ATRI
(Teramo) - La città di Atri
rende
onore a Rodolfo
Zanni,
compositore e direttore d’orchestra di straordinario talento, nato
a Buenos
Aires
nel 1901 e “desaparecido” in Argentina in una vicenda oscura e
ancora tutta da chiarire a quasi un secolo dalla morte, nel 1927, di
quel giovane genio della musica, il “Mozart d’Argentina”,
figlio di emigrati, padre abruzzese di Atri e madre genovese.
Sabato
21
maggio,
alle ore
17,
la bella città nel teramano intitola una strada al grande musicista:
Vico del teatro, infatti, diventerà Via
Rodolfo Zanni.
Quindi alle 17 e 30, presso il Teatro Comunale di Atri, dopo il
saluto del sindaco Gabriele
Astolfi,
la vita del compositore sarà raccontata dal prof. Luciano
Pellicani
e dalla prof. Anna
Pintus Fadda.
Seguirà un concerto l’esecuzione di opere di Rodolfo
Zanni,
con il tenore Fabio
Armiliato,
il soprano Vittoriana
de Amicis e
al pianoforte Luisa
Prayer,
docente al Conservatorio “A. Casella” dell’Aquila e direttore
artistico dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese. Infine il recital
“CanTango,
la canzone del Tango al tempo di Rodolfo Zanni”,
con il tenore Fabio
Armiliato,
Fabrizio
Mocata
al pianoforte, Dario
Flammini
al bandoneon, Camila
L. Cipoletta
al contrabbasso e Natalia
Bolani
voce recitante. L’evento sarà presentato da Maria
Serena Manco.
Questo
significativo tributo a Rodolfo
Zanni
segue d’un mese l’omaggio che l’Orchestra Sinfonica Abruzzese
ha dedicato al compositore italo-argentino, con un concerto diretto
dal M° Marcello
Bufalini
presso il Ridotto del Teatro Comunale dell’Aquila, il 22 aprile
scorso, con l’esecuzione in prima italiana dell’opera La
campiña adormecida
di
Rodolfo Zanni e
di due Concerti
per chitarra e orchestra del
compositore italo brasiliano Radamés Gnattali. Ma ancor più
memorabile fu la giornata del 17 agosto 2014, nel Teatro Comunale di
Atri, alla presenza di Torcuato
Di Tella,
Ambasciatore d’Argentina in Italia e già Ministro della Cultura
nel suo Paese. In quell’evento fu presente il mondo della Musica,
con il soprano Daniela
Dessi
e il tenore Fabio
Armiliato,
con la direzione del M° Marcovalerio
Marletta,
docente all’Accademia di Santa Cecilia e direttore del Coro
dell’Opera di Varsavia, e con il prof. Marco
Della Sciucca,
docente di Composizione al Conservatorio “A. Casella”
dell’Aquila, e fu presente il mondo della Cultura, con il prof.
Jens
Francesco Manzini,
dell’Università di Oxford, il prof. Luciano
Pellicani
della Luiss di Roma, e il dr. Cesare
Milanese,
critico insigne e scrittore.
Ricorda
quella straordinaria giornata, in una nota di presentazione
dell’evento di sabato 28 maggio, il sindaco di Atri Gabriele
Astolfi,
sottolineando come tutte quelle Personalità intervennero per rendere
un solenne riconoscimento alla memoria di Rodolfo
Zanni
e per celebrare il musicista argentino, pianista, geniale compositore
e direttore d’orchestra. “Concorde fu il giudizio dei presenti -
annota il sindaco Astolfi
- sull’originalità e sulla musica di Zanni,
come grande fu lo sgomento manifestato per la persecuzione, che ebbe
a subire in vita, e la damnatio
memoriae
alla quale fu condannato insieme a quasi tutte le sue opere. Questa
Amministrazione, insieme agli autori del libro “Desaparecido
in do maggiore”,
Giuseppe
Zanni
e Elio
Forcella,
rivendica il merito della prima ora, per aver riproposto
all’attenzione di tutti l’importanza del musicista di origine
atriana, prematuramente scomparso. […] Oggi che musicologi insigni
ed autorevoli interpreti - tra i quali vogliamo menzionare Fabio
Armiliato,
Luisa
Prayer
e Marcello
Bufalini
-, la stampa internazionale e il Paese dove ebbe i natali lo
celebrano in diversi modi, noi vogliamo dare corso alla decisione che
allora prendemmo e dedichiamo al nome di Rodolfo
Zanni
la via dalla quale entrano gli artisti nel nostro storico e bel
Teatro Comunale. Volendo significare non solo la riscoperta e il
recupero alla Storia della Musica del grande compositore ritrovato,
ma salutando il ritorno nella nostra comunità di un figlio della
nostra terra, meritevole del nostro onore e della nostra
riconoscenza, che, come tanti figli di emigrati, costretti dal
bisogno a raggiungere lidi lontani, con la loro vita e le loro opere
fecero grandi, allo stesso momento, i loro paesi d’approdo e le
loro patrie d’origine. Noi siamo quindi molto lieti di poter
simbolicamente riaccogliere tra noi Rodolfo
Zanni
e lo eleggiamo, a pieno titolo, a patrimonio culturale della nostra
città”.
Ma
ora è bene dare qualche cenno sulla vita del grande compositore e
direttore d’orchestra, facendo sintesi della ricca biografia
tracciata da Giuseppe
Zanni,
nato a Roma da genitori di Atri,
diplomatico in pensione con una carriera passata a Parigi
all’OCSE, a Bruxelles
presso la Comunità Europea e infine a Roma, come direttore generale
presso il Ministero del Tesoro e docente presso l’Università di
Teramo e la Libera Università Luiss. Rodolfo
Antonio Agelodeo Zanni
nasce nel 1901 a Buenos
Aires,
figlio di emigrati italiani, e muore a Cordoba
nel 1927. Visse solo 26 anni, tanti quanti Pergolesi, nove meno di
Mozart e cinque meno di Schubert. Fu un bambino prodigio e un
prodigioso direttore d’orchestra già a 16 anni. A 19 anni
integrava il corpo dei direttori d’orchestra del prestigioso Teatro
Colon
nella capitale argentina e il grande Felix
Weingartner
(1863-1942), allievo prediletto di Liszt, lo sceglie come maestro
preparatore e direttore scenico. L’opera che deve affrontare è una
delle musiche più complesse e monumentali: la Tetralogia
di Richard Wagner. Rodolfo
Zanni
assolve il compito con grandissimo successo ed elogi da parte della
critica e del pubblico.
La
sua apoteosi, però, l’ha nel 1922 con un Gran Concerto Sinfonico
al Teatro Colon, egli appena ventunenne, dove dirige in onore del
Presidente della Repubblica Argentina, Torcuato
de Alvear,
un’orchestra di 120 professori e 100 coristi, presentando solo
opere da lui stesso composte, ottenendo uno straordinario successo e,
secondo la stampa dell’epoca, “ovazioni deliranti”. Dopo questo
trionfo qualcosa d’inspiegabile tuttavia succede e l’artista
tanto osannato viene allontanato, cancellato, ridotto all’anonimato.
Muore nel 1927 in circostanze misteriose. Il suo corpo, prima sepolto
in terra sconsacrata, viene riesumato e scompare, senza che si abbia
più notizia delle sue spoglie. Inoltre, fatta eccezione per quattro
brani minori, scompaiono pure le 81 composizioni a lui attribuite:
sinfonie, ouverture, balletti, romanze e due opere liriche (Rosmunda,
quattro atti su libretto di Sem Benelli, e Gliceria,
su suo libretto). Immenso era stato il lavoro creativo nella sua
breve vita, con una predilezione per la musica su grande scala, di
cui quasi nulla è pervenuto fino a noi. Una vera e propria damnatio
memoriae.
A tutt’oggi si ignora dove siano finiti i suoi spartiti musicali.
Giuseppe
Zanni
e Elio
Forcella,
autori del recente romanzo sulla vita del grande musicista, insieme
ad ostinate ricerche condotte in Argentina,
hanno cercato di riportare alla luce il compositore dimenticato, con
un insperato successo: la Rai (Tg2 e Tg3), la radio, i più
importanti giornali, persino l’Osservatore Romano con un pezzo
firmato dal capo servizio Cultura, le riviste musicali in Italia e
all’estero, con articoli tradotti in più lingue, hanno dato
risalto alla straordinaria vicenda umana e artistica di Rodolfo
Zanni.
La rivista Musica,
una delle più autorevoli in Italia, ha promesso 5000 euro a chiunque
segnali o ritrovi i suoi spartiti significativi. In Argentina
la Radio Nacional ha mandato in onda una lunga trasmissione sul
musicista, come pure la radio ufficiale del Teatro Colon ha ricordato
diffusamente Rodolfo
Zanni
e il suo genio musicale. L’Istituto Superiore di Musica “José
Hernandez” ha pubblicato un numero monografico della rivista
“Atriles” sul musicista e anche un’analisi critica, molto
approfondita, del musicologo argentino prof. Lucio
Bruno Videla
sulle quattro opere rimaste conosciute.
Recentemente,
con la collaborazione del prof. Massimo
Gentili Tedeschi
del Ministero dei Beni Culturali e della prof. Laure
Marcel Berlioz,
direttrice del Centre
de documentation de la Musique Contemporaine
di Parigi,
si è riusciti ad individuare 12 altre opere dello sfortunato
musicista, senza tuttavia riuscire a recuperare gli spartiti, avendo
la Società francese degli Autori, Compositori e Editori di Musica
depositati solo gli incipit
delle opere, comunque recuperati. Molto importante è stata anche la
pubblicazione, sulla rivista ufficiale del Teatro Colon di Buenos
Aires,
di un corposo articolo titolato “Un
silencio elocuente”,
pieno di interrogativi, dove si chiede come mai fosse stato
dimenticato un musicista che il Colon stesso aveva giudicato talmente
importante da dedicargli una serata monografica. Un’orchestra di
Buenos Aires, diretta dal M° Lucio
Bruno Videla,
ha messo in repertorio ed eseguito qualche tempo fa La
campiña adormecida,
il breve poema sinfonico superstite di Rodolfo Zanni. Ora tutto il
mondo musicale, dopo l’oblio, tornato alla consapevolezza del
talento, del valore e della rilevanza del grande compositore
scomparso, è in fermento per ritrovare almeno una parte delle opere
per le quali i contemporanei di Zanni lo avevano tanto favorevolmente
giudicato ed osannato.
Ci
si augura che il rinnovato interesse sul grande musicista
italo-argentino possa davvero stimolare in Argentina
la collaborazione delle comunità italiane, ed abruzzesi in
particolare, nelle ricerche in ogni angolo del Paese, negli archivi
di associazioni musicali, tra gli appassionati di musica, nelle
biblioteche, di ogni traccia di notizia, indizio, informazione utile,
per poter auspicabilmente ritrovare gli spartiti delle numerose opere
composte da Rodolfo
Zanni.
Come pure per avere risposte sulla strana sorte e sull’emarginazione
che egli ha dovuto subire in vita, nonostante il suo indiscusso
talento, sebbene con un carattere altero, alieno dai compromessi, e
sopra tutto libero e amante della libertà, in un periodo purtroppo
complicato della vita politica in Argentina. Chissà se l’apertura
degli archivi segreti del Paese, gli archivi della Polizia, o la
memoria di qualche superstite del tempo, non possano chiarire tanti
lati rimasti oscuri del trattamento subito dall’artista e
dell’inconcepibile damnatio
memorie
sua e delle sue opere. E’ un appello, questo, che presto verrà
diffusamente rivolto alle comunità italiane d’Argentina, alle
associazioni culturali, alla stampa, perché possa partire una
campagna sistematica di ricerche sulle opere del grande musicista,
perché possano finalmente diventare patrimonio della cultura
argentina e della musica mondiale.
Goffredo
Palmerini