“Un grande Maestro e un grande amico. Ne sentirò la mancanza anche se l’ammirazione, la stima e l’affetto per lui continueranno a riempire la mia vita”. Con queste parole Cristina Muti ricorda Pierre Boulez che si è spento martedì 5 gennaio a Baden Baden, la cittadina tedesca dove si era ritirato negli ultimi anni. Compositore, direttore e saggista, la figura di Boulez - un autentico ‘gigante’ della musica del Novecento - ha accompagnato e impreziosito il Festival fin dalla primissima edizione nel 1990. Innamoratosi della città è poi tornato al Festival in moltissime occasioni, nel 1991, 1993, 1996, 2001 e 2009, proponendo alcune delle sue composizioni più note e di altri grandi della musica contemporanea, da Petrassi a Berio; da Webern e Stravinskij a Janáček. Nel 2015, in occasione dei suoi 90 anni, il Festival lo ha celebrato presentando l’integrale della sua opera per uno e due pianoforti.
Se numerose sono state le presenze di Boulez al Festival, due forse quelle che meritano un ricordo particolare. Nella prima, nel 1996, la presenza congiunta di Boulez stesso con le sue due formidabili (e longeve) 'creature', ossia l'IRCAM e l'Ensemble Intercontemporain, rivoluzionò l'assetto del Pala de André con una memorabile esecuzione di Répons che vide gli strumentisti al centro del palazzo assieme ad un impressionante apparato tecnologico ed il pubblico attorno sulle tribune, sconvolto da potentissime folate sonore frutto di quella che era allora un uso pionieristico della spazializzazione del suono. L'altra occasione è per così dire più 'intima' o segreta: nel 2001 la presenza in incognito, ma che ovviamente non poteva passare inosservata, del grande compositore al Duomo di Ravenna durante una liturgia domenicale in cui venivano eseguite le musiche di Costanzo Porta, sommo contrappuntista tardorinascimentale. Una testimonianza della cultura musicale (ma non solo) raffinatissima di un musicista che era una straordinaria figura di intellettuale a tutto tondo.
Foto di Maurizio Montanari