Il
cuore di Rimini pulsa tranquillo in attesa dell'arrivo chiassoso dei
turisti.
Adelmo,
un ladro stanco e sfortunato, nota una finestra aperta sulla facciata
di una palazzina ricca e discreta. La tentazione è irresistibile e
conduce l’uomo a trovarsi faccia a faccia con Lise, la stravagante
padrona di casa, una croupier tedesca in pensione.
Nessuno
dei due corrisponde al ruolo che dovrebbe ricoprire e, in una spirale
di equivoci, eccessi e ironia, si sviluppa un rapporto strano,
bizzarro ma allo stesso tempo complesso e intenso sul piano dei
sentimenti.
Adelmo
cerca di arginare la precarietà che lo sta allontanando da
un’esistenza normale; Lise, invece, è convinta di non avere più
crediti da riscuotere dal mondo intero e sogna che Rimini si stacchi
dalla terra e vada alla deriva per l’eternità.
Due
personaggi infinitamente lontani, nulla li accomuna, eppure entrambi
cercano il modo di essere compresi e amati dall’altro.
Dopo
Oscura
immensità,
Il
mondo non mi deve nulla
è la nuova pièce teatrale di Massimo Carlotto, prodotta da Teatro e
Società e Accademia Perduta/Romagna Teatri, interpretata da Pamela
Villoresi e Claudio Casadio, con la regia di Francesco Zecca.
Un
testo intenso, una commedia ironica e amara a ritmo di mambo; una
riflessione sul senso che diamo alle nostre vite, sul peso del caso e
della nemesi, sulla libertà di scelta delle nostre coscienze.
Note
di regia
Avete
mai sentito parlare dell'attrazione del vuoto? Si dice che sia
inspiegabile, perché tocca corde sopite che hanno a che fare con la
coscienza, chiede attenzione e sensibilità. Quando si parla di vuoto
si parla di una forza centripeta, di uno spazio leggero, impalpabile,
di un peso netto argenteo. Bisogna conoscere le regole della sua
attrazione perché passare da vittima a carnefice è facile, è un
gioco di ruolo in cui si confonde la sottile linea di divisione. E
come si crea il vuoto? Come ci si svuota? Con la morte? In un certo
senso sì. La morte dell’ambizione, la fine di ciò che si chiede a
se stessi, ci si svuota degli obblighi e dei vincoli, delle necessità
che si credevano importanti. Lo fa Lise. Lo fa Adelmo. Uno strumento
dell’altra, necessari e imprescindibili, ma sideralmente distanti.
Perché Lise non si permette un’alternativa. Lei che per tutta la
vita ha vissuto nel lusso, non si permette il lusso più importante,
ingabbiata nella convinzione che “solo i disperati vagano alla
ricerca dell'occasione giusta”.
E
in quello scalino appena prima del vuoto, quando il cuore pare
fermarsi e il respiro sospendersi, quando solo il coraggio può farti
vedere cosa c’è oltre, Lise decide di chiudere gli occhi per
sempre. Per Adelmo, invece, quell’istante di apnea coincide con
l’attimo precedente al vagito di una nuova vita. Pamela Villoresi
scava in un personaggio che la vita ha indurito facendolo vibrare
straordinariamente di una fragilità e ironia commoventi. Guardandola
ci si incanta nel suo continuo svelare di Lise la sensibilità,
l’indulgenza e l’amarezza amabilmente celate sotto un forte velo
rosso di testardaggine, inclemenza e durezza. Pamela porta in
scena perfettamente le due facce di Lise e la muove sul precipizio
del vuoto come un ventriloquo fa con la sua bambola: la guida, la
copre, la svela, la zittisce ed infine la sacrifica.
Claudio
Casadio indaga con grande sensibilità un’anima intrappolata in una
vita disperata, regalandogli poesia e una purezza incantatrice, che
rende il suo personaggio struggente. Restituisce al personaggio
di Adelmo tutta la sua “veracità”, la forza ed il “non
arrendersi” tipico di chi è attaccato alla vita con i denti perché
dalla vita ha avuto ancora troppo poco per mollare gli ormeggi.
L’Adelmo di Claudio è più vitale e popolano che mai e di un
popolo lavoratore e sacrificato porta in scena il riscatto con il
buon senso che a volte viene meno ai più acuti filosofi. L’Adelmo
di Claudio è credibile, concreto, meravigliosamente vivo, acuto e di
una esuberanza necessaria per lasciare spazio alla speranza di una
rinascita. Massimo Carlotto con il suo noir lascia la possibilità di
muoversi in un testo pieno di molteplici opzioni. Il suo testo non
patteggia per nessuno, non salva nessuno è un testo senza vincitori
e senza vinti ma è anche un testo senza Dio che restituisce all’uomo
la chance di
guidare
i suoi propri fili fino alla fine. È dunque un testo ideale per
un regista che voglia dare una sua personalissima interpretazione. Di
questa battaglia senza vincitori né vinti, senza eroi, di questo
testo in cui da un lato c’è chi sceglie che il mondo non gli deve
più nulla e dall’altro chi va a prendersi ciò che ancora il mondo
gli deve, io ho scelto di lasciarmi tentare dal vuoto come fa Lise
resistendogli come fa Adelmo. (Francesco
Zecca)
Foto di Federico Riva
SALA
UMBERTO
Via
della Mercede, 50 Roma
Tel.
06 6794753
Martedì
ore 21, mercoledì ore 17, giovedì e venerdì ore 21, sabato ore 17
e 21 domenica ore 17
Prezzi
da 32€ a 23€
regia
FRANCESCO
ZECCA
regista
assistente Ilaria
Genatiempo
scene
di Gianluca
Amodio
musiche
di Paolo
Daniele
costumi
di Lucia
Mariani
disegno
luci di Alberto
Biondi
disegni
di Laura
Riccioli
DAL
1 AL 10 APRILE 2016