di Antonio Bini - Weekend
abruzzese per un gruppo di svedesi convenuti nel paesino della Valle
Roveto oltre che dalla Svezia,
anche da Germania
e Stati Uniti
per visitare Civita d’Antino,
dove nell’estate di oltre un secolo fa visse la sua ultima
stagione il loro avo, il pittore Anders
Trulson, scomparso il 24
agosto 1911, rimanendo lì sepolto.
Uno dei discendenti del pittore,
Jan Olsson,
che parla la lingua italiana, lo scorso anno si trovava a Roma,
apprendendo casualmente della mostra “Impressionisti danesi in
Abruzzo”, esposta presso il museo Andersen. Visitò la mostra, che
faceva emergere con opere significative la scuola di Kristian
Zahrtmann a Civita d’Antino,
il paesino della Valle Roveto che da 1883 era diventata sede del
singolare cenacolo scandinavo, che comprese anche Anders
Trulson, scoprendo
successivamente la pubblicazione del libro “Anders
Trulson è qui: breve storia del pittore svedese rimasto per sempre
tra le montagne abruzzesi”,
scritto insieme a Sergio Bini,
per l’editore D’Abruzzo-Menabò, rimanendo emozionato dal piccolo
saggio e dalla descrizione del singolari caratteristiche del piccolo
cimitero napoleonico e dal desiderio della comunità locale di
ricordare il giovane artista scandinavo. Peraltro, proprio la ricerca
della tomba di Trulson portò a recuperare l’importanza storica e
architettonica dell’antico cimitero in ambito nazionale, lasciato
per il nuovo alla fine degli anni trenta.
Queste
motivazioni hanno fatto scattare il desiderio di coinvolgere i
parenti nell’idea di un viaggio in Abruzzo alla ricerca delle
tracce legate ad Anders
Trulson. Il desiderio di
realizzare il viaggio è stato nelle settimane scorse ulteriormente
rafforzato dalla lettura dell’intenso libro di Johan
Werkmaster “Lärkorna
i L’Aquila, Abruzzo,
Italiens hjärta” (Allodole
a L’Aquila, Abruzzo cuore d’Italia),
uscito in Svezia nel marzo
scorso. Trulson era nato a Tosterup,
piccolo villaggio vicino Lund, nel sud della Svezia, ora compreso nel
comune di Tomelilla. Era giunto nel paese nel mese di giugno,
insieme al maestro Kristian
Zahrtmann, di cui era stato
allievo a Copenhagen
alla fine dell’Ottocento. Era già stato in Italia nel 1905,
soggiornando a Torbole,
piccolo paese sul lago di Garda. Malato di tubercolosi, le sue
condizioni di salute peggiorarono progressivamente fino alla morte.
Aveva appena compiuto 37 anni. Fu amorevolmente assistito dagli amici
pittori e dalla famiglia
Cerroni, la cui pensione era
diventata sede della scuola italiana di Zahrtmann. Nonostante le sue
precarie condizioni di salute, Trulson lavorò intensamente fino
all’ultimo. In quell’estate del 1911, l’intero paese lo
accompagnò nel suo ultimo viaggio verso il cimitero vecchio di
Civita, dove è ricordato da una artistica lapide in bronzo, che
oltre al nome riporta l’anno di nascita e quello di morte.
Zahrtmann
scrisse successivamente, in un articolo pubblicato su una rivista
culturale svedese, che davanti al cimitero, dove l’intero paese
aveva accompagnato l’artista - uno studente del paese lesse alcune
parole in ricordo dell’artista “venuto
come straniero ma morto come amico”.
In Svezia
era diventato noto soprattutto come ritrattista. Sue opere sono
presenti nei principali musei scandinavi. I suoi ultimi quadri sono
ispirati ai paesaggi di Civita
d’Antino. Un suo quadro
riprende momenti di vita con lo sfondo di Porta Campanile, distrutta
per sempre dal terremoto del 1915. Allora il paese contava quasi
duemila abitanti, mentre oggi appare deserto, essendo possibile
muoversi nel silenzio di piazzette e strade senza incontrare nessuno,
salvo qualche anziano che saluta con antica cortesia gli stranieri.
E’ rimasto un solo negozio aperto in tutto il paese, che sembra
purtroppo destinato a spopolarsi del tutto nel giro di pochi anni.
Gli
svedesi sono stati accompagnati a Civita da Manfredo
Ferrante, da anni impegnato
nella valorizzazione del patrimonio culturale del paese e della
scuola di Zahrtmann. Hanno sostato in silenzio davanti ai portoni
chiusi di Casa Cerroni,
dove il pittore soggiornò. Olsson,
con un pizzico di amarezza, si limita a dire che era rimasta priva di
seguito una sua richiesta agli eredi per una apertura straordinaria
della vecchia pensione, in cui è ancora presente lo stemma di
Trulson. Il gruppo ha poi raggiunto il cimitero, percorrendo l’antico
sentiero italico che un tempo collegava Sora
a Civita d’Antino, lungo il quale sono stati raccolti semplici
fiori di campo da portare sotto la lapide di Trulson,
dove era già presente un lumino. Da quando è riemersa la storia
dell’artista non manca chi si ricordi di lui recandosi a visita il
cimitero.
E’
stata anche apprezzata l’iniziativa promossa dalla Proloco il 24
agosto 2011, che a distanza da un secolo dalla morte del pittore,
volle ricordare Trulson. E’ stata l’allora presidente della
Proloco, Stefania Colucci
a consegnare una copia di un articolo in inglese che ricordò
l’evento che vide la partecipazione della gran parte della comunità
civitana. Nel corso del soggiorno gli svedesi sono stati accolti in
comune dall’ex sindaco Paolo
Fantauzzi che dopo il suo
saluto ha voluto consegnare personalmente a ciascuno di loro una
copia dell’atto di morte del pittore, munita del timbro del Comune.
La base d’appoggio degli svedesi è stata l’Antica
Osteria Zahrtmann, divenuta
ormai una sorta di centro di documentazione del cenacolo scandinavo.
Proprio per quest’impegno, Jan
Olsson ha voluto donare, a
nome dei suoi, a Roberto Zaina
una ponderosa biografia sul pittore curata da Nils
Gosta Sanblad, pubblicata
nell’anno 1944, ringraziandolo a nome di tutti per l’accoglienza
e per il memorabile soggiorno, impegnandosi anche nella ricerca
dell’attuale collocazione in musei o collezioni delle sette opere
che l’artista realizzò a Civita.
E’
stato espresso il desiderio di tornare anche per visitare la
collezione della Fondazione
Pescarabruzzo che raccoglie
opere di Zahrtmann e della sua scuola, le quali raccontano la
bellezza e la vita del paese prima del terremoto del 1915 che, oltre
a provocare morte e distruzione, determinò la fine della lunga
stagione scandivana a Civita. L’impegno di pochissime persone ha
favorito in questi ultimi anni il recupero della memoria di quel
periodo artistico e la ripresa di relazioni con i paesi scandinavi
dopo un secolare oblio. In questa prospettiva è attesa prossimamente
la visita della critica d’arte Dyveke
Bast, che sta studiando i
diversi artisti norvegesi della scuola di Zahrtmann, che pure
frequentarono il paese abruzzese.