalizi del paese esibendo un repertorio musicale
energico e vitale.
Un
festival che come dice la sua direttrice, Giovanna Di Lello “John
Fante continua ad ispirare innumerevoli artisti a livello
internazionale e noi con il nostro festival letterario “Il
dio di mio
padre” siamo qui per accoglierli. In questa XI edizione non poteva
mancare lo scrittore losangelino Ryan Gattis, che “Chiedi alla
polvere” se l’è addirittura tatuato sul dorso della schiena.”