di Domenico Logozzo* - GIOIOSA
JONICA (Reggio Calabria) - La Calabria
che affascina. E si fa amare. “Qui si sta veramente bene”. A
dirlo due turisti inglesi, marito e moglie, che dieci anni fa sono
giunti fin qui per scoprire “luoghi nuovi”. E hanno trovato tanti
buoni motivi per ritornarci e poi comprarsi anche la casa in un
bell’angolo del profondo Sud, a metà strada tra Gioiosa Jonica e
Marina di Gioiosa Jonica. Li abbiamo incontrati passeggiando sulla
spiaggia di Marina di Gioiosa Jonica, in una meravigliosa mattinata
d’inverno. Brian
Colman
e Lorraine
Schaffer,
incantati davanti allo splendido mar Jonio. Le acque limpidissime.
Camminano lentamente sulla riva. I due di tanto in tanto si fermano e
si chinano per raccogliere quelli che definiscono “pezzi unici
scolpiti dal mare”.
Felici.
“E’ meraviglioso. Qui si sta bene”, ripete Brian. Un
riconoscimento di non poco conto da chi a Londra professionalmente è
stato impegnato negli studi scientifici “per una migliore qualità
della vita”. Ora è in pensione, così come la moglie, che è stata
professoressa universitaria. Raccontano: “Dieci anni fa, a Londra,
abbiamo visto un'inserzione sul giornale locale. C’era scritto
“Calabria: il gioiello italiano non scoperto”. La foto di una
spiaggia bellissima, con una vista delle montagne”. Incuriositi
hanno voluto toccare con mano la realtà. Così l’annuncio li ha
spinti a “scoprire direttamente questi luoghi e ad approfondire
personalmente la conoscenza”. E non sono rimasti delusi. “Questi
luoghi ci sono subito piaciuti moltissimo: il mare blu e limpido, il
cielo blu e vivace, le montagne frastagliate, i campi di arance, di
limoni e di uliveti”.
La
tranquillità cercata e trovata “anche perché il posto era fuori
mano”, lontano dal caos. Ambiente e cultura. “Avevamo anche
constatato che questa è una regione con molta storia interessante:
greca, romana e medievale”. Insomma il posto ideale per vivere
periodi di vero relax. “Stavamo per andare in pensione e cercavamo
una casa per andare via dal grigio cielo inglese! E così abbiamo
comprato un appartamento in costruzione a Gioiosa
Jonica,
a metà strada tra Gioiosa e Marina. E’ stato ultimato nel novembre
2009, e da allora veniamo ogni anno e vi rimaniamo per tre mesi o
più”. Ribadiscono con molta determinazione di avere fatto la
scelta giusta. “Non ci siamo mai rammaricati di aver deciso di
venire a Gioiosa. La gente è accogliente, ci piace molto il cibo
fresco ed il vino. E soprattutto, abbiamo tanti nuovi amici”.
Simpaticamente concludono: “Benvenuti al sud!”. Un saluto che è
anche un invito a scoprire, vivere ad amare questa nostra terra.
E
ritornano alla mente gli autorevoli scritti di illuminati uomini di
cultura calabresi del Novecento. Come l’invito al viaggio “sulla
costa di Calabria dove le isole vanno alla deriva” dello scrittore
Domenico
Zappone
nei primi anni Cinquanta. “Viaggiatore che scendi dal Nord, questo
articolo è per te. Superata la piana di Sant’Eufemia, ti verrà
incontro Tropea con le sue terrazze a fiori e agavi. Guarda allora
verso il mare e non meravigliarti di nulla. Non ti stupire se vedrai
le isole (la Sicilia e le isole Eolie, ndr), disancorate dalle loro
profondità di macigno, muoversi lentamente dalla linea azzurra e
venirti incontro, sospinte dal vento come le nuvole. Vedrai un mare
mai immaginato o visto, sempre più nuovo e mutevole, man mano che il
sole dilaga pel cielo riverniciato di fresco per la tua gioia”.
Questo
articolo era stato pubblicato il 14 luglio 1953 da “Il
Risorgimento”. Il giornalista e critico letterario Santino
Salerno
lo ha riproposto nel libro “Domenico
Zappone. Le maschere del Saracino e altre storie”
(editore Rubbettino). Morto suicida 40 anni fa, lo scrittore di Palmi
sarà ricordato sabato 6 febbraio, alle ore 17,30, per iniziativa del
Caffè Letterario Mario La Cava di Bovalino.
Omaggio a Domenico Zappone, l’uomo, il giornalista, lo scrittore,
“una delle più autorevoli voci della Calabria del‘900”, come
sottolinea Santino Salerno nell’introdurre l’ultima delle quattro
pubblicazioni che ha curato sul grande uomo di cultura palmese. Il
titolo nasce da uno dei racconti legati alle maschere di carnevale.
Protagonista
un barbiere-artista. Scriveva Zappone sul Giornale d’Italia del 24
febbraio 1954: “Per due buoni mesi, notte e giorno, egli lavora
senza risparmiarsi, si fa Michelangelo e Picasso, ma quindici giorni
prima di carnevale i suoi capidopera devono pendere davanti alla sua
bottega, dovesse schiattare”. E poi: “Domenica di carnevale
tutti, indistintamente tutti, si fermano estasiati davanti alla
bottega del mio mascheraio, lo complimentano, dicono oh! per la
meraviglia. “Quanto costa quella?”, chiedono i ragazzetti levando
l’indice. Il mascheraio sillaba il prezzo. “Troppo cara” fanno,
e sono costretti a ripiegare sulle maschere comuni, di serie, che
però recano sempre l’impronta del genio”. Un genio ben
raccontato da Zappone come le tante altre storie scritte dall’esordio
nel 1934 sulla Gazzetta di Messina all’ultimo articolo pubblicato
nel 1976 dalla Gazzetta del Mezzogiorno, pochi giorni prima del
suicidio.
“La
parte più consistente dei suoi articoli - rileva il giornalista e
critico letterario Santino Salerno – è costituita da reportage dai
Paesi europei e dalle regioni italiane, ricchi di note di storia e di
costume, di descrizioni di usanze, tradizioni, superstizioni,
credenze, feste popolari e religiose, note gastronomiche. E,
ovviamente, gran parte di essi riguarda la Calabria, dal Pollino
all’estrema punta meridionale. Una Calabria d’altri tempi, una
regione in bianco e nero, vista dal vivo in tutta la sua carica di
umanità, di fede, di caparbietà, di miseria, di cultura popolare e
di cultura alta, e soprattutto di dignità”. Un patrimonio da
rivalutare adeguatamente, rileggendo Zappone con grande attenzione e
facendolo conoscere soprattutto alle nuove generazioni.
*già
Caporedattore TGR Rai