Bruxelles, dall'11 maggio all'Istituto italiano di cultura la Mostra "Vivere alla Ponti" sul fondatore del design in Italia

Figura dell’architettura italiana degli anni ‘20, Gio Ponti è l’equivalente de Le Corbusier in Francia.
Nato a Milano nel 1891, si è diplomato al Politecnico di Milano. Architettura, design industriale, pittura, insegnamento o ancora redazione… questo genio ecclettico esplora nel corso della sua carriera una moltitudine di discipline artistiche. Fondatore del design in Italia negli anni ’40, rivoluziona l’architettura e inventa la casa italiana di oggi. Linee semplici e pulite, geometrie delle forme e degli spazi, perfetta conoscenza dei materiali, il suo stile all’epoca giudicato futurista è divenuto atemporale oggi. Ponti rinnova il linguaggio dalla tradizione alla modernità.
Il punto di partenza di questo progetto espositivo fu la riedizione dei mobili di Gio Ponti da parte di Molteni&C, la quale rinnova in questo modo il suo interesse per i grandi architetti e designer del XX secolo. Così è nata la curiosità di ricostruire il contesto storico e culturale nel quale questi mobili hanno vissuto e di comprendere le esigenze professionali e le soluzioni tecniche adottate. Questo lavoro è stato reso possibile grazie alle interviste dei suoi collaboratori che hanno raccontato la genesi dei progetti attraverso le tracce e gli indizi trovati negli archivi di Gio Ponti e del CSAC di Parma (Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma).

Una storia di design, dall’abitare fino alla collaborazione con il mondo dell’industria. La collaborazione del grande architetto con Edison risale infatti al 1930 con la “Casa elettrica”, uno dei primi esempi di architettura razionalista in Italia, in cui trovano spazio tutte le applicazioni quotidiane dell’energia elettrica, dalle lampade agli elettrodomestici, voluta da Edison su richiesta di Gio Ponti e commissionata al Gruppo 7 per la IV Triennale di Monza. Gio Ponti progetta per Edison anche quattro Centrali idroelettriche in Trentino, sul fiume Noce (1952) sul Liro (1953), sul Chiese (1954), a Pantano d’Avio (1955), e le Centrali sul fiume Mera in Val Chiavenna (1953) e sullo Stura a Demonte, Cuneo (1953).
Fattitaliani

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