Dopo il
grande successo a Madrid, apre a Rovereto
I pittori della luce.
Dal Divisionismo al Futurismo,
la straordinaria mostra prodotta
dal Mart e dalla Fondazione MAPFRE.
Con questo
progetto espositivo, il Mart conferma il proprio impegno nel
presentare al pubblico internazionale la grande arte
italiana. Partendo dai
capolavori delle Collezioni, a cui si affiancano prestiti
eccellenti provenienti dalle
maggiori raccolte europee, il museo di arte moderna e contemporanea
di Rovereto inaugura, ancora una volta, una mostra che raccoglie ed
espone un patrimonio
storico-artistico di inestimabile valore
culturale.
Nei mesi
scorsi il Mart ha individuato alcune traiettorie
da seguire per consolidare la propria identità e rinnovare il
rapporto con il pubblico: La
via del moderno, Percorsi
contemporanei
e I Focus.
In
particolare, il percorso sull’arte
moderna si è aperto con il
ritorno delle Collezioni permanenti e con la mostra La
coscienza del vero. Quest’ultima,
focalizzata sul Realismo
e con opere del periodo 1840-1895, ha inaugurato al
Mart un viaggio nel XIX secolo.
Come in un percorso a tappe, la mostra I
pittori della luce
rappresenta il secondo momento espositivo, che pone a confronto due
fondamentali movimenti artistici, tutti italiani:
il
Divisionismo e il Futurismo.
Inoltre, dal 5 novembre,
il percorso culminerà nella grande mostra su Umberto
Boccioni,
realizzata nel centenario della sua nascita.
Attraverso
questo articolato programma, il Mart si conferma così protagonista
indiscusso dell’arte moderna
italiana.
Con I
pittori della luce. Dal Divisionismo al Futurismo,
inoltre, il Mart rinnova
proficue collaborazioni internazionali
e valorizza, ancora una volta, il proprio
patrimonio in Italia e
all’estero. La mostra a Madrid, presso la Fondazione
MAPFRE, dal 17 febbraio al 5
giugno, è stata la prima in Spagna su questo confronto e segna,
quindi, un momento decisivo nella conoscenza della pittura moderna
italiana all’estero.
La
mostra
I
pittori della luce. Dal Divisionismo al Futurismo
è un
grande progetto
internazionale che ruota attorno a un preciso
periodo storico e a un nucleo
di capolavori italiani.
La mostra
illustra come, sul finire del
XIX secolo, partendo
dallo studio della luce e del colore,
gli artisti italiani intraprendono un percorso pittorico che cambia
radicalmente la storia dell’arte.
A
cura di Beatrice
Avanzi,
Musée d’Orsay; Daniela
Ferrari,
Mart, Fernando
Mazzocca,
Università degli Studi di Milano, l’esposizione presenta oltre
80 opere in sei sezioni cronologiche e tematiche:
Il
Divisionismo tra vero e simbolo; La luce della natura; La
declinazione realista. L’impegno sociale; La declinazione
simbolista. Una “pittura di idee”; Verso il futurismo; La pittura
futurista.
Attraverso
una selezione di opere iconiche provenienti dalle Collezioni del
Mart, arricchita da prestigiosi prestiti pubblici e privati e da
materiali d’archivio, la mostra narra le origini e lo sviluppo del
Divisionismo in un dialogo
esplicito con il Futurismo.
Suddiviso
in tappe, il percorso illustra in modo completo e graduale il
procedere del linguaggio divisionista. La luminosità della pittura
calda ed energica di divisionisti e futuristi travolge il visitatore
e lo guida attraverso atmosfere cromatiche e capolavori assoluti.
Il
progetto racconta l’arte dei
maestri italiani che tra la
fine del XIX secolo e l’inizio del XX introducono il rivoluzionario
cambiamento di mentalità su cui poggiano le basi le Avanguardie del
’900, in particolare il Futurismo. Nel giro di pochi decenni,
il Divisionismo evolve naturalmente nel Futurismo, definendo la
nascita della pittura moderna in Italia.
In mostra
alcune tra le maggiori e più note opere di Giacomo
Balla, Umberto
Boccioni, Francesco
Cangiullo,
Carlo Carrà,
Carlo Fornara,
Vittore Grubicy de Dragon,
Baldassare Longoni,
Emilio Longoni, Cesare
Maggi,
Giuseppe Mentessi,
Angelo Morbelli,
Plinio Nomellini,
Giuseppe Pellizza da Volpedo,
Gaetano Previati, Luigi
Russolo,
Giovanni Segantini,
Gino Severini,
Giovanni Sottocornola.
I
pittori della luce
Tra la
fine dell’800 e l’inizio del ’900, il Divisionismo svolge un
ruolo fondamentale nel rinnovamento artistico italiano, trovando il
suo ideale proseguo nell’avanguardia Futurista.
È in
questo confronto tra due generazioni che si definisce la nascita
della pittura moderna in Italia. Ciò
che lega i due momenti artistici è la ricerca
sulla luce e sul colore, filo
conduttore tra due pietre miliari della nostra storia dell’arte.
Inoltre, come tutte le grandi rivoluzioni, i due movimenti destano
inizialmente scalpore e le loro idee si inseriscono in un fervido
clima culturale che osserva e interpreta i cambiamenti del proprio
tempo.
Il
Divisionismo si afferma nel 1891
alla Triennale di Brera, con
la prima uscita “pubblica” di un gruppo di giovani pittori:
Giovanni
Segantini,
Giuseppe Pellizza da Volpedo,
Angelo Morbelli,
Emilio Longoni.
Pur nelle
differenze tra un pittore e l’altro, che in mostra sono
sottolineate e poste a confronto, alcune questioni, largamente
condivise, emergono con forza.
Basati
sulle ricerche scientifiche
sulla percezione e poco
rispettosi delle regole della pittura accademica, i lavori dei
Divisionismi vengono accolti da un vivace e articolato dibattito che
non si esaurisce semplicemente nella diatriba stilistica, ma si
ramifica nella trattazione di nuove urgenti questioni
che, dalla fine del XIX
secolo in poi, entrano prepotentemente nelle rappresentazioni
pittoriche. I nuovi artisti sconvolgono e dividono la critica e il
pubblico borghese, non solo per l’uso della tecnica
divisa, ma anche per le
inedite interpretazioni
dei temi cari alla tradizione. A partire da una rivoluzione
visiva derivante dalle
scoperte sulla scomposizione
del colore e incentrata sul
potere espressivo della luce,
cambiano anche i soggetti
dipinti, tesi verso una
modernità nelle questioni
raffigurate che spaziano dai
contenuti sociali – in un’Italia da poco unita ancora in cerca di
una propria identità culturale – a soggetti più lirici legati
alla tendenza internazionale del Simbolismo. Come ricorda Fernando
Mazzoca nel suo saggio in catalogo, il Divisionismo fu il primo
linguaggio pittorico dell’Italia nascente.
L’interesse
per il mondo operaio, per esempio, o la predominanza di opere
dedicate a tematiche politiche e sociali, evidenzia un
cambiamento di gusto e un’attenzione alle
condizioni
delle classi più disagiate e alle disparità sociali senza
precedenti che permette alla pittura di assumere una dimensione
collettiva e politica lontana
dal pietismo della pittura di genere dei decenni precedenti.
Al centro
dell’indagine della pittura divisionista, però, rimane la
rappresentazione della luce,
in particolare nell’ambiente
naturale.
Compreso
il meccanismo percettivo, i
divisionisti piegano la scienza agli scopi dell’arte.
L’empatia con il paesaggio si rinnova in una dimensione simbolica e
ideale. Liberatasi della tradizione paesaggistica, la pittura divisa
trova nell’ambiente una dimensione di unione tra gli esseri umani e
la natura e un tema privilegiato di indagine luministica.
Centro
geografico del movimento, fin da subito, è la città di Milano
nella quale i divisionisti trovano occasioni espositive, un
ambiente vivace e pronto al dibattito
e un mercante-critico (ma anche pittore) che li appoggia, Vittore
Grubicy de Dragon, che per
primo in Italia rivela le tecniche e i successi del Pointillisme.
Con il movimento francese i divisionisti italiani condividono
l’utilizzo dei soli colori
puri, non mescolati a impasto
sulla tavolozza, ma applicati direttamente sulla tela a piccoli
tocchi, che l’occhio dell’osservatore ricompone.
Gli
italiani però interpretano la tecnica divisa come un mezzo e non un
fine, sottoposto e adattato al contenuto e al messaggio dell’opera,
in cui la ricerca di una maggiore luminosità affida alla luce un
valore simbolico. Il Divisionismo si configura, quindi, non come una
filiazione del movimento francese, ma come una tendenza
autonoma, che condivide con
il Pointillisme
alcuni presupposti tecnici e teorici.
Un nuovo
alfabeto pittorico di respiro internazionale si diffonde e si espande
a macchia d’olio tra tutti coloro che lo adottano, pur declinandolo
e innovandolo con scelte stilistiche e tematiche differenti. Il
fermento cresce e si riverbera in un clima dinamico testimoniato in
mostra dalle lettere, dai libri e dai materiali d’archivio che
costituiscono un prezioso sottofondo teorico di studio. Le fonti
della ricerca
storico-archivistica entrano
ancora una volta in mostra grazie al lavoro e al patrimonio
dell’Archivio del ’900
del Mart.
Dalla
forza di questa nuova poetica e sulle sue basi tecniche scaturisce,
all’inizio del ’900, il Futurismo.
Il
maggiore movimento d’avanguardia italiano
si sviluppa intorno alle idee del poeta Filippo
Tommaso Marinetti che nel
febbraio 1909 irrompe sulla scena artistica con il Manifesto
Futurista, pubblicato
sulla prima pagina de “Le Figaro”.
All’appello
aderiscono Umberto
Boccioni,
Giacomo
Balla,
Carlo
Carrà,
Luigi
Russolo
e Gino
Severini
che nell’aprile dell’anno successivo firmano il Manifesto
tecnico della pittura futurista,
in cui proclamano che “non
può sussistere pittura senza Divisionismo”,
indicando nella comune formazione divisionista il substrato di
partenza del movimento. La scomposizione della luce associata a
quella della forma e a una vocazione alla rappresentazione del
movimento e della velocità della vita moderna proiettano l’arte
italiana nel cuore del coevo dibattito artistico europeo. La città
industriale in piena crescita, le periferie urbane in espansione, il
dinamismo e il progresso sono i temi che caratterizzano la nuova
pulsante ricerca.
Il
partner internazionale
La
Fundación MAPFRE
è un’istituzione filantropica senza scopo di lucro, fondata nel
1975 con l’obiettivo di contribuire al benessere e alla crescita
dei cittadini e della società.
Da oltre
vent’anni, l’area cultura realizza e produce progetti e mostre di
respiro internazionale. La Fondazione, che ha finanziato importanti
restauri e recuperi per promuovere la conoscenza del patrimonio
spagnolo, recentemente ha focalizzato la propria attività intorno
alla pittura europea, in particolare francese e italiana.
Sul
territorio
In
collegamento e in collaborazione con il Mart, il MAG Museo Alto Garda
inaugura sabato 25 giugno la mostra Divisionismi
dopo il Divisionismo | La pittura divisa da Segantini a Bonazza, a
cura di Alessandra Tiddia, curatrice Mart e coordinatrice scientifica
del progetto dedicato Segantini
e Arco. L’esposizione
consolida il rapporto di collaborazione fra Mart e MAG avviato nel
2013 attraverso un protocollo d’intesa.
Con una
selezione di opere che verifica l’estensione della poetica
divisionista nel Novecento italiano, la rassegna di Arco intende
collegarsi alla grande mostra del Mart.
L’Azienda
per il turismo Rovereto e Vallagarina propone speciali offerte
per visitare la mostra e vivere un Trentino tutto da scoprire.