Ieri sera un’altra
puntata de “Il giovane Montalbano”, la fiction di punta di Rai 1 con la firma di Andrea Camilleri. Scrittore di
successo che da poco ha compiuto novant’anni e al quale va riconosciuto il
merito di avere inaugurato una nuova strada della letteratura siciliana.
Detto ciò, ieri
sera, da siciliano, mi sono, come direbbe il caro Montalbano “scassato la
minchia!”
Adesso non so se
Camilleri è criticabile, considerando il notevole successo, ma la caricatura
dei siciliani e del siciliano che questa fiction presenta è davvero
insopportabile.
La sceneggiatura
utilizza parole come “minchia” in un continuato intercalare che è una forzatura
fastidiosa e ripetitiva. I personaggi danno l’idea di caricature. A cominciare
da un Tatarella surreale, oltre che improbabile. Sembra uscito da una di quelle
commediole dialettali dove per catturare il pubblico si usano parolacce e
macchiette (che fanno ridere!?).
E che dire del vicecommissario Mimì,
personaggio focoso, che invece di concentrarsi sul suo dovere, va dietro a
tutte le donne, rasentando il ridicolo?
Su Michele Riondino, il giovane
Montalbano, mi limito a dire che “non è cosa”. Il suo tentativo di imitare la
lingua siciliana è davvero scarso e
purtroppo ne risente una recitazione che arriva tirata e poco credibile. Per
non parlare poi del corollario di personaggi che si alternano ad ogni episodio.
Donne in nero con veletta che hanno una parlata alla Monica Vitti di “La
ragazza con la pistola” (un film degli anni ’60 che mi piace e mi diverte ancora
molto); e uomini in canotta con la barba non curata o in alternativi notabili
in combutta con la mafia!
Sì, vabbè, però
almeno le storie sono avvincenti! “Na beata minchia!”. I “casi” che Montalbano
risolve sono spesso ripetitivi e scontati. Vestire di giallo questo prodotto
televisivo è davvero un’impresa mal riuscita.
Voglio chiudere con
un saluto particolare a Livia. A questa
povera donna innamorata di Salvo. Costretta a vivere una storia frustrante e
irreale. Con sporadiche comparse buone a far sfogare gli istinti sessuali del
nostro commissario. Una figura inutile e senza passione. Vittima di una sceneggiatura
che la relega a un ruolo di donna sconfitta da se stessa e dal suo “grande
amore”, incapace di suscitare la benché
minima emozione. Ti prego Livia, svegliati, ribellati almeno tu a questo copione, fai una cosa
sconvolgente: fatti una bella scopata con Mimì!