Quando
l’ho rappresentata la prima volta, nella stesso anno, era un atto
unico e si intitolava L’ultimo
desiderio.
Negli
anni successivi sentivo che la commedia aveva una potenzialità
maggiore e decisi quindi di scrivere L’amico
del cuore
ampliandola e separandola in due atti.
La
prima volta che la rappresentai in questa forma era il 1995. Fu
subito accolta con molto calore. Dalle prime letture mi sono reso
conto che la commedia, dentro la trama comica, ha una vena di
profonda cattiveria.
In
questa edizione mi piacerebbe portare in superficie la crudeltà dei
rapporti umani.
In
questa edizione mi piacerebbe che Michelino Seta diventasse vittima
di se stesso, di tutto ciò in cui ha finto di credere, di tutto il
suo provincialismo culturale, di tutta la sua mentalità aperta ma
solo a parole. E quindi mi piacerebbe che Roberto Cordova diventasse
un uomo che coglie nella propria malattia (Deve subire un trapianto
cardiaco con poche probabilità di sopravvivenza) un occasione di
rivalsa nei riguardi dell’amico più fortunato, quell’amico del
cuore, Michelino, che ai suoi occhi appare un uomo di successo per di
più sposato con una donna bellissima.
I
due sono amici dall’infanzia e probabilmente, Roberto, da sempre
pensa che l’amico abbia avuto una vita più facile, più fortunata.
Quale occasione migliore quindi per vendicarsi di quell’amico che
si dice uomo aperto e democratico, quell’uomo che giudica la
gelosia un sentimento barbarico; quale occasione migliore per
dimostrare che le sue sono soltanto chiacchiere.
Quindi
in definitiva mi piacerebbe che questa edizione fosse proprio un
duello, in cui l’arma scelta dai contendenti non è la spada ma
l’ipocrisia. Il tutto nella tessitura classica della commedia degli
equivoci, dove ognuno dei personaggi si veste di un ruolo per
nascondere la propria natura più profonda: un prete ambiguo che non
ha deciso se essere “uomo o ministro di Dio”; un ragazzo di
quattordici anni (malato del morbo di Matusalemme) che ne dimostra
quaranta e crede di essere la reincarnazione di un merlo; la mamma di
questo ragazzo legata ancora al ricordo del marito defunto, ma che
alla prima occasione cede alle lusinghe di un tassista invadente e
aggressivo.
E
su tutti spicca Frida, IL SOGNO. Frida, la bellissima moglie di
Michelino, Frida la bionda svedese, Frida ricordo di una Svezia del
progresso, la Svezia della libertà, la Svezia senza tabù e senza
peccato, Frida innocente e Frida che adesso...aspetta un bambino. E
ad imbrogliare ancora di più la matassa interviene chi quella
matassa la dovrebbe sbrogliare: la ginecologa, che dirà…
Infine,
come mi capita di fare da qualche anno, mi piacerebbe anche in questo
caso, aprire in qualche modo la commedia al pubblico, alla
partecipazione del pubblico. Mi farebbe piacere cioè che questa
commedia, per il pubblico in sala diventasse quasi un racconto, un
aneddoto sul quale ognuno potrebbe essere chiamato ad esprimere la
propria opinione. Mi piacerebbe cioè che ognuno degli spettatori
maschi si domandasse: ma se il mio amico del cuore, in punto di
morte, mi venisse a chiedere, come ultimo desiderio, di andare a
letto con mia moglie, cosa farei? E mi farebbe anche piacere sapere
cosa ne pensa la moglie.
Vincenzo
Salemme