Raiuno, dal 14 settembre "Il giovane Montalbano" seconda serie con Michele Riondino. L'intervista di Fattitaliani

Lunedì 14 su Rai Uno andrà in onda la seconda serie de “Il Giovane Montalbano”, a vestire i panni del Commissario ritroviamo Michele Riondino (intervista), Sara Felberbaum nel ruolo di Livia, Alessio Vassallo (Mimì Augello) Fabrizio Pizzuto (Catarella) e Beniamino Marcone (Fazio). I migliori attori e le migliori attrici italiane, nel posto giusto in cui prendono l’ossigeno e l’illuminazione per l’avvio nella loro carriera. 

La prima serie era stata una grande scommessa, vinta dagli ascolti con sette milioni di spettatori. Si confrontava con il mito del classico Montalbano. Un caso unico che è riuscito a trovare da un personaggio, un doppio sviluppo, grazie alla penna di Camilleri che ha saputo costruire un mondo immaginario e di individualità con il quale la serie ha conquistato il mondo. Venduto in cinquantadue Paesi, tra cui Francia, Stati Uniti e Giappone, “Il Giovane Montalbano” è il marchio dei racconti italiani e della bellezza del nostro Paese in tutto il mondo. Presentava degli interrogativi che si sviluppano nell’arco di sei puntate nella seconda serie in cui si spiega perché Montalbano è diventato l’uomo che tutti conosciamo. Dai chiaroscuri della giovinezza, emerge un carattere che si costruisce e si afferma. Dovuto non solo alla grande scrittura di Camilleri che firma anche soggetto e sceneggiatura insieme a Francesco Bruni;  testi e musiche sono di Olivia Sellerio. Mille sfumature, toni e registri diversi, commedia e dramma, racconto epico che man mano si susseguono, tenuti insieme dalla bravura di Davide Riondino.
Propone un modello di serialità d’autore grazie alla qualità della scrittura e dell’interpretazione. E’ un prequel d’autore che affonda le sue radici nel racconto “La prima indagine di Montalbano” che ha scaturito l’idea di raccontare un Montalbano più giovane e più sfaccettato. Approfondire il rapporto con il padre, Camilleri ha raccontato che le famose triglie fritte, nascono dalle battute di pesca con il padre; il ricordo del biondo dei capelli della madre che perde a soli due anni ed infine raccontare uno spaccato della storia d’Italia, dal ‘90 al ’92, fino alla strage di Capaci che è sembrata una cesura, un impedimento per quelle cose che potevano esserci e non ci sono state. Vi è comunque un buco di sette anni per riallacciare il racconto a quello di Montalbano adulto.
In questa seconda serie, spicca il mondo emotivo dei personaggi, la sfera sentimentale, tra Salvo e Livia vi è un rapporto più adulto, più maturo. Vi è l’esigenza che quel rapporto cresca e sono riusciti a raccontarlo con la forza e l’importanza usate per i film d’amore. Livia ha difficoltà ad affrontare questo rapporto, ha paura di perdere il proprio uomo a causa del lavoro pericoloso. La storia d’amore, la nascita di questo rapporto, è stata la cosa più bella per Camilleri.
Si coniuga anche la trama gialla ad un pizzico di commedia. E’ un giallo d’elite dove i delitti d’eccellenza non mancano. Si vede Mimì Augello ricco di verve ma anche con un suo lato sentimentale ed amoroso, con una sua ricchezza ed una sua drammaturgia molto forte.
Michele Riondino: “Lavoriamo su personaggi scritti dall’autore con cui ci confrontiamo e, ci sentiamo di rappresentare un prodotto che racconta in maniera dettagliata l’Italia, l’Italiano e Vigata che non esiste ma che è situata nel Sud dell’Europa ed è come una rappresentazione teatrale dell’Italia. Il racconto è legato agli anni ’70, a Leonardo Sciascia. Nel primo episodio Salvo legge “A ciascuno il suo” e da lì riesce a sbrogliare il bandolo della matassa, di un attentato subito da lui e Mimì. I personaggi sono quelli che viviamo, tutti sanno quello che vogliamo, dove andremo. Il segreto è quello di depistare il colpo di scena, l’avvenimento che se fosse andato in porto, avrebbe stravolto il futuro di Montalbano.

Elisabetta Ruffolo    
Fattitaliani

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