Torna
alla Scala dal 3 aprile al 7 maggio La
cena delle beffe di
Umberto Giordano
su libretto di Sem Benelli. Dirige Carlo
Rizzi, i quattro
protagonisti sono Marco
Berti come Giannetto
Malespini, Kristin
Lewis come Ginevra,
Nicola Alaimo
e Leonardo Caimi
come Neri e Gabriello Chiaramantesi.
La regìa di Mario
Martone colloca la
vicenda all’epoca della composizione dell’opera situandola nel
contesto di un conflitto tra clan di gangster in una Little Italy
immaginata dalla scenografa Margherita
Palli e dalla
costumista Ursula
Patzak come un fitto
gioco di citazioni cinematografiche.
La
ripresa di questo titolo si inserisce nel progetto di riportare alla
Scala i titoli che vi hanno visto la luce (come è stato per la
verdiana Giovanna
d’Arco diretta da
Riccardo Chailly lo scorso 7 dicembre) e nel processo di riscoperta
del repertorio verista, che negli ultimi anni è stato rappresentato
alla Scala unicamente da Cavalleria
Rusticana e Pagliacci,
sempre con la regìa di Mario Martone.
Un’ora
prima di ogni rappresentazione gli spettatori potranno assistere nel
Ridotto dei Palchi a una presentazione dell’opera a cura del prof.
Franco Pulcini;
ma nel palinsesto di incontri e proiezioni organizzati dal Teatro
intorno alla produzione spicca anche il film di Alessandro Blasetti
(1942) che verrà proiettato nella sala del Piermarini il 3 aprile
alle ore 11.
La
cena delle beffe
Dopo
la prima assoluta diretta da Toscanini nel 1924 con Carmen Melis,
Hipólito Lázaro, Benvenuto Franci, la regia di Giovacchino Forzano,
i meravigliosi bozzetti di Galileo Chini e i costumi di Caramba,
alla Scala si registra una sola ripresa, tra il dicembre 1925 e il
gennaio 1926, nel medesimo allestimento e ancora con Toscanini sul
podio. Per intendere la temperie culturale in cui l’opera
s’inseriva basti ricordare che nello stesso anno la Scala
presentava la prima assoluta del Nerone
di Boito, una nuova edizione del Tristan
diretta da Toscanini con le scene di Adolphe Appia e in prima
milanese la Sakuntala
di Alfano. A livello nazionale il ‘24 è l’anno dell’omicidio
Matteotti e dell’inizio del regime: epoca di cambiamento,
incertezza, violenza.
Tra
gli allestimenti storici della Cena
andrà poi ricordato almeno quello del Metropolitan del 1926 con
Beniamino Gigli e Titta Ruffo; dopo decenni di oblìo il titolo è
stato ripreso a Zurigo e Bologna con la regia di Liliana Cavani nel
1999.
La
cena delle beffe si
inserisce a pieno titolo nel clima di sperimentazione che nei primi
decenni del ‘900 interrogava la forma tradizionale del genere
operistico assorbendo le suggestioni del teatro di prosa e del
cinema. Di questa ricerca era stato pioniere Puccini, che aveva
saputo aggiornare la drammaturgia melodrammatica in sintonia con le
rinnovate esigenze del pubblico e il mutato clima culturale.
Giordano, dopo il successo di un titolo tutto sommato tradizionale
come Andrea Chénier
(1896, Teatro alla Scala) aveva intrapreso vie nuove con Fedora
(1898 Teatro Lirico di Milano), in cui musica e teatro si
intrecciavano in forme inedite, e ancora in Siberia
(1903, Teatro alla Scala): come si vede, una storia culturale assai
milanese, che affondava le sue radici nelle ormai lontane suggestioni
della Scapigliatura per svilupparsi in un clima dannunziano.
E
proprio D’Annunzio era stato il nume tutelare della Literaturoper
(ovvero dell’uso come libretto di un testo teatrale indipendente e
compiuto) in Italia con la Francesca
da Rimini di Zandonai
(1914). La truce vicenda della Cena,
in cui l’ira di un principe sempre fuori scena si nutre
dell’impotente rancore della vittima di un bullismo goliardico e
spietato per eliminare due signorotti politicamente scomodi, si
dipana però in un clima di dilagante sadomasochismo, nevrosi e
torbidi risvolti sessuali assai lontano dall’eroismo del Vate come
dalla retorica del regime nascente: qui i personaggi sono tutti
negativi.
Il
libretto è firmato da Sem Benelli che lo trae dal suo omonimo poema
drammatico del 1909, ispirato a due novelle della raccolta Le
cene del Lasca
(Antonio Francesco Grazzini, 1503-1574). Il testo teatrale aveva
avuto un immediato successo, tanto da essere ripreso l’anno
successivo a Parigi con Sarah Bernhardt protagonista en
travesti nei panni di
Giannetto Malespini. Nel 1919 Edward Sheldon ne trae una versione in
inglese – The Jest
– che con John e Lionel Barrymore totalizza 256 repliche al
Plymouth di New York. Del 1942 è il classico film di Alessandro
Blasetti con Amedeo Nazzari, mentre tra le riprese teatrali più
recenti va ricordata almeno la versione di Carmelo Bene, andata in
scena al Teatro della Pergola di Firenze nel 1974 con lo stesso Bene
e Gigi Proietti.
Lo
spettacolo
Fonte
di ispirazione per la regìa di Mario Martone è innanzitutto la
musica: una partitura che a dispetto delle rare allusioni
rinascimentali si mostra ben calata nell’epoca in cui è stata
composta. Anche la regia resta dunque ancorata al 1924, trasponendo
la vicenda in un luogo di violenza, forti passioni, melodramma e
lotte di clan: Little Italy. Nella loro ricerca iconografica Martone
e Margherita Palli sono partiti dagli archivi fotografici della città
di New York (negli anni ’20 l’enclave italiana era ancora ad
Harlem), proseguendo attraverso un percorso cinematografico che
include Il Padrino
(The Godfather,
Francis Ford Coppola 1972), Goodfellas
(Martin Scorsese, 1990), Era
mio padre (Road
to Perdition, Sam
Mendes 2002), Gangs of
New York (Scorsese,
2002) ma anche La donna
che visse due volte
(Vertigo,
Alfred Hitchcock 1958).
Il
risultato scenografico è un edificio newyorchese di tre piani
ricostruito nei minimi dettagli: il ristorante a livello della
strada, i corridoi, la sinistra cantina sotterranea e al primo piano
la stanza di Ginevra, mentre sui lati sono visibili le scale
antincendio. Una costruzione di acciaio e alluminio alta 9 metri e
del peso di 26.000 kg per la quale sono stati utilizzati 5 m³ di
legno e 40 m³ di plexiglass per le vetrate, e che permetterà di
cambiare scena a vista senza mai interrompere il corso dello
spettacolo, assecondando lo svolgimento serrato, cinematografico
della drammaturgia di Benelli e Giordano.
Gli
artisti
Per
riportare al Piermarini La
cena delle beffe la
Scala ha chiamato il M° Carlo
Rizzi, uno dei
direttori più affermati nel mondo non solo nel repertorio italiano:
nella scorsa stagione Rizzi ha diretto alla Scala il dittico
Cavalleria rusticana /
Pagliacci e Tosca.
Dopo il Nabucco
diretto a gennaio e febbraio a Chicago, i prossimi impegni lo
porteranno alla Welsh National Opera ancora per Cavalleria
/ Pagliacci e per la
prima assoluta di In
Parenthesis, di Iain
Bell, che approderà al Covent Garden a giugno. Altri impegni per i
prossimi mesi includono il dittico Cavalleria
rusticana / Sancta Susanna
all’Opéra di Parigi (con Mario Martone e Marco Berti) e La
bohème al
Metropolitan.
Protagonista
dei Pagliacci
diretti l’anno scorso dal M° Rizzi era Marco
Berti, uno dei pochi
tenori capaci oggi di fronteggiare la spaventosa scrittura che
Giordano riserva a Giannetto. Tra i prossimi impegni dell’artista
ricordiamo almeno Il
trovatore a Verona e
nel 2017 al Liceu, Aida
al Metropolitan e la menzionata Cavalleria
a Parigi.
Neri
Chiaramantesi avrà la voce di Nicola
Alaimo, assai
applaudito pochi mesi fa come Falstaff con Daniele Gatti, i cui
prossimi impegni includono I
Puritani a Barcellona,
Il turco in Italia
a Pesaro e L’italiana
in Algeri al
Metropolitan con Levine. Anche Ginevra sarà una voce nota al
pubblico scaligero: Kristin
Lewis è stata Aida
nella scorsa stagione con Zubin Mehta. In questi mesi ha cantato ne
La bohème
a Monaco e ne La forza
del destino a Vienna,
mentre nel prosieguo di stagione sarà ancora Aida
al San Carlo prima di tornare alla Scala in Porgy
and Bess. Debutta alla
Scala il giovane soprano Jessica
Nuccio, che nei
prossimi mesi sarà Violetta alla Fenice e quindi Desdemona in Otello
allo Sferisterio di Macerata, mentre il tenore Leonardo
Caimi, tra i cui
impegni futuri spiccano Turandot
a Lipsia e Madama
Butterfly alla
Monnaie, è già stato ascoltato giovanissimo dai milanesi in una
piccola parte in 1984
di Lorin Maazel.
Figura
unica nel panorama italiano dei nostri anni per la sua versatilità
di regista teatrale, cinematografico e d’opera, Mario
Martone debutta alla
Scala nel 2011 con il dittico Pagliacci
/ Cavalleria rusticana.
È un grande successo cui seguono Luisa
Miller nel 2012 e
Oberto conte di San
Bonifacio nel 2013.
Con
La cene delle beffe
Margherita Palli giunge alla sua undicesima scenografia per la Scala.
È particolarmente significativa la sua collaborazione con Luca
Ronconi, iniziata nel 1985 con Donnerstag
aus Licht di
Stockhausen e proseguita con Oberon,
Lodoïska,
La damnation de Faust,
Tosca,
Ariadne auf Naxos,
Il trittico
e Věc Makropulos,
ma vanno ricordati anche Samstag
aus Licht con
Antonello Madau Diaz e La
Vestale con Liliana
Cavani per il 7 dicembre 1993. Margherita Palli è anche curatrice
della mostra Luca
Ronconi – Il laboratorio delle idee
con cui il Teatro alla Scala ricorda il grande regista a un anno
dalla scomparsa.
Gli
approfondimenti: incontri e proiezioni
Per
il ritorno in scena de La
cene delle beffe il
Teatro alla Scala ha promosso una serie di incontri e proiezioni
sull’opera e gli autori dello spettacolo. Dopo l’incontro di
Mario Martone con Giuseppina Manin alla Fondazione Corriere il 18
marzo e la presentazione di Giovanni Gavazzeni il 23 nell’ambito
del ciclo Prima delle
prime realizzato dal
Teatro in collaborazione con gli Amici della Scala, il programma
comprende un’ora
prima di ogni rappresentazione, un incontro di approfondimento a cura
del prof. Franco Pulcini nel
Ridotto dei Palchi, e il seguente calendario di appuntamenti.
Giovedì
31 marzo alle ore 18
Mario Martone incontra il pubblico della Cineteca di Milano –
Spazio Oberdan di Via Vittorio Veneto 2. L’incontro avvia un ciclo
di proiezioni dedicato al lavoro di Martone tra teatro e cinema: lo
stesso 31 marzo al termine dell’incontro è in programma I
dieci comandamenti di
Raffaele Viviani (2001, con la voce di Leo de Bernardinis), sabato
2 aprile alle 15 è la
volta di Teatro di
guerra (1998, con Anna
Bonaiuto, Iaia Forte, Toni Servillo), domenica
3 alle 15 di Un
posto al mondo sul
tema delle migrazioni (2000, regia di Mario Martone e Jacopo Quadri)
e lunedì 4
alle 19 di Rasoi
(1993, con Enzo Moscato, Toni Servillo, Licia Maglietta e Iaia
Forte).
Sempre
presso la Cineteca, dall’11
aprile al 1 maggio,
saranno esposti materiali iconografici relativi a La
cena delle beffe,
dalla prima scaligera del ‘24 all’attuale produzione.
Ingresso
libero fino a esaurimento posti il 31 marzo; per le altre proiezioni
biglietti a € 7 acquistabili alla cassa dello Spazio Oberdan da una
settimana prima dell’evento; prezzo ridotto € 5.50 per possessori
di cinetessera.
Domenica
3 aprile alle ore 11
sarà proiettato alla Scala, nella Sala del Piermarini, il film La
cena delle beffe di
Alessandro Blasetti (1942: il cast comprende Amedeo Nazzari, Osvaldo
Valenti, Clara Calamai, Valentina Cortese e Memo Benassi) che
riprende letteralmente il poema drammatico di Benelli. La proiezione
è realizzata in collaborazione con CSC – Cineteca nazionale.
I
biglietti gratuiti (massimo due per persona) possono essere ritirati
da martedì 29 marzo presso la biglietteria centrale del Teatro alla
Scala in Galleria del Sagrato in Piazza del Duomo (dalle 12 alle 18).
Giovedì
7 aprile alle 11.30
presso NABA – Nuova Accademia di Belle Arti, via Carlo Darwin 20,
Margherita Palli parla a studenti e pubblico in un incontro dal
titolo “La cena delle
beffe: costruire una
scenografia” raccontando il lungo processo di ideazione,
progettazione e realizzazione della complessa scenografia che il
pubblico vedrà sul palcoscenico scaligero.
Ingresso
libero fino a esaurimento posti. Per prenotazioni
eventi@laureatedesign.it
La
produzione de La cena
delle beffe al Teatro
alla Scala è realizzata con il sostegno della Fondazione Milano per
la Scala e della signora Aline Foriel-Destezet.