“Quo vado?”, il nuovo film di Checco Zalone, dal 1° gennaio al cinema

“Quo vado?” racconta la storia di Checco, un ragazzo che ha realizzato tutti i sogni della sua vita. Voleva vivere con i suoi genitori evitando così una costosa indipendenza e c’è riuscito, voleva essere eternamente fidanzato senza mai affrontare le responsabilità di un matrimonio con relativi figli e ce l’ha fatta, ma soprattutto, sognava da sempre un lavoro sicuro ed è riuscito a ottenere il massimo: un posto fisso nell’ufficio provinciale caccia e pesca.
Con questa meravigliosa leggerezza Checco affronta una vita che fa invidia a tutti. Un giorno però tutto cambia. Il governo vara la riforma della pubblica amministrazione che decreta il taglio delle province. Convocato al ministero dalla spietata dirigente Sironi, Checco è messo di fronte a una scelta difficile: lasciare il posto fisso o essere trasferito lontano da casa. Per Checco il posto fisso è sacro e pur di mantenerlo accetta il trasferimento. Per metterlo nelle condizioni di dimettersi, la dottoressa Sironi lo fa girovagare in diverse località italiane a ricoprire i ruoli più improbabili e pericolosi ma Checco resiste eroicamente a tutto. La Sironi esausta rincara la dose e lo trasferisce al Polo Nord, in una base scientifica italiana col compito di difendere i ricercatori dall’attacco degli orsi polari. Proprio quando è sul punto di abbandonare il suo amato posto fisso, Checco conosce Valeria, una ricercatrice che studia gli animali in via d’estinzione e s’innamora perdutamente di lei. Inizia così un’avventura fantastica nella quale Checco scoprirà un nuovo mondo, aprendo la sua piccola esistenza a orizzonti lontanissimi.

NOTE DI REGIA In Italia, negli anni sessanta, per contrastare l’avanzata del comunismo si assumevano migliaia di statali. Gli impiegati pubblici hanno salvato la democrazia nel nostro Paese. Immaginate quanti uomini e donne che avevano un talento l’hanno dovuto sacrificare per quella che si definiva “la sicurezza”, il posto fisso. Non c’era genitore che, a un figlio con qualità artistiche, non lo consigliasse-costringesse a un più sereno pubblico incarico con stipendio sicuro. Stesso destino lo subisce l’imprenditore che, dal doversi inventare qualcosa di valido per il mercato, riceve fondi statali che annientano la sua creatività, la deriva del “made in Italy”. Il nostro Paese subisce in quegli anni un capovolgimento psicologico, si passa dai concetti futuristico-fascisti di coraggio e intraprendenza, anche troppa, al senso rasserenante impiegatizio democristiano che accompagnerà tutto il corso della prima repubblica, un profilo sociale che arriva fino al nostro contemporaneo segnandolo ancora e profondamente. Sì perché, svegliarsi da quel torpore durato oltre cinquant’anni non è così facile. L’attuale mondo del lavoro mostra le sue fredde complessità a un Paese che fa ancora richiesta di modelli assistenzialistici. Specchio delle difficoltà di concepire il nuovo senso di occupazione si avverte in frasi tipo “mio figlio è stato costretto ad andare a lavorare all’estero”. In quel “costretto” si annida tutta l’impossibile comprensione del presente. Stessa cosa vale per gli imprenditori, “lo Stato faccia qualcosa” invece che la ricerca d’invenzioni e creatività interessanti. “Quo Vado?” parte da tutto questo. È il racconto di un tempo in bilico tra certezza e incertezza, dove Checco, figlio di quella mentalità assistenzialista, deve “provarsi a vivere”. A tendere una mano a Checco è Valeria, una giovane ricercatrice che studia il surriscaldamento del pianeta e il suo effetto sugli animali. Ad animare la vita di Valeria è il tentativo di salvare il mondo da mutamenti irreversibili che mettono a repentaglio la sua stessa sopravvivenza, ad animare Checco è l’ottusa ricerca di salvare il suo posto fisso. Checco non ha ancora capito che il posto fisso si sta estinguendo proprio come quegli animali che Valeria cerca disperatamente di salvare. Inizia per Checco un nuovo tempo che gli fa richiesta di coraggio, di determinazione, di partecipazione, a lui che è stato sempre e solo interessato al suo piccolo microcosmo fatto da ufficio, casa dei genitori, piccolo paese dove vive. Per Checco è giunto il tempo di aprirsi al mondo, di ospitare grandi ideali, di concepire un senso comunitario della vita, e Checco, per amore di Valeria, accetta di far parte del nuovo tempo. Abbiamo voluto chiamare questo nuovo tempo della vita di Checco “Tempo dell’educazione”. Checco ha compreso che la civiltà, da sola, serve a poco se non si accompagna all’educazione. L’educazione è la porta d’ingresso a un futuro carico di meravigliosa eternità. Gennaro Nunziante 

NOTE DI PRODUZIONE “Quo Vado?” è ormai il quarto film che facciamo con Checco e ogni volta lavorare con lui è una grande sorpresa e un gran divertimento. Quando ho deciso di produrre il suo primo film sapevo di rischiare molto. Ma avevo anche la consapevolezza di lavorare con un grande comico. Avevo capito che c’era qualcosa di molto speciale nel suo modo di fare ridere la gente. Certo mai mi sarei aspettato di battere tutti i record di box office con un film italiano, fino addirittura arrivare a insidiare “Avatar” di Cameron. Ma la verità è che il successo dei suoi film non mi ha completamente sorpreso. La sua è una comicità molto umana, capace di far ridere, appassionare e commuovere il grande pubblico. Le sue storie ti fanno ridere a crepapelle e commuovere allo stesso tempo. Il tutto con un grande pregio: quello di non utilizzare la volgarità come espediente comico. Come produttore ho sempre cercato di fare dei film che trasmettessero emozioni al grande pubblico, e in questo Zalone è bravissimo. Ci mette sempre tutto se stesso e per me è una grandissima soddisfazione vedere come gli spettatori riconoscano il suo impegno e la sua onestà ripagandolo con un affetto senza precedenti. Penso che con questo film Checco sia riuscito ancora una volta a migliorare se stesso. La storia è divertentissima e unica. E’ una grande avventura che porta il pubblico dal piccolo paesino della Puglia fino all’Africa, passando per il Polo Nord e la Norvegia. Il tutto condito da delle scene che sono davvero esilaranti. In più, anche se lui non lo dirà mai perché odia prendersi sul serio, è una storia che riflette in modo simpatico ma anche molto intelligente su un aspetto di grande rilevanza per il momento storico in cui viviamo: il lavoro e il pubblico impiego. Per fortuna c’è Checco a continuare a far ridere con i suoi film milioni di spettatori… Spero ancora per tanti anni. Pietro Valsecchi

CAST ARTISTICO 
CHECCO ZALONE CHECCO
ELEONORA GIOVANARDI VALERIA 
SONIA BERGAMASCO DOTTORESSA SIRONI 
MAURIZIO MICHELI PEPPINO - PADRE CHECCO 
LUDOVICA MODUGNO CATERINA - MADRE CHECCO 
NINNI BRUSCHETTA MINISTRO MAGNO 
PAOLO PIEROBON RICERCATORE SCIENTIFICO 
AZZURRA MARTINO FIDANZATA CHECCO 
LINO BANFI SENATORE BINETTO
Fattitaliani

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