Lunedì 14 su Rai Uno
andrà in onda la seconda serie de “Il Giovane Montalbano”, a
vestire i panni del Commissario ritroviamo Michele Riondino (intervista), Sara
Felberbaum nel ruolo di Livia, Alessio Vassallo (Mimì Augello)
Fabrizio Pizzuto (Catarella) e Beniamino Marcone (Fazio). I migliori
attori e le migliori attrici italiane, nel posto giusto in cui
prendono l’ossigeno e l’illuminazione per l’avvio nella loro
carriera.
La prima serie era stata
una grande scommessa, vinta dagli ascolti con sette milioni di
spettatori. Si confrontava con il mito del classico Montalbano. Un
caso unico che è riuscito a trovare da un personaggio, un doppio
sviluppo, grazie alla penna di Camilleri che ha saputo costruire un
mondo immaginario e di individualità con il quale la serie ha
conquistato il mondo. Venduto in cinquantadue Paesi, tra cui Francia,
Stati Uniti e Giappone, “Il Giovane Montalbano” è il marchio dei
racconti italiani e della bellezza del nostro Paese in tutto il
mondo. Presentava degli interrogativi che si sviluppano nell’arco
di sei puntate nella seconda serie in cui si spiega perché
Montalbano è diventato l’uomo che tutti conosciamo. Dai
chiaroscuri della giovinezza, emerge un carattere che si costruisce e
si afferma. Dovuto non solo alla grande scrittura di Camilleri che
firma anche soggetto e sceneggiatura insieme a Francesco Bruni; testi e musiche sono di Olivia Sellerio. Mille
sfumature, toni e registri diversi, commedia e dramma, racconto epico
che man mano si susseguono, tenuti insieme dalla bravura di Davide
Riondino.
Propone
un modello di serialità d’autore grazie alla qualità della
scrittura e dell’interpretazione. E’ un prequel d’autore che
affonda le sue radici nel racconto “La prima indagine di
Montalbano” che ha scaturito l’idea di raccontare un Montalbano
più giovane e più sfaccettato. Approfondire il rapporto con il
padre, Camilleri ha raccontato che le famose triglie fritte, nascono
dalle battute di pesca con il padre; il ricordo del biondo dei
capelli della madre che perde a soli due anni ed infine raccontare
uno spaccato della storia d’Italia, dal ‘90 al ’92, fino alla
strage di Capaci che è sembrata una cesura, un impedimento per
quelle cose che potevano esserci e non ci sono state. Vi è comunque
un buco di sette anni per riallacciare il racconto a quello di
Montalbano adulto.
In questa seconda serie,
spicca il mondo emotivo dei personaggi, la sfera sentimentale, tra
Salvo e Livia vi è un rapporto più adulto, più maturo. Vi è
l’esigenza che quel rapporto cresca e sono riusciti a raccontarlo
con la forza e l’importanza usate per i film d’amore. Livia ha
difficoltà ad affrontare questo rapporto, ha paura di perdere il
proprio uomo a causa del lavoro pericoloso. La storia d’amore, la
nascita di questo rapporto, è stata la cosa più bella per
Camilleri.
Si coniuga anche la
trama gialla ad un pizzico di commedia. E’ un giallo d’elite dove
i delitti d’eccellenza non mancano. Si vede Mimì Augello ricco di
verve ma anche con un suo lato sentimentale ed amoroso, con una sua
ricchezza ed una sua drammaturgia molto forte.
Michele Riondino:
“Lavoriamo su personaggi scritti dall’autore con cui ci
confrontiamo e, ci sentiamo di rappresentare un prodotto che racconta
in maniera dettagliata l’Italia, l’Italiano e Vigata che non
esiste ma che è situata nel Sud dell’Europa ed è come una
rappresentazione teatrale dell’Italia. Il racconto è legato agli
anni ’70, a Leonardo Sciascia. Nel primo episodio Salvo legge “A
ciascuno il suo” e da lì riesce a sbrogliare il bandolo della
matassa, di un attentato subito da lui e Mimì. I personaggi sono
quelli che viviamo, tutti sanno quello che vogliamo, dove andremo. Il
segreto è quello di depistare il colpo di scena, l’avvenimento che
se fosse andato in porto, avrebbe stravolto il futuro di Montalbano.
Elisabetta Ruffolo