di Domenico Logozzo* REGGIO
CALABRIA - 12 settembre 1965, Mammola,
provincia di Reggio Calabria. Foto di un matrimonio di mezzo secolo
fa. Lei, splendida ragazza del profondo Sud, felicissima dopo il sì
all’emigrato che era tornato dalla Francia
per sposarla.
Maria
Carmela Agostino
e Nicodemo
Muià
iniziavano il lungo cammino in comune che li ha portati lontani dalla
loro terra. 21 dicembre 2015, Casalgrande,
provincia di Reggio Emilia. Gli “sposini” di Mammola vengono
premiati perché il loro matrimonio è tra i 55 più longevi del
paese. La loro foto è sulla prima pagina della Gazzetta
di Reggio.
Una bella immagine di amore e di serenità che ben si sposa, è
proprio il caso di dirlo, con il titolo: “Le coppie unite da una
vita: Ci
ascoltiamo”.
La
manifestazione si è svolta nel teatro che porta il nome di Fabrizio
De André.
“Erano tutti così teneri e belli”, ci dice la figlia Maria Rosa,
impiegata da 29 anni in uno studio legale. Su Facebook aveva
commentato: “Nel tempo attuale fatto di relazioni "mordi e
fuggi", il comune di Casalgrande ha voluto premiare tutte le
coppie che hanno festeggiato 50, 60 e 65 anni di matrimonio, tra le
quali ci sono anche i miei genitori! Una bella cerimonia e una bella
occasione soprattutto per vedere tante coppie unite ancora da tanto
amore, rispetto e tenerezza. Omaggio a 42 coppie d’oro, 8 di
diamante e 5 di platino.” Insieme da oltre mezzo secolo, «in
salute e malattia», scrive la Gazzetta
di Reggio.
E sottolinea che quella del paese sul Secchia “è una tradizione
ormai consolidata che ogni anno rende tributo a chi per decenni ha
vissuto, lavorato e reso vivi paesi, aziende, realtà di ritrovo
della zona”.
Nicodemo
e Maria Carmela vivono a Casalgrande
dal 1973. Erano stati prima in Francia. Gli anni difficili della
grande emigrazione avevano spopolato le zone più povere ed
emarginate della Calabria. Mammola
ha pagato un tributo pesante. Una dolorosissima emorragia. Alla
ricerca di un mondo migliore. Dura la vita dei nostri giovani
emigranti. Sacrifici enormi. Doppio lavoro, per poter aiutare le
famiglie e anche per cercare di mettere qualcosa da parte per
costruirsi a loro volta una famiglia. Ci racconta Maria
Rosa Muià:
“Papà ha lasciato la Calabria per trovare una occupazione a
Thionville, nella Lorena. Faceva il turno di notte in una grande
industria siderurgica, settore assai fiorente all'epoca in quella
parte della Francia. Di giorno lavorava in una sartoria per
arrotondare. Da bambinetto, infatti, a Mammola aveva imparato a
cucire perché nonna lo mandava da un mastru
custurere!”.
Maria
Rosa ci ricorda come è avvenuto il fidanzamento dei genitori. “Papà
ha chiesto a mio nonno la mano di mamma, nel settembre del 1964,
durante la festa patronale di San Nicodemo. Mamma penso che lo
conoscesse di vista... Sai come si usava una volta da noi!”. E sì,
nella maggior parte dei casi erano infatti i genitori a decidere,
dopo avere chiesto il parere a tutti i componenti della famiglia. E
non sempre le decisioni erano quelle giuste. Purtroppo. Commenta
Maria Rosa: “Fortunatamente è andata bene a mamma, perché papà
si è rivelata essere una bella e soprattutto serissima persona, con
tanta voglia di lavorare e di creare una famiglia. Pensa a quante
donne con questo sistema di approccio si sono sposate con ubriaconi o
delinquenti, ahimè!” . Verità sacrosanta, purtroppo. Donne
costrette a subire e a tacere. Terribile.
“Ottenuto
il consenso - prosegue Maria Rosa - dopo la festa di San Nicodemo
papà è tornato in Francia. Non si sono più visti per lunghissimi
mesi. Papà spediva a mamma belle cartoline con immagini di
innamorati!”. Così andava avanti il patto d’amore che si
concretizzava un anno dopo con il matrimonio. “Nel 1965 papà è
ritornato a Mammola, per le ferie estive e il 12 settembre si sono
sposati. Praticamente a scatola chiusa, si potrebbe dire!!!”. Era
l’inizio del lungo viaggio. “Dopo le nozze sono partiti per la
Francia, dove il 12 maggio 1967 sono nata io. Mamma era giovanissima,
praticamente una bambina... Aveva 17 anni e mezzo. Quando sono nata
io ne aveva 19. Papà ha 12 anni più di lei”. Ma il desiderio di
ritornare in Italia era molto forte. Nel 1973, quando la figlia aveva
6 anni, decisero di trasferirsi a Casalgrande,
in provincia di Reggio Emilia. L'industria della ceramica era
fiorente e c’erano molte opportunità occupazionali. Maria Rosa
dice di papà Nicodemo che “è stato un grande lavoratore e
sottolinea che “mamma anche se stava a casa, ha sempre fatto
lavoretti di sartoria. Anche lei a Mammola aveva imparato a cucire
dalla maistra!”.
Matrimoni
longevi. “Ci ascoltiamo”, hanno detto le coppie che “hanno
resistito”, come ha evidenziato il giovane sindaco di Casalgrande,
Alberto
Vaccari,
che si è anche commosso durante la riuscita manifestazione. Maria
Rosa Muià
conclude con questa riflessione: “Un tempo, le difficoltà di
coppia servivano a rinforzare i caratteri e a rinforzare pure le
unioni, mi sembra di capire. Oggi, invece, le difficoltà portano
soltanto a rotture di relazioni, allo sgretolarsi delle famiglie. Una
volta c'era più tolleranza”.
*già
Caporedattore TGR Rai